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    “GIUDAIN”-NAPOLI: LA PARTITA INFINITA – FISCHI, CORI E UN BERRETTO LANCIATO DA UN INVASORE CONTRO IL “PIPITA” CHE RISPONDE CON UN APPLAUSO IRONICO ALLA CURVA E IL DITO PUNTATO CONTRO DE LAURENTIIS: “E’ COLPA TUA” – ORA HIGUAIN CITA ‘O PRESIDENTE IN TRIBUNALE PER 600 MILA EURO RELATIVI AI DIRITTI DI IMMAGINE – E IL FRATELLO CI METTE IL CARICO SU TWITTER: “COME MI PIACE LA FACCIA DI AURELIO OGNI VOLTA CHE SEGNA MIO FRATELLO” – VIDEO


     
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    Pietro Treccagnoli per Il Mattino

     

    INVASORE NAPOLI JUVE HIGUAIN INVASORE NAPOLI JUVE HIGUAIN

    S’era capito fin dai primi minuti che ancora una volta, ieri, non si giocava Napoli-Juve ma Napoli-Higuain. Ma il gesto che ha chiuso definitivamente la storia d’amore con la città è quello che Higuain ha rivolto, più di una volta, alle tribune puntando il dito. Ripetuto dopo il primo gol, mormorando anche qualche frase diretta al presidente De Laurentiis. Questa volta parole e mimica sono stati inequivocabili. Gli esperti di lettura del labiale non hanno avuto dubbi, il Pipita avrebbe detto: «È colpa tua». E così, in queste due trasferte napoletane «l’amore infinito s’è tramutato in odio sfinito».

     

    HIGUAIN HIGUAIN

    La scena madre, il climax extracalcistico di una mezza settimana di sberleffi pedatori, s’è vista in diretta, nei primi minuti di Napoli-Juve, quando un uomo, invasore solitario, eludendo abilmente la sorveglianza, è entrato in campo e ha lanciato un berretto contro Higuain, colpendolo dritto in faccia. Niente di grave per il Pipita, che ha raccolto il copricapo e l’ha consegnato a un inserviente, ma non si capiva se era l’atto finale della campagna anti-Gonzalo o l’inizio di una baruffa che travalicava i confini delle regole del tifo. Il pubblico s’è esaltato, i più fanatici avranno goduto per l’impresa in stile mediorientale, mentre l’invasore scornato veniva portato via dagli steward della sorveglianza beffata. Si tratta di un invasore seriale detto il Falco, all’anagrafe Mario Ferri, originario di Pescara. Quando ha compiuto l’impresa al San Paolo indossava una maglietta con il simbolo di Superman davanti e la scritta “Juve merda” sulla schiena.

     

    NAPOLI JUVE 2 NAPOLI JUVE 2

    La vendetta sudamericana, la rivincita gelida, sarebbe scattata alla mezzora del primo tempo, per poi ripetersi nel secondo. Sempre lui, l’uomo che la città azzurra ha bollato come un rinnegato. Ma, ieri sera, i fischi veri a Higuain, che avevano dominato le cronache non strettamente pedatorie della passata sfida napoletana domenicale, prima del lancio della scarpa, hanno prodotto una sequenza tra l’argentino e il pubblico tutta da interpretare. Quando è finito il riscaldamento (durante il quale la parola più gentile che è arrivata a Gonzalo dalle curve è stata “sce-mo, sce-mo”) e i giocatori stavano guadagnando gli spogliatoi, il Pipita esasperato ha rivolto un applauso ironico alle Curve. Il boato è cresciuto d’intensità e l’attaccante juventino ha portato la mano all’orecchio a significare che non sentiva, che insulti e fischi gli scivolavano addosso.

     

    HIGUAIN HIGUAIN

    Poi il gesto finale, rivolto alla tribuna: ha stretto le punte delle punte per dire a qualcuno: «Parli troppo». In molti hanno pensato che il finale della mimica fosse rivolto ad Aurelio De Laurentiis, ma in quel momento il patron azzurro non era in tribuna. S’era capito, comunque, che ancora una volta non si giocava Napoli-Juve, ma Napoli-Higuain. Il gesto si è ripetuto dopo il primo gol che ha portato inizialmente in vantaggio i bianconeri (in divisa azzurra, un’altra volta, con il Napoli già vestito per andare in processione alla Madonna dell’Arco, il prossimo Lunedì in Albis), quando Higuain, ha rivolto ancora una volta la propria attenzione alle tribune e al gesto ha aggiunto qualche frase diretta di nuovo al presidente, che c’era, eccome.

     

    DE LAURENTIIS DE LAURENTIIS

    Questa volta parole e mimica sono stati inequivocabili. Gli esperti di lettura del labiale non hanno avuto dubbi, il Pipita avrebbe detto: «È colpa tua». In tanti, tra i napoletani allo stadio, e pure quelli a casa, visto l’andazzo, si saranno chiesti: ma ‘sto Pipita che quasi non tocca palla al San Paolo e quando la tocca è subissato da urla e fischi, si becca una cappellata in faccia, non se le poteva risparmiare ‘ste due trasferte all’ombra del Vesuvio, dove l’amore infinito s’è tramutato in odio sfinito? Questo dalla prospettiva napoletana, ma mettendosi nei suoi panni lo sfizio di infilzare Reina a Napoli se l’è tolto. E scusate se è poco.

