DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
paul sorvino quei bravi ragazzi
E stasera in chiaro che mi vedo? Beh. Io mi rivedrei “Quei bravi ragazzi” ("Goodfellas") di Martin Scorsese con Robert De Niro, Ray Liotta, Joe Pesci, Lorraine Bracco, Paul Sorvino, Iris alle 21, 15. Anche se lo conosco bene. “Fino dall’età della ragione ho sempre saputo che avrei voluto fare il gangster”. Sono ancora incazzato che non vinse il Leone d’Oro a Venezia perché una celebre regista russa si oppose. Troppa violenza. Forse è vero. Ma avrei anche detto troppo cinema allora. Perché è uno dei migliori film di Scorsese, dove non c’è nulla che non mi piaccia. A cominciare dai titoli di Sal Bass, dalla colonna sonora meravigliosa, dai movimenti di camera che Michael Ballhaus fa citando quelli dello zio Max Ophuls (lo ha detto Scorsese, non l’ho detto io).
Stasera il "Goodfellas" di Scorsese se la batte con “C’era una volta il West” di Sergio Leone con Claudia Cardinale, Charles Bronson, Henry Fonda, Jason Robards, Gabriele Ferzetti, Rai Movie alle 21, 10. Visto che siamo sotto elezioni presidenziali americane vi consiglio anche “Air Force One” di Wolfgang Petersen con Harrison Ford, Gary Oldman, Glenn Close, Wendy Crewson, Liesel Matthews, Paul Guilfoyle, Canale 27 alle 21, 10, un filmone acchiappone, ma divertente come pochi. Cine 34 alle 21, 05 propone il secondo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, “Così è la vita”, dove Aldo fa l’evaso, Giovanni fa il poliziotto che lo stava scortando e Giacomo l’inventore di giocattoli. Si ritroveranno come nel loro primo film in macchina in tre in fuga. Fu un grande successo. Oggi me lo ricordo a stento.
Su Canale 20 alle 21, 05 avete il disastroso fantascientifico “Jupiter – Il destino dell’universo” di Andy Wachowski (era ancora maschio) e Lana Wachowski (era appena diventata donna) con Channing Tatum, Mila Kunis, Sean Bean, Eddie Redmayne, Douglas Booth, Tuppence Middleton. Il film era, lo scrissi anche allora, ‘na caciara. E un disastro epocale per un giocattolone fantascientifico semimarxista da 175 milioni di dollari. Semi perché con un budget così alto e con così tante battute sulle palle di Stalin è difficile definirlo marxista. Ma anche talmente kitsch e sballato da poter diventare uno dei film più divertenti di sempre. Basterebbe la complessa scena della lunga fila burocratica che devono fare i nostri eroi dalle varie amministrazioni spaziali, manco fossero negli uffici del Comune di Roma, per ottenere i documenti necessari per riconquistare la proprietà della Terra che culmina con l’apparizione di Terry Gilliam.
ray liotta robert de niro paul sorvino joe pesci quei bravi ragazzi
Gloria quindi, nel disastro più totale, ai fratelli Andy e Lana Wachowski e al loro Jupiter Ascending, folle space opera sui destini della razza terrestre e su chi la potrebbe salvare dalla distruzione. “Io non sono tua madre!”, urla la Jupiter Jones di Mila Kunis, immigrata russa di Chicago che si è scoperta regina della terra e reincarnazione di una specie di madre primordiale dei capitalisti dell’universo, cioè i fratelli Abrasax, fabbricanti di un elisir di lunga vita che rigenera le cellule vagamente vampiresco. “No”, le urla il cattivissimo Balem Abrasax, cioè Eddie Redmayne, qui abbastanza disastroso, “mia madre non ha mai pulito un cesso nella sua vita!”. Sì, perché Jupiter, malgrado gli occhioni scuri sempre spalancati, il gran bel corpo e un futuro da Sua Maestà, fa la cameriera nelle case dei ricchi americani di Chicago e la vediamo tutti parecchio china sui cessi.
Giusto che la classe alta, i capitalisti che sfruttano gli abitanti della Terra allevati come animali da ingrasso, non abbiano nessuna voglia di trattare da pari con lei, cresciuta come manovalanza, malgrado le api, che non dicono mai bugie, l’abbiano da subito riconosciuta e protetta come la regina del pianeta. E ha problemi di classe perfino il bel fustone Caine Wise di Channig Tatum, con pizzetto, orecchie pizzute vulcaniane e scarponcini per volare nell’Universo, di professione guerriero licotone, cioè mezzo uomo e mezzo lupo, che dopo averla salvato dagli attacchi delle squadracce dei signori di Abrasax, pur innamorato di lei, quando scopre che è una nobile, la guarda con referenza, la chiama Sua Maestà e china lo sguardo. Ahi! I Wachoskis sguazzano in questa storia della Cenerentola di Chicago che si scopre Regina, ma che sogna di tornare a pulire i cessi e ama la sua orrenda famigliola russa che la sfrutta fino a cercare di farle vendere le ovaie.
Rai5 alle 21, 15 presenta un film minimalista, sei alpèini e un mulo, sulla ritirata di Russia del nostro esercito nell’ultima guerra, “La seconda via” diretto da Alessandro Garilli con Nicola Adobati, Simone Coppo, Giusto Cucchiarini, Ugo Piva, Matteo Ramundo. Su Rai4 alle 21, 20 trovate “L’uomo nel buio – Man in the Dark”, sequel di “Don’t Breathe”, diretto stavolta da Rodo Sayagues, prodotto da Fede Alvarez con Stephen Lang che riprende il ruolo del cieco che se gli entri in casa con brutte intenzione ti corca, Madelyn Grace, Brendan Sexton III, Stephanie Arcila, Rocci Williams. Leggo che non è buono come il primo film. Capita. Era un po’ un film assurdo e non riuscito l’ambizioso, Rai 4 alle 21, 20, “The Circle”, fantascientifico tecnologico diretto da James Ponsoldt, tratto dal romanzo omonimo di Dave Eggers, che lo ha scritto assieme al regista, e interpretato alla grande da Emma Watson come eroina alla Hunger Games e da un Tom Hanks che fa una specie di guru alla Steve Jobs.
Trasparenza, voto on-line obbligatorio sui social, la privacy che diventa una cosa del passato. Tra Casaleggio e Elon Mask. Ma pieno di massime un po’ da cioccolatini, come “Conoscere è bene, conoscere tutto è meglio”. Il film vorrebbe essere una sorta di parabola horror sui pericoli dei social e sulla loro intrusione sempre più violenta nelle nostre vite. Alla fine, però, diventa un po’ quello che forse non vorrebbe essere, cioè uno di quei film un po’ futuribili sulle sette e sull’abuso di potere di chi ha il controllo totale sulle nostre azioni e i nostri desideri. Ma Emma Watson è così adorabile e la regia di James Ponsoldt, già regista di un piccolo film letterario niente male, The End of the Tour su David Foster Wallace, così fluida che alla fine lo seguiamo con piacere anche se non mancano meccanismi banali e qualcosa non funziona nella struttura del racconto. Diciamo che Mae Holland, cioè Emma Watson, è una ragazza americana di provincia che lavora da precaria in un call center e trova un posto regolare e ben pagato nella più grande società di servizi informatici del mondo, The Circle, dominata dal guru Eamon Bailey, Tom Hanks, e dai suoi più fidati collaboratori.
Mae, innamorata totalmente del progetto di The Circle, non riesce a rendersi conto fino in fondo dei pericoli del controllo totale dei social. Non l’aiuta nemmeno l’incontro con Tyler, John Boyega, genio informatico che ha ideato TrueTube, il supersocial che unisce tutti gli altri social, ora diventato critico sulla deriva di The Circle, né l’avversione ai social che dimostra il suo amico del cuore Mercer, Ellar Coltrane, che cerca di riportarla sulla terra. Sarà pronta, anzi, a immolarsi come cavia di un esperimento di trasparenza totale che la renderà una star del social, ma che provocherà problemi sia con i suoi genitori, Glenne Headley e Bill Paxton alla sua ultima apparizione, sia con Mercer.
Passiamo alla seconda serata con “Faster”, action diretto da George Tillman jr. con Dwayne Johnson, Billy Bob Thornton, Moon Bloodgood, Oliver Jackson-Cohen, Maggie Grace, Rai4 alle 22, 55. Magari vi divertite di più con “40 anni vergine”, commedia di successo di Judd Apatow con Steve Carell, Catherine Keener, Paul Rudd, Romany Malco, Seth Rogen, Elizabeth Banks, Canale 27 alle 23, 10. Io so già che mi divertirei di più col mitico “Arrangiatevi”, Cine 34 alle 23, 20, il film post-legge Merlin e post-case chiuse diretto da Mauro Bolognini con Totò, Peppino De Filippo, Franca Valeri, Laura Adani, Cristina Gaioni, Cathia Caro. Peppino fa il callista di cardinali a Roma e porta tutta la famiglia, nonno compreso, uno strepitoso Totò. Ma l’unica casa che riesce a trovare è un ex bordello del centro, che dividerà con un gruppo di profughi istriani. Pensa che la famiglia non si farà delle domande sulla casa. Ma proprio il nonno si ricorda qualcosa (“eppure…”).
Strepitoso il finale con l’invito ai maschi italiani a “arrangiarsi”. Canale 20 alle 23, 40 passa invece “The Bourne Legacy”, diretto da Tony Gilroy con Jeremy Renner al posto di Matt Damon, Edward Norton, Rachel Weisz, Joan Allen, Oscar Isaac, Albert Finney. Ma che fine ha fatto Jason Bourne? Perché in questo “The Bourne Legacy”, un po’ se ne parla, si vede in fotografia il faccione di Matt Damon, ma nessuno ci svela se è vivo o morto. Pazienza, il pubblico capirà e se ne farà una ragione. E’ quello che si devono essere detti i produttori, soprattutto Tony Gilroy, che aveva ideato, scritto e prodotto gli altri tre film della fortunata saga, diretti invece da Paul Greengrass. Certo, con oltre 900 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, solo il terzo capitolo ne aveva incassati 422, la saga di Jason Bourne, l’agente segreto smemorato in lotta con tutti i servizi del proprio paese per conoscere la sua vera identità, era particolarmente appetibile.
Alla faccia di Matt Damon e del suo regista preferito, l’inglese molto politicizzato Paul Greengrass, che ci aveva abituati a una messa in scena adrenalinica di gran classe e a un po’ di sale nelle storie. Greengrass e Damon avevano cercato di dar vita a un quarto episodio, che avrebbe dovuto chiamarsi “The Bourne Redundancy”. Ma il copione non aveva convinto Tony Gilroy e si era arrivati alla separazione. Da soli, Damon e Greengrass gireranno nel 2010 “The Green Zone”, una specie di avventura simil-Bourne alle prese con la guerra in Iraq, le armi di distruzioni di massa e le bugie americane. Molto politico, molto ben fatto, ma di gran costo (100 milioni di dollari) e di non eccelso incasso. Gilroy, che da sceneggiatore di successo era intanto passato alla regia con i noiosetti e scolastici “Michael Clayton” e “Duplicity”, ha pensato che poteva far tutto da solo. Così ha scritto il copione di questo spin-off della serie assieme al fratello Dan, lo ha montato col fratello John, ha richiamato qualche attore dei film precedenti, come Joan Allen, Albert Finney e David Starthain, ha fatto sparire il personaggio di Julia Stiles e Matt Damon ce lo fa vedere solo in cartolina senza spiegarci se è vivo o morto (non si sa mai tornasse…).
L’idea, come spiega il sottotitolo del film, è che di Jason Bourne “non ce n’è mai stato uno solo”. Hai capito? Iris a mezzanotte presenta lo strepitoso “L’esercito delle dodici scimmie” di Terry Gilliam con Bruce Willis, Brad Pitt, Madeleine Stowe, Christopher Plummer, David Mors. E Rai Movie alle 0, 05 passa invece “California” di Michele Lupo con Giuliano Gemma, Miguel Bosé, Paola Bosé, William Berger, Raimund Harmstorf. “Il film poteva venire anche meglio...”, ha detto a “Amarcord” Gemma, “Diciamo che, verso la seconda parte del film, vennero a mancare i soldi e così fu tirata un po’ via. Però nell’insieme il pubblico non se ne accorse”. Di gran culto i fratellini Bosé alle prime armi, soprattutto Miguel giovanissimo. Gemma è l’eroico soldato sudista California che sta ritornando a casa dopo la fine della guerra civile assieme al giovane Miguel.
Un gruppo di ex-soldati nordisti non trova di meglio che uccidere il ragazzo per il furto di un cavallo. Logico, ci sarà una vendetta, ma ci sarà anche il padre dell’ucciso, William Berger, che accoglierà Gemma come un figlio, e una sorella, Paola Bosé, che si innamorerà di lui. Brillano, nel 1977, i grandi caratteristi dello spaghetti classico da Robert Hundar a Nazareno Zamperla. E Michele Lupo conosce alla perfezione il suo protagonista. Alfio Caltabiano, richiamato al cinema da Manolo Bolognini, come in Keoma, venne portato in Spagna perché avrebbe dovuto avere un ruolo di una certa importanza, ma Michele Lupo lo ridusse moltissimo, al punto che questo sarà il suo ultimo film da attore. Su Cine 34 all’1, 40 avete un bel film diretto da Marco Risi, scritto con Andrea Purgatori girato negli anni di Tangentopoli, “Nel continente nero” con Diego Abatantuono, Corso Salani, una giovanissima e bellissima Anna Falchi, Ivo Garrani. Il giovane Corso Salani va in Kenya per la morte del padre e conosce il suo socio in affari, Abatantuono.
L’Italia della corruzione e delle mazzette. Era un film di grande culto “Local Hero”, favola ecologica con il paesino scozzese che si oppone allo sfruttamento capitalistico diretto da Bill Forsyth con un vecchio ma ancora gagliardo Burt Lancaster, Peter Riegert, Fulton MacKay, Peter Capaldi, Denis Lawson, Rai Movie all’1, 55. Nella notte più fonda passa di tutti, da un Blake Edwards rarissimo, “Le tentazioni del signor Smith” con Curd Jürgens, Debbie Reynolds, Troy Donahue, John Saxon, Alexis Smith, Iris alle 2, 40, la bruttissima commedia sexy “7 magnifici cornuti” di Luigi Russo con Femi Benussi, Oreste Lionello, Tiberio Murgia, Carlo Delle Piane, Cine 34 alle 3, 40, dallo strepitoso film RKO di boxe “Stasera ho vinto anch’io” di Robert Wise con Robert Ryan, Audrey Totter, George Tobias, Wallace Ford, Rai Movie alle 3, 45 alla commedia apocalittica “La fine del mondo” di Edgar Wright con Simon Pegg, Nick Frost, Paddy Considine, Martin Freeman, Eddie Marsan, Rosamund Pike, Iris alle 4, 15. Chiudo con l’eroticolesbo “le altre” di Renzo Maietto con Monica Strebel, Erna Schurer, Gino Cassani, Gabriella D'Olive, Max Dorian, Cine 34 alle 5, 05. Devo averlo visto…
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