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    DOVE ANDRÀ IL PORNO NEL 2023? - LO SPIEGA BARBARA COSTA: “ANDRÀ ALLA GUERRA CONTRO I POTERI, STATALI E FEDERALI, CONTRO IL CONGRESSO AMERICANO, CONTRO LE LEGGI BANCARIE INIQUE, CONTRO OGNI TIPO DI CENSURA! E SAPETE CON QUALI ARMI? LE LOBBY E I GRANDI STUDI DI AVVOCATI. ONLYFANS HA RIVOLUZIONATO IL PORNO: DURERÀ? LO SCORSO ANNO L’OFFERTA DI CREATOR OF HA SUPERATO LA DOMANDA. LA PIATTAFORMA SI STA SOVRAFFOLLANDO E IL PORNO SUL SET NON NE RISULTA TOCCATO MA SI È FATTO MILLE VOLTE PIÙ SELETTIVO…” - LO SCENARIO


     
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    Barbara Costa per Dagospia

     

    Dove va il porno nel 2023? Alla guerra! Contro i poteri, statali e federali, contro il Congresso americano, contro le leggi bancarie inique, contro ogni tipo di censura! E sapete con quali armi? Le lobby e i grandi studi di avvocati. Ovvero con le stesse armi con cui per tutto il 2022 - ma non solo nel 2022 e però tanto nel 2022 - hanno provato ad affossarlo, per un ritorno alla censura quale, quella degli anni '50 del secolo scorso???!?

     

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    Illusi, indietro non si torna e il porno procede a testa alta, deciso, zeppo di soldi com’è, e se c’è un altro avversario che se la deve far sotto è il cinema mainstream: il porno ha questo obiettivo, e punta a ottenerlo ad ogni costo: il porno vuole essere riconosciuto cinema di genere - +18, certamente - ma di pari diritti e livello di chi recita horror, commedie, drammi, fantascienza.

     

    Il porno non vuole smettere di dar fastidio, non vuole snaturarsi, ma vuol fare concorrenza a chi gli spettatori allieta e coi soldi di questi allietati si fa ricco. Vuole "quegli" spettatori, vuole "quei" soldi. Forte di risorse ingenti e in crescita, il porno (quello che comanda, cioè quello USA) mina il mainstream iniziando dalla pubblicità: ehi, gente, da quanto non fate un giro per le strade di Hollywood? O sul Sunset Strip?

     

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    Dove prima svettavano maxi cartelloni pubblicitari di Gigi Hadid e di Pete Davidson, ora vi sono al loro posto le pornostar (vestite) che fanno réclame di sé stesse, e del porno che fanno e vendono, dei brand del porno, o di merce che col porno nulla c’entra ma che ha scelto le star del porno come testimonial. E chi negli ultimi mesi è stato a Times Square, NYC, sarà certo passato sotto e accanto ai maxi cartelloni di Kiki Klout, sex model e creator. Una mossa pubblicitaria antica però perspicace a proporre innovativi lavori che tale mossa costosa permettono. A Kiki altre seguiranno.

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    OnlyFans ha rivoluzionato il porno: durerà? Nel 2022 l’offerta di creator OF ha superato la domanda. OF si sta sovraffollando e il porno sul set non ne risulta toccato ma si è fatto mille volte più selettivo. È una realtà che dalla galassia OF è arduo scoprire chi davvero sappia cavarsela su un set. Set porno che aprono, nuovi investimenti sono all’attivo, e il Colorado s’avvia mecca del porno con California e Nevada e Florida.

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    Set come "TRTMedia", dove si gira porno gonzo (solo sesso, zero plot) ma pure porno come una volta, con sceneggiatura, elaborata, e trucco e parrucco e costumi rifiniti. E ci sono studios che ampliano formula e che, mie care, ci hanno sgamato: "Corbinfisher.com", porno studios gay, si apre al porno bisex e assume donne perché ha capito che sono le donne una ampia fetta di pubblico scaricante porno di maschi gay, e di maschi bisex che sc*pano e con donne e con uomini (e ci ha ben stanato pure Pornhub, il quale registra che il 46,7 del porno gay maschile che offre, è guardato da… donne!).

