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Flavio Vanetti per il Corriere della Sera
La Coppa del Mondo torna in Europa, anche se il meteo rischia di condizionare sia il gigante maschile di stamane a Val d' Isère sia le gare femminili di St. Moritz (ieri combinata «monca» e limitata allo slalom: il superG di oggi vale anche per chiudere quella classifica).
Ma i pensieri dello sci sono rivolti prima di tutto all' incredibile sequenza nera che in meno di un mese ha dispensato due morti e infiniti cattivi pensieri. Il 13 novembre, in allenamento a Nakiska, centro canadese che i team usano per preparare le gare americane della Coppa del Mondo, è morto il francese David Poisson, un discreto «mediano» dell' alta velocità che ha avuto nel bronzo iridato in discesa a Schladming 2013 il picco della carriera.
Mercoledì scorso, invece, il 17 enne tedesco Max Burkhart si è spento a Calgary in seguito alle ferite riportate in un volo avvenuto il giorno prima in una prova del circuito Nor-Am a Lake Louise, una delle località di culto della libera, il luogo in cui Lindsey Vonn vorrebbe sfidare i maschi. E a proposito della Vonn vale la pena di ricordare che la settimana precedente, in Coppa, era a sua volta finita nelle reti con una carambola che ha fatto tremare tutti. Per fortuna, Wonder Woman è uscita illesa.
Ma anche se a lei è andata bene, quanto le è successo sommato alla disgrazia precedente di Poisson e a quella successiva dello studente bavarese, porta alla domanda: la discesa è diventata una disciplina troppo pericolosa?
poisson
A St.
Moritz, con la Nazionale delle donne, c' è Michael Mair, il «Much» dei 16 podi in libera (incluse 3 vittorie) tra il 1982 e il 1992. Davanti al quesito, risponde d' istinto: «No, non è troppo pericolosa. Siamo di fronte a una combinazione sfortunata che rompe una statistica: non ricordo da quanto tempo non ci fosse un morto, posto che gli incidenti seri - ricordo quelli di Macartney, Albrecht e Grugger a Kitz, quello di Lanzinger a Kvitfjell o quello di Beltrametti a Val d' Isère - non sono mancati».
Poisson, superate le reti, s' è schiantato contro un albero. Il tedesco ha avuto un impatto altrettanto devastante. Viene da pensare. «Sì, ma nel senso che è incredibile che sia finita male quando sul fronte dei materiali, delle reti, dei materassi sono stati compiuti progressi enormi».
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Il rimanere disorientati, però, non autorizza a non ragionare su che cosa si possa fare di nuovo e di più: «Può essere che alla voce sci si debba fare un passo indietro, rispettando lo spettacolo». Ci si dimentica, infatti, che la discesa è un po' come la F1: chi parte, sa quello che vuole e quello che fa. «E soprattutto è consapevole del rischio, anche se rischiare non deve essere mai sinonimo di mettere a repentaglio la vita».
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