Marco Calabresi per corriere.it
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Vaccinarsi o non vaccinarsi? A Novak Djokovic il dubbio verrà. Il campione serbo lo ha confessato in una diretta Facebook con diversi altri atleti serbi, in cui il discorso sulla eventuale ripartenza delle attività è andato a finire sull’importanza di trovare un vaccino anti-coronavirus, più necessario nel tennis che in altri sport visto il continuo spostamento in giro per il mondo degli atleti.
«Sono contrario»
«Personalmente sono contrario alla vaccinazione e non vorrei essere costretto da qualcuno a prendere un vaccino per poter viaggiare - ha detto Nole -. Ma se diventa obbligatorio, cosa accadrà? Dovrò prendere una decisione. Ho il mio pensiero sulla questione e se quei pensieri cambieranno a un certo punto, non posso saperlo».
Il 2020 iniziato alla grande
djokovic e la moglie
Il 2020 di Djokovic era iniziato alla grande, con la vittoria a Melbourne in finale su Thiem (diciassettesimo Slam in carriera): per il serbo era stato l’ottavo titolo agli Australian Open, che lo aveva riportato al numero uno del mondo. Poi, lo stop che al momento durerà fino a luglio (niente Wimbledon), con l’aggiunta del torneo olimpico ovviamente cancellato: si potrebbe riprendere sul cemento americano con gli Us Open che ancora non hanno preso una decisione sullo svolgimento del torneo e, subito dopo, con il Roland Garros spostato da maggio a settembre.
La ripresa della stagione
Ipoteticamente, se la stagione dovesse riprendere a luglio, agosto o settembre, anche se la cosa è improbabile, capisco che un vaccino diventerà un requisito una volta usciti dalla quarantena - ancora Djokovic -. Ma il vaccino ancora non c’è». Sono giorni strani per Nole e per tutti i tennisti del mondo, abituati a viaggiare senza sosta: sarebbe stato il momento della stagione sulla terra rossa, con Montecarlo appena concluso e i Masters 1000 di Madrid e Roma uno dietro l’altro a inizio maggio.
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Nole, invece, trascorre il tempo anche su Instagram, tra una diretta con Murray e una con Wawrinka, ma nei giorni scorsi - in quanto presidente del consiglio dei giocatori - aveva anche annunciato le sue proposte di sostegno finanziario per i colleghi, condivise anche da Federer e Nadal. E poi le donazioni: alla Serbia e all’Ospedale di Bergamo. Il cuore grande di Djokovic, ma anche il dubbio se andare contro i propri principi pur di riprendere a viaggiare, giocare e vincere.
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