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    Nuovo porno sui set che coi più rinomati studios scommette sull’interattività (se vai su "Sexselector.com", lo trovi impostato a tuo comando: sei tu che stabilisci con un clic o un tap cosa la pornostar deve fare) e sul ritorno che sui social si può avere. Ma il porno può durare e stare (vestito) sui social? Instagram ha bannato Pornhub, seguitando a contenere pagine di pornostar "caste": e però il porno ambisce a liberarsi da IG, Twitter, TikTok, per mettersi in proprio su social più piccoli però più liberi.

     

    Nel 2022 "Playboy" per la prima volta ha messo in copertina un sesso femminile. Sul serio: su "Playboy Germania", una vagina, aperta, in primo piano, ricoperta di fiori. Immagine subito rimossa su IG. Se occulti un capezzolo con un fiore per Meta è ok, se copri una vagina con 30 mila fiori, no?

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    Se il porno fa perno su Maitland Ward, attrice di Hollywood ora pornostar e neoautrice di "Rated X", memoir che svela Hollywood nelle sue ipocrisie e pone il porno sul suo più giusto - sicché non sporco - piano (e che aspettate, editori, a tradurlo in italiano?), e se il porno fa perno su Chloe Cherry, stellina hard e star di serie tv non hard, su Charly Summer che da OF e dai set porno passa a HBO, impavido il porno più non ci sta a farsi raccontare da chi del porno non è e non sa. Avete lodato il film "Pleasure"? Bravi, e avete sbagliato, perché se del porno volete sapere è "Stars" che dovete guardare.

     

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    "Stars" che non è agiografia del porno ma porno che inchioda sé stesso al suo lato buio, dove vi sono magnaccia tuttora lesti, che illudono neodiplomate/i che col porno vogliono provarci. Sebbene l’icona disgustosa del sudaticcio agente porno infame e col sigaro sia affidata alla Storia (oggi il porno è guidato da boss e da agenti puliti la cui gran parte sono donne, e agenti che eseguono il primo talent scouting in rete - chi da sola riesce a salire nella classifica amatorial di Pornhub o consegue uno score straordinario su OF non passa inosservata - scouting a cui segue ogni volta un colloquio vis à vis), più di un mascalzone in giro rimane, ed è in rete che adesca e poi abusa e di sesso delinque.

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    Le lobby e i poteri sparsi ma attivi che muovono guerra al porno in nome di una decenza e di un’etica che è la loro stiano pronti: il porno va a Washington! I capi porno non giocano più di rimessa, anticipano gli avversari, contro i cui lobbisti assumono pro porno lobbisti che come funziona in Campidoglio tutto sanno: lobbisti atti a sventare i progetti di legge anti porno (sotto Trump, sotto Biden) e a limitare i danni di leggi in vigore che imputano alle porno piattaforme le male azioni che un performer di sua sponte su una piattaforma fa.

     

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    E sono le banche che vanno fermate, nelle loro normative anti porno per niente eque: un lavoratore porno è identico a un lavoratore non porno, e non deve esser discriminato né sottoposto a più tasse. E sono i regolamenti statali che vanno combattuti: in nome del Primo Emendamento. E non si creda che sia esclusivo problema americano: la censura, e le azioni di lobby anti porno, toccano chiunque inserito nel settore, americano e no.

     

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    E quando si metteranno in essere regole sovranazionali a difesa dei minori prede del porno sul web, che ne fa spietato smercio??? V’è bisogno di una alleanza pro porno USA e Europa come quella creatasi per la lotta alle malattie veneree. Il Covid ha portato al collegamento fattivo tra i database USA e europei (database che registrano e monitorano in continuo la salute di ogni pornostar), per cui i test tassativi ai quali ogni performer ogni 14 giorni deve sottoporsi sono ora connessi tra gli studios USA e quelli di Praga e Budapest. E i nuovi test adesso rilevano ceppi di clamidia rari.

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    Piangete miseria e per una buona causa? Guardate il porno da tempo cosa fa, e che nessuno sottolinea: il pornodivo James Deen ogni anno dona buona parte del suo non misero guadagno alla lotta contro il cancro, e i suoi siti ospitano brand che di tale lotta sono occhiello. James Deen non è il solo, è solo il più famoso.

     

    E se il porno s’è avviato verso le criptopay, chissà se le manterrà: numerose pornostar hanno dato e volto e corpo e pagamento in criptovalute a siti che ne gestiscono vendita e traffico, e specie su app. Chiaro che le ultime notizie in merito, e di tonfi economici e di cronaca giudiziaria, non promettono bene…

     

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