Zingaretti Renzi
Carlo Bertini per “la Stampa”
E ora tra i Dem scoppia il terrore dell'effetto slavina: un disastro in qualche modo annunciato - questo il timore di Nicola Zingaretti - che avrebbe una data precisa, il 21 settembre prossimo. La fine dell'estate potrebbe segnare l'inizio di un rigido autunno per il centrosinistra. Con la caduta rovinosa del governo e la vittoria delle destre. Il 20 settembre infatti si celebra l'election day: il mix di elezioni regionali a rischio sconfitta, referendum sul taglio degli eletti che delegittimerà i mille parlamentari in carica; e crisi economica al diapason potrebbe produrre un effetto esplosivo.
MICHELE EMILIANO ILVA
Quindi Zingaretti lancia un avviso agli alleati e al premier, facendo capire di essere arrivato a un punto limite di sopportazione. «Basta tafazzismo o si perde». Divisi e governo indebolito Se la coalizione che regge il paese - dicono al Nazareno - non riuscirà a trovare uno straccio di accordo in nessuna delle sei regioni che vanno al voto (o anche solo in Liguria per il rotto della cuffia) si aprirebbe un problema politico di tutta evidenza. Con riverberi sul futuro e sul presente.
FERRUCCIO SANSA
Sul futuro perché nessuno a quel punto potrebbe credere in una prossima alleanza Pd-M5s per le elezioni, quando saranno. E sul presente, perché il governo si indebolirebbe, viste le alte probabilità di perdere 4 a 2 alle regionali. Dove si vota a turno unico, senza appello. Ovunque non c'è intesa su candidati unitari: Veneto, Marche, Toscana, Puglia, Campania. Solo in Liguria forse riusciranno ad accordarsi su Ferruccio Sansa.
Iva, Conte ha deciso da solo Ma non solo, da ieri M5S perde un altro pezzo al Senato: dove la maggioranza assoluta serve a reggere voti come il nuovo scostamento di bilancio e da ieri si è scesi a 160, uno in meno del necessario. I tasselli di un lugubre mosaico si materializzano ovunque. Ecco perché Zingaretti, pur senza fare nomi, punta l'indice su Renzi, Di Maio, perfino su Conte.
renzi zingaretti
Che deve essere più concreto e che invece come ultimo atto di stati generali non condivisi, lancia e poi si rimangia una proposta non condivisa di abbassare l'Iva. Oscurando 100 euro in busta paga dal primo luglio grazie al taglio del cuneo fiscale chiesto dal Pd. Il segretario deposita un appello con toni duri, tacciando di «ridicolo» chi non vuole stringere accordi perché significherebbe sancire «un'alleanza strategica», come Matteo Renzi: che fa candidare Ivan Scalfarotto in Puglia contro Emiliano e va da solo anche in Liguria e Veneto.
ivan scalfarotto foto di bacco (2)
E come i 5stelle che vanno da soli in Campania e altrove. «Io non voglio fidanzarmi ufficialmente con i grillini», ribatte Renzi. «E se ritirano la candidatura di Emiliano, saremo a fianco del Pd, non solo in Puglia», è la proposta capestro. «Ma Emiliano ha vinto le primarie!», obiettano i Dem. Insomma, siamo agli stracci.
I RISCHI ALL'ORIZZONTE
Il leader Pd dunque rispolvera il «tafazzismo» per fotografare chi si darebbe una bottigliata sugli attributi per non far vincere gli alleati con cui è in competizione. Una coalizione di governo incapace di allearsi fuori Roma, spianerebbe un'autostrada alla destra di Salvini, «che potrebbe chiedere lo scioglimento delle Camere», temono i Dem. Per avere elezioni prima che si chiuda l'ultima finestra della primavera 2021.