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    MAMMA LI TURCHI! DOPO RUSSI, ARABI E CINESI, I BIG DI ANKARA VENGONO A FARE SHOPPING IN ITALIA: NEGLI ULTIMI TRE ANNI ACQUISIZIONI PER 300 MILIONI DI EURO


     
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    Vittorio Da Rold per ‘Il Sole 24 Ore'

    Nonostante la crisi che scuote in questi giorni come un terremoto la Turchia in seguito a un'inchiesta per corruzione che lambisce i centri del potere politico, le società turche non frenano la loro espansione all'estero.

    Dopo i russi e gli arabi ora tocca ai turchi fare shopping nel mercato italiano a caccia di brand di prestigio. Negli ultimi tre anni, secondo stime dell'Italian-Turkey Association (Ita), i big turchi, a cui non manca liquidità, hanno fatto acquisizioni per ben 300 milioni di euro in Italia.

    PolinasPolinas

    Nel paniere dei capitani d'impresa provenienti dal Bosforo sono finite aziende di vari settori: dal turismo all'alimentare, dalle piastrelle al biomedicale. L'ultimo acquisto è arrivato da Alvimedica, marchio mondiale che ha sede in Turchia e che produce dispositivi medici quali stent e palloncini, che ha comprato Cid (Carbostent & Implantable Device), azienda italiana specializzata in dispositivi medici nel settore della cardiologia e che fa capo a Ip Investimenti (assistita nell'operazione da Rothschild).

    Ma la storia dello shopping turco non finisce qui. All'inizio, nel 2011, è stata la volta della Kale group, leader in Turchia con il 25% del mercato e terzo produttore di ceramiche in Europa, guidata da un amministratore delegato donna, Zeynep Bodur Okyay, che ha messo in portafoglio gli asset di Sassuolo, Fiorano e Borgotaro delle ex Industrie Fincuoghi. I marchi Edilcuoghi ed Edilgres, la rete commerciale e logistica, sono passati nelle mani di Kale Italia, società fondata per gestire la produzione locale.
    Poi è arrivato il caso Lumberjack: il gruppo italiano è passato, nel maggio 2012, al gruppo Ziylan, uno dei leader delle calzature in Turchia.

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    «Queste acquisizioni testimoniano il crescente interesse delle società turche per il Made in Italy, - spiega Giuseppe Fredella, presidente dell'Italian-Turkey Association (Ita), un'associazione no-profit che si vuole trasformare in camera di commercio italo-turca - una serie di acquisizioni che hanno subìto nel corso del 2013 un vigoroso incremento». «Turismo, arredamento di interni, alimentare, fino al bio-medicale - ricorda Fredella - sono i settori di punta delle acquisizioni».

    Il calendario è un susseguirsi di take over. Il 4 febbraio 2011 la società turca Polinas Plastik (Yildiz holding) ha acquisito la società italiana di packaging Nuroll con lo stabilimento di Pignataro Maggiore in provincia di Caserta. E ancora: la società Soda Sanayii, che opera nel settore chimico, ha acquisito nel 2011 per 3,2 milioni di dollari il 50% della società Cromital. La Fatinoglu Holding ha acquisito, nel novembre 2011, il 100% di una società italiana che progetta sanitari. Senza dimenticare Form Dugme che ha comprato il Bottonificio Fossanese nel 2012.

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    L'elenco delle acquisizioni turche già archiviate è lungo: la società leader in Turchia di produzione di sanitari Ece Holding ha rilevato a gennaio 2013 il marchio italiano Isvea. La Vestel, controllata al 100% del leader dell'elettronica di consumo Vestel Elektronik a sua volta del gruppo Zorlu, ha acquisito i marchi italiani Dikom e @Dikom sempre agli inizi di quest'anno.

    Il 10 luglio 2013 la famiglia Averna ha venduto al gruppo turco Toksoz, il 100% della società dolciaria Pernigotti. Sempre quest'anno la Dyo Boya ha comprato il colorificio Casati mentre la Permak ha acquistato il 19 settembre di quest'anno un complesso immobiliare dell'isola di San Clemente, per un valore di investimento stimato intorno agli 80 milioni di euro.

    Infine il Dogus group di Ferit Sahenk, che possiede tv e giornali, banche e che sta diventando leader anche nel settore turistico, ha acquistato il 50% delle quote del Capri Palace hotel. Insomma una borsa della spesa a cui non manca nulla.

     

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