DAGOREPORT
DRAGHI SALVINI
Al momento, Draghi ha le maggiori probabilità di prendere il posto di Mattarella. La questione ‘’Draghi for president’’ però è impantanata nel secondo tempo. Una volta che Mariopio trasloca sul Colle, chi va a dirigere il traffico a Palazzo Chigi? Solo con un accordo sul dopo-Draghi, potrà scattare il semaforo verde per Draghi. Ed è l’unico modo per convincere Salvini. Non è finita. Dopodiché bisogna accordarsi con Berlusconi perché il Pd non può trovare un’intesa sul capo dello Stato con la destra della Lega senza il centro di Forza Italia.
matteo salvini silvio berlusconi giorgia meloni quirinale by macondo
Il cavalier Pompetta, asserragliato nel mausoleo di Arcore, più triste dell’ultimo film di Nanni Moretti, sta valutando una dichiarazione, per farsi da parte, che possa salvargli il cerone del viso. Ma prima che la Renzulli gli rimbocchi la lapide, vuole contrattare con Salvini e Meloni la persona da proporre. Al momento, la prima scelta è il leggendario Mattarella bis, a seguire Casini che è però malvisto da Giorgia e Matteo poiché Pierfurby è in Parlamento con i voti del Pd (epoca Renzi).
meme su matteo renzi arabo
Anche il senatore di Dubai ed Emirati Arabi ha perso molto smalto: i suoi di Italia Viva stanno sbandando. Un 30% non vota un candidato di centrodestra; un’altra parte non lo segue più perché con 2% dei sondaggi, sanno che non saranno più eletti. Ecco perché oggi l'ha buttata in caciara e ha lanciato la sua disponibilità su un nome inclusivo come quello di Draghi.
MARTA CARTABIA - GIORGIA MELONI
Ma su quello che potrà succedere dopo, si naviga a fari spenti. Il premier dopo-Draghi non può essere un politico di destra o di sinistra ma un politico al di sopra delle parti ma un Draghi 2 non c’è. I Colao o le Cartabia stanno alla politica come Rocco Siffredi alla filosofia di Heidegger.
Lo schianto del caso Fraccaro-Tremonti sta lì a testimoniare come i grullini si stanno vendendo uno a uno. Di qui, Enrico Letta valuta Giuseppe Conte al pari del 25 per cento del M5S.
ENRICO LETTA MATTEO SALVINI
Se domani, il centro destra troverà un accordo, domenica mattina potrebbe aprirsi un tavolo dei partiti della maggioranza governativa; a seguire nel pomeriggio Letta si presenterebbe alla riunione dei grandi elettori del Pd con un nome in tasca. Ma anche questo non scioglie il garbuglio della matassa perché molti dei grandi elettori del Pd sanno che non saranno più candidati dal sotti-Letta.
MATTEO SALVINI CON IL LIBRO DI ENRICO LETTA
Insomma. Non c’è un leader di partito, con l’eccezione della Meloni, che controlli i suoi parlamentari. Ecco perché nelle prime votazioni verrà probabilmