DAGOREPORT
DRAGHI
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
«Noi cerchiamo un nome che sia di centrodestra, ascrivibile al centrodestra e riconoscibile come centrodestra. Draghi al momento non ha i numeri sufficienti nemmeno dentro il Pd...».
MARIO DRAGHI
Nella frase che Matteo Salvini consegna praticamente a tutti quelli con cui si è confrontato nelle ultime ore, il punto su cui quasi tutti i suoi interlocutori si concentrano è «al momento». In quelle due parole, «al momento», c'è tutta la particolarità di una tela tutta da tessere, di una partita tutta da giocare, in cui Mario Draghi si trova contemporaneamente ad essere il favorito numero uno della corsa al Quirinale e anche un candidato al momento senza numeri certi.
Sulla rotta del presidente del Consiglio ci sono due iceberg da evitare: la trattativa per la formazione di un nuovo governo e, ovviamente, la riserva di Silvio Berlusconi. «Tra i nostri si sta muovendo qualcosa», si è sentito dire il Cavaliere negli ultimi due giorni. Due giorni in cui il pacchetto di mischia dei ministri forzisti - da Renato Brunetta a Mara Carfagna passando per Mariastella Gelmini - si è iscritto all'improvviso in blocco al fronte di chi spera che Draghi non traslochi al Quirinale.
MARIO DRAGHI
Le malelingue sincronizzano il cambio di posizione con la consapevolezza che il nuovo esecutivo post-Draghi sarebbe completamente rivisto non solo nella «testa», ma anche nei dicasteri. Oltre l'ostacolo Berlusconi, insomma, il pallottoliere forzista non sorriderebbe al premier; al lavorio di sponda con Palazzo Chigi che più d'uno attribuisce a Gianni Letta corrispondono i movimenti, di segno opposto, del coordinatore nazionale Antonio Tajani.
MATTEO RENZI MARIO DRAGHI
Lo schema si ripropone sotto carta carbone anche dentro il Movimento Cinque Stelle. Dove i voti in palio rispetto a quelli di Forza Italia (139 insieme al gruppo Udc) sono però quasi cento in più (e cioè 234). Lo schemino sulla scrivania di Luigi Di Maio, che lavora per lanciare la volata a Draghi, dà la misura di un risultato che potrebbe capovolgersi nel giro del fine settimana. Un fedelissimo del titolare della Farnesina, calcolatrice alla mano, dice «che la settantina di parlamentari vicini a Di Maio è pronta già ora a votare Draghi; a questi, se la situazione matura, si aggiungerebbero subito i trenta tra deputati e senatori che inseguono il miraggio del Mattarella bis».
MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI
E siamo a cento. Degli altri 135, scontata la ventina che comunque voterà contro Draghi, il resto sarebbe pronto ad abbracciare «la soluzione condivisa». Contro la quale, almeno per il momento, resisterebbe Giuseppe Conte, soprattutto dopo l'incontro con Salvini. Già, Salvini. All'interno della delegazione di governo del Pd, tutti i ministri guardano con insofferenza alle mosse del centrodestra e alla ridda di voci su nomi che, ha spiegato in privato Andrea Orlando, «hanno scarse possibilità e rischiano solo di allontanare una soluzione condivisa».
sergio mattarella mario draghi quirinale by macondo
Dentro il gruppo parlamentare democratico, la scommessa del segretario Enrico Letta sull'opzione Draghi non ha maturato ancora i dividendi necessari in termini di voti. Il grosso della corrente di Base riformista, con l'esclusione del ministro delle Difesa Lorenzo Guerini, preme perché Draghi rimanga là dov' è; e lo stesso si può dire della truppa legata a Dario Franceschini. Le trattative si muovono su più piani. La permanenza o meno di Berlusconi ai blocchi di partenza del voto, la ricerca di un candidato di centrodestra, una serie di giri di ricognizione prima che la gara vera cominci.
draghi berlusconi
«Dalla quinta votazione potremmo esserci», è la scommessa di Di Maio, che nelle trattative riservate ha manifestato l'intima convinzione che l'operazione Draghi possa andare in porto una volta rimossi tutti i veti. Tra gli ostacoli non viene neanche citato l'unico partito di opposizione. Il gruppo di Fratelli d'Italia, tra coloro che sostengono la corsa del presidente del Consiglio verso il Quirinale, viene giudicata «una certezza molto più che granitica».
DRAGHI BERLUSCONI
E Giorgia Meloni un'alleata considerata molto più che affidabile. Come lo sono i soldati del variopinto esercito dei centristi che va da Italia viva a Coraggio Italia. Una volta saltati tutti gli schemi, sarebbero pronti a votare Draghi. Anche se gli iceberg, quand'anche visibili, sono ancora sulla rotta tra Palazzo Chigi e il Quirinale.
TPI - LA DRAGHICRAZIA DRAGHI DI MAIO draghi