• Dagospia

    1. DIO PERDONA, BRUNETTA NO! ‘’L’ANTICIPAZIONE FORNITA DA DAGOSPIA DEGLI STIPENDI DI MANAGER E GIORNALISTI CHE SUPERANO LA SOGLIA DEI 200 MILA EURO ANNUI, HA LA FORZA DELLA SCOPERTA DI UN PIANETA SCONOSCIUTO, IL PIANETA DELLA CASTA DEL BENGODI” 2. “ORA LA GENTE SA CHI FORAGGIA ATTRAVERSO IL CANONE APPLICATO ALLA BOLLETTA DELLA ELETTRICITA', MAGARI CON RADDOPPI DI PRELIEVO CAUSA MOLTEPLICITÀ DI CONTATORI”


     
    Guarda la fotogallery

    Caro Dago,

     

    LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA

    sei stato grande, bello scoop. Ma ammettilo: gran parte del merito è del qui presente Renato Brunetta, che ha pagato questa sua pluriennale determinazione venendo sistematicamente trattato come un insopportabile rompipalle, da chi si sente toccato nei privilegi suoi e dei suoi amici. Va bene, pago volentieri il prezzo.

     

    brunetta televisore 254081 brunetta televisore 254081

    Intanto constato che la mia previsione si è rivelata giusta: far cadere il velo sui conti e sui guadagni, rivela un’impudicizia insopportabile. Così l’anticipazione da te fornita degli stipendi di manager e giornalisti che superano la soglia dei 200 mila euro annui, ha la forza della scoperta di un pianeta sconosciuto, il pianeta della casta del Bengodi.

     

    Beati loro, diremmo: se non fosse che i suoi capi vivono di una rapina impunita, che si ripete ogni anno, banditescamente, avendo ottenuto una specie di licenza di furto dai governi che si sono man mano succeduti.

     

    CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI

    Oppure, uscendo dall’astronomia, e scivolando nella botanica tropicale, ma pur sempre restando nell’ambito della cronaca nera, siamo al cospetto di una pianta carnivora che succhia sangue ai poveri cristi i quali nutrono, loro malgrado, un essere parassitario che tutto vuole e in cambio tiene per sé la sfacciataggine di fregarsene delle regole della gravità.

     

    Dovrebbe cadere a terra, in default, per le leggi inesorabili della vita economica. Invece resiste, orbita sopra di noi, come uno Stato autoreferenziale, il cui bilancio è ripianato grazie a un privilegio che non ha ragione di essere.

     

    titti col marito renato brunetta e monica maggioni titti col marito renato brunetta e monica maggioni

    La scusa sarebbe il servizio pubblico fornito per contratto ai cittadini italiani, nessuno escluso. Ma quale servizio è? E’ un servizio reso al potere adesso renziano, ieri montiano, e sempre napolitano. L’azionista di riferimento dovrebbe essere il Parlamento, ma la Commissione di Vigilanza non riesce a far garantire neanche un simulacro di par condicio, persino l’AgCom, Authority per le garanzie nelle comunicazioni, è sempre più asservita al potere unico. Che trema.

     

    Non c’è bisogno di troppi ragionamenti, basta l’evidenza delle cose.

     

    renzi nomine rai 3 renzi nomine rai 3

    È proprio vero infatti che la sola arma di chi non ha potere è conoscere. La verità in mano ai senza potere è un potere formidabile. Lo sosteneva Hegel, nella ‘’Fenomenologia dello Spirito’’, regalando a Marx la dialettica servo-padrone. La consapevolezza è rivoluzionaria. Così la gente adesso sa chi foraggia attraverso il canone applicato alla bolletta della corrente elettrica, magari con pasticci e raddoppi o triplicazioni di prelievo causa molteplicità di contatori.

     

    titti renato brunetta titti renato brunetta

    Ho voluto a tutti i costi questa trasparenza, ho affermato questo diritto di sapere dove finiscono i soldi dei cittadini sin da quando ero ministro. Le leggi sono state aggirate finché è stato possibile. Ho lottato quotidianamente in Parlamento e in tivù appena ci fosse l’occasione chiedendo: ehi, quanto guadagna lei, che fa la morale a tutti e specie ai politici? Magari dieci volte, o trenta volte un deputato...

     

    Ora si saprà. Non abbastanza, temo. Infatti, ancora coperti dalla opacità della loro furbizia, resteranno riservati i compensi dei conduttori e delle star, da Fabio Fazio a Bruno Vespa, dalla Litizzetto ai collaboratori giornalistici di vario genere (come Gramellini o Francesco Merlo), non essendo dipendenti...

     

    SELFIE DI FABIO FAZIO E MASSIMO GRAMELLINI SELFIE DI FABIO FAZIO E MASSIMO GRAMELLINI

    Sapere per cambiare. Mi aspetto una ribellione dell’opinione pubblica. Non so se in aziende private Campo Dell’Orto e Marano – per fare due esempi, uno di sinistra renziana l’altro di origine leghista – guadagnerebbero le cifre trascritte. Di sicuro siamo davanti a una duplice assurdità finora accettata senza obiezioni. La prima attiene al fatto che un’azienda a capitale pubblico non può pagare stipendi superiori ai 240mila euro annui. E allora com’è possibile? L’escamotage è stato di attribuire, connivente Renzi, alla Rai uno statuto particolare, di società cioè che tratta anche azioni e obbligazioni, dunque passa per una ditta finanziaria, consentendo così deroghe. Un’astuzia da straccioni e azzeccagarbugli visto che il cuore di questa azienda, come si vantano gli stessi suoi capi, è di essere “un’industria culturale e di informazione”. La seconda riguarda lo stato dei conti: un’azienda in default non può permettersi il lusso di distribuire simili enormità di banconote.

    ANTONIO MARANO LORENA BIANCHETTI ANTONIO MARANO LORENA BIANCHETTI

     

    In tanto comunque un piccolo passo è stato fatto, e lo riconosco a Campo Dell’Orto e a Monica Maggioni che, almeno in questo, onorano il mega-stipendio.

    RENZI TG RAI RENZI TG RAI

     

    Per parte mia, alla visione su Dagospia di una simile offesa al senso di decoro dei cittadini che fanno così fatica a tirare alla fine del mese, mi impegnerò perché sia finalmente attuato un referendum radicale dimenticato. Era il 1995. E gli italiani votarono a maggioranza – trascrivo - per l’”Abrogazione della norma che attribuisce alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo la qualifica di ‘società di interesse nazionale’ (articolo 2461 del codice civile italiano) e della norma che dispone la proprietà pubblica della Rai, al fine di avviarne la privatizzazione”. Votò il 57,40 % degli aventi diritto, e il “sì” – nonostante la propaganda contraria delle sinistre unite – ebbe il 54,90 %.

    campo dall'orto renzi nomine rai campo dall'orto renzi nomine rai renzi sui partiti in rai e nelle aziende pubbliche renzi sui partiti in rai e nelle aziende pubbliche campo dall'orto renzi rai campo dall'orto renzi rai

     

    Privatizziamo. Basta storie. Viva il mercato. Abbattiamo a sassate (metaforiche) il pianeta della casta del Bengodi, parassita dei nostri soldi e delle nostre vite e della nostra libertà di informazione.

     

     

    Renato Brunetta

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport