Da gazzetta.it
djokovic adria tour
Tradito da uno di famiglia. Deve essersi sentito così, Andrea Gaudenzi, il presidente dell'Atp, quando è deflagrato il bubbone dell'Adria Cup, culminato nella clamorosa positività di Novak Djokovic, che dell'esibizione nei Balcani è stato il simbolo e l'animatore.
Nole non soltanto ha preparato il terreno alla nomina dell'ex azzurro, oggi apprezzato manager, con la sua battaglia per un'Atp più vicina ai tennisti, ma siede anche al fianco di Gaudenzi nel Consiglio come rappresentante dei giocatori.
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E in aggiunta è il numero uno del mondo, quindi una sorta di istituzione. Per l'Associazione il danno d'immagine è enorme, proprio nel momento in cui si stanno definendo con enormi sforzi i dettagli per una difficile ripartenza. La critica del presidente non è aggressiva, ma arriva dritta al punto: «È un po' come quando dici ai tuoi figli che cercano di imparare ad andare in bicicletta che devono indossare il casco. E loro dicono "no, no e no".
Poi vanno in bici, cadono e mettono il casco. Ora sappiamo tutti che il virus può essere contratto molto facilmente, quindi staremo ancora più attenti e forse avremo un po' più di tolleranza verso la bolla (cioè la decisione di far giocare il Masters 1000 di Cincinnati a New York come prova degli Us Open, così da tenere i giocatori per tre settimane nello stesso luogo con maggiori possibilità di controllo sanitario, ndr ). Ovviamente dispiace per i giocatori, vogliamo che si riprendano il prima possibile. Dobbiamo stare tutti attenti ed essere consapevoli che, anche con misure estreme, potrebbero esserci delle positività. Corriamo tutti il rischio».
andrea gaudenzi
A sferzare Djokovic provvede anche Andy Murray, tornato in campo proprio ieri, che del serbo è sempre stato considerato il gemello agonistico per i comuni natali nel mese di maggio del 1987 ad appena 7 giorni di distanza: «Ho sempre avuto un bel rapporto con Nole, ma quanto accaduto in questi giorni non ha dato una bella immagine del tennis.
È importante che gli atleti di rilevanza mondiale mostrino di prendere molto sul serio quanto sta accadendo, rispettando le misure di distanziamento sociale. Io e il mio fisioterapista durante le sedute utilizziamo le mascherine per ridurre il rischio.
andrea gaudenzi andrea gaudenzi
Spero che si possa trarre insegnamento da quanto accaduto all'Adria Tour anche perché il circuito farebbe fatica a ripartire se ogni settimana dovessimo avere problemi con i tennisti che si sentono di fare ciò che vogliono, senza particolari attenzioni». Ovviamente, non poteva mancare un tweet corrosivo di Kyrgios, che già aveva definito un'idiozia organizzare l'esibizione: «Oh, boy», ha postato non appena ha saputo della positività di Djokovic. Aggiungendo ancor più caustico: «Non chiamatemi più irresponsabile e non giudicate stupidi alcuni miei comportamenti, perché questa le ha superate tutte». Come dargli torto.
NOVAK DJOKOVIC POSITIVO AL CORONAVIRUS
Marco Calabresi e Gaia Piccardi per corriere.it
djokovic
Anche Novak Djokovic. Come Dimitrov, come Coric, come Troicki. Il numero uno del mondo positivo al coronavirus, dopo il test svolto a Belgrado appena rientrato da Zara, dove si era giocata (ma non conclusa) la seconda tappa dell’Adria Tour, il torneo da lui stesso organizzato e che — infischiandosene del distanziamento sociale e delle misure di prevenzione — rischia di complicare maledettamente il ritorno alla normalità del tennis, oltre a macchiare l’immagine di un campione che già durante il periodo di lockdown aveva fatto discutere con alcune uscite sul tema Covid, su tutte quella sulle perplessità nel farsi vaccinare. «Sono profondamente dispiaciuto», ha scritto il tennista in serata, ammettendo di aver sbagliato a organizzare l’esibizione. «Era troppo presto», ha aggiunto.
djokovic panichi
Con Djokovic, asintomatico, è risultata positiva al tampone anche la moglie Jelena, mentre sono negativi i figli di Nole. «Quello che abbiamo fatto in questi mesi — si legge nel comunicato diffuso dallo staff del serbo — lo abbiamo fatto con le intenzioni più pure e sincere. Il nostro torneo voleva trasmettere un messaggio di solidarietà, e aiutare i tennisti dell’Europa del Sud-Est a riprendere l’attività dopo il diffondersi del Covid.
Abbiamo organizzato il torneo con l’obiettivo di raccogliere fondi, credendo che il virus fosse diminuito e che ci fossero le condizioni per giocarlo. Ma sfortunatamente il virus è ancora tra noi, ed è una realtà a cui dobbiamo abituarci. Sono estremamente dispiaciuto per tutti i casi, spero di non aver complicato la salute di nessuno e che tutti possiate stare bene. Rimarrò in autoisolamento per 14 giorni e ripeterò il test tra cinque».
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La bufera sull’Adria Tour si era già scatenata ben prima della positività di Grigor Dimitrov: spalti pieni, zero distanziamento, attività collaterali, selfie con i tifosi, serate in discoteca. Dopo gli attacchi social di Nick Kyrgios, sulle colonne del Times erano arrivate anche le parole di Andy Murray: «Ho sempre avuto un bel rapporto con Nole, ma quanto accaduto in questi giorni non ha dato una bella immagine del tennis. È importante che gli atleti di rilevanza mondiale mostrino di prendere molto sul serio quanto sta accadendo, rispettando le misure di distanziamento sociale. Se tutti fanno ciò che vogliono, il tennis farà fatica a ripartire».
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E duro, sempre sul New York Times, è stato Andrea Gaudenzi, chairman dell’Atp: «È come quando cerchi di spiegare ai tuoi figli che devono indossare il casco per andare in bici. E loro dicono “no, no, non serve”. Vanno in bici, cadono e si rendono conto. Ora forse si renderanno conto e saranno più attenti». Sulla stessa linea la reazione del brasiliano Bruno Soares, membro del board dei giocatori di cui è presidente proprio Djokovic: «Un’enorme irresponsabilità, uno spettacolo dell’orrore». Più comprensivo Angelo Binaghi, presidente della Federtennis: «Da Nole un’enorme fesseria ma resta in credito per donazione a Bergamo».
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Il rischio è quello di aver «riacceso», con il torneo, un focolaio tra Belgrado, in Serbia, sede della prima tappa, e Zara, in Croazia, dove si è giocato fino a sabato, quando Dimitrov si è ritirato in preda a una stanchezza sospetta, tornando a Montecarlo per fare il tampone, passando per una serie di eventi aperti al pubblico e gremiti di bambini, attirati dalla possibilità di incontrare i campioni, stadi pieni e persino una festa in discoteca.
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