Gaia Piccardi per corriere.it
djokovic us open
La regola è chiara: si configura «ball abuse» quando il giocatore scaglia una palla non in gioco che colpisce una terza persona, causandole nocumento. Non importa che ci sia il dolo, e il gesto con cui domenica Novak Djokovic ha ferito alla gola la giudice di linea del match contro lo spagnolo Carreño Busta è chiaramente preterintenzionale.
Stizza per un game perso, non certo volontà di far male. Ma la conseguenza della regola sul «ball abuse» è implacabile: squalifica. E così il più assurdo degli incidenti di campo — ma meno infrequente di quanto si pensi: in Australia, nel gennaio 2017, capitò alla junior azzurra Maria Vittoria Viviani, che involontariamente colpì al petto un raccattapalle — è costato l’Open Usa, l’imbattibilità stagionale e la possibilità di conquistare il 18° titolo Slam della carriera al numero uno del mondo.
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Ottavo di finale Djokovic-Carreño Busta, campo centrale di Flushing Meadows. Sul break del 6-5 per lo spagnolo, procedendo verso il cambio di campo, il serbo scaglia via con rabbia la pallina, che colpisce alla gola la giudice appostata sulla linea laterale destra. La signora cade a terra di schianto, nell’enorme stadio vuoto (a New York si gioca a porte chiuse con regole anti Covid che stanno sollevando polemiche infinite) la si sente nitidamente gemere. Djokovic si rende subito conto della gravità del fatto e corre ad assisterla.
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La giudice si alza ed esce dal campo mentre l’arbitro di sedia parlotta fitto con il supervisor del torneo per lunghi minuti. Il verdetto è clamoroso e inappellabile: «disqualification Mister Djokovic». Cominciato come meglio non avrebbe potuto (trionfi all’Australian Open e a Dubai), il 2020 sta diventando l’anno nero del numero uno del mondo: lo sfacelo dell’Adria Tour, che ha acceso un focolaio di coronavirus nei Balcani, la sua stessa positività al virus, la squalifica a New York, come nemmeno John McEnroe.
«Semplicemente, scagliare la palla non è permesso — è il parere di Mats Wilander, commentatore di Eurosport —. La legge vale per tutti, anche per chi si chiama Novak Djokovic».
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