     

    E poco non è. La polemica tra De Laurentiis e il Pipita nel dopo partita si è triangolarizzata. Il fratello di Gonzalo, Nicola Higuain, ha scritto un tweet (ne ha scritti due, in verità: il primo l’ha cancellato e ne ha messo un secondo) a sfottò verso il patron azzurro: «Come mi piace la faccia di Aurelio ogni volta che segna mio frate. Alla prossima pres. Hahaha!!!». Qualche minuto dopo ne ha scritto un terzo, dopo essere stato bannato da De Laurentiis: «Addirittura bloccato! Pensa quanta importanza ho nei tuoi pensieri». Il presidente non ha voluto commentare né all’argentino né al fratello (gli sarà bastato cassarlo da Twitter).

     

     

    NAPOLI JUVE.1 NAPOLI JUVE.1

    Ha tagliato corto con un secco: «Non ho nulla da dire su Higuain». Punto. Il clima generale, al netto della Gonzaleide, era stato, con alti e bassi, tutto battistiano. Ancora tu? Ancora voi? Ancora la Juve? Ma non ci stiamo vedendo troppo spesso? Due volte in quattro giorni è un ritmo da amanti, non da avversari, che covano antipatie storiche. Il clima al San Paolo tra i tifosi, non tra gli ultras che più si fa ammuina e meglio viene questo era, ieri sera. Vabbé non era il campionato, che poi domenica abbiamo costretto i bianconeri a un catenaccio da provinciale, ma il ritorno di una semifinale di Coppa Italia, tutta in salita, con tre palloni incassati all’andata da neutralizzare, valeva la corsa dopolavoristica (per chi un lavoro lo tiene, certo) in un mercoledì feriale. Lo stadio era di nuovo sold-out. Cinquantamila spettatori ancora una volta, ancora loro. In particolare erano stracolme le curve superiori, il collaudato serraserra delle grandi occasioni.

    HIGUAIN DE LAURENTIIS FOTOMONTAGGI HIGUAIN DE LAURENTIIS FOTOMONTAGGI

     

    Erano al limite della capienza già da due ore prima del fischio d’inizio di Banti ché le bordate di fischi (non si capiva a chi diretti), straripavano dal San Paolo come un fiume sonoro in piena. Tanto che s’è pensato che il bus della squadra di Allegri fosse già arrivato in anticipo. In realtà, come quattro sere fa, il torpedone piemontese s’è materializzato più tardi, annunciato dal roteare nel cielo di un elicottero che sorvegliava dall’alto. Blindatissimo è poi entrato dalla tribuna senza incocciare la tifoseria azzurra in attesa del Napoli all’ingresso principale. Prima della partita, quando aprile non incrudeliva ancora, alla faccia del poeta, a Fuorigrotta la festa c’era, a prescindere, con i riti ripetuti a stretto giro. La marenna al camioncino: e per l’occasione al Patrizia Pub a imbottire panini c’erano tre Grazie abbondanti con felpa rosa con la scritta Napoli che a Salvini gli poteva venire pure il pànteco.

     

    L’assedio dei venditori: sciarpe da uno a cinque euro a seconda del calore o della riconoscibilità desiderati; il rotolo di carta igienica con la faccia di Higuain a solo un euro, ma l’immagine di Gonzalo era comunque solo sulla busta; i manifesti funebri, stampati malissimo in verità, che esprimevano condoglianze preventive non solo alla Signora, ma pure al detestato Cavalier Pipita; le foto di Higuain che emerge da un water, sempre e quasi solo lui; bandierine, fischietti e quant’altro.

     

    A pescare curiosità nel mare di gente che allagava piazzale Tecchio, si trovava la consueta baldoria dell’attesa, con il signore vestito da Chiò-Chiò scaramantico, sceso dal presepe con il cappello e la giacca decorata di corni e cornicelli. Foto e selfie e pagamento, comunque, anche se la richiesta era ingentilita dal cartellino “A piacere”. Un gruppo di amici, un paio di famiglie, con bambini piccoli, di altezza varia, tutti con la maglietta azzurra, calati da Benevento, si sono fatti immortalare con le foto di Hamsik, Insigne e Mertens.

    IL TWEET DEL FRATELLO HIGUAIN IL TWEET DEL FRATELLO HIGUAIN

     

    Dal lato dell’ingresso delle tribune, si aggiravano, forse in attesa di qualche vip, due signore, una con un cappellino azzurro. Confessavano di essere delle habitué dello stadio, Curva B superiore: Paola Ardolino e Adele Ferraiuolo da San Sebastiano al Vesuvio. «Non ci perdiamo una partita in casa». E i mariti? «Sono a casa o al lavoro, non amano il calcio» spiega ridendo Paola. Un caso rovesciato alla Rita Pavone. Questo è il tifo che piace, che convince quando si vince ma anche quando non si vince. Nello stadio la partita si è chiusa con il coro «Barcellona, Barcellona», mentre nei distinti appariva per qualche minuto uno striscione inequivocabile «Ciao Lota».

    GONZALO HIGUAIN GONZALO HIGUAIN HIGUAIN HIGUAIN MAGLIETTA CONTRO HIGUAIN A NAPOLI MAGLIETTA CONTRO HIGUAIN A NAPOLI STRISCIONE SU LAPO E HIGUAIN A NAPOLI STRISCIONE SU LAPO E HIGUAIN A NAPOLI

     

    I CARTELLI CONTRO HIGUAIN A NAPOLI I CARTELLI CONTRO HIGUAIN A NAPOLI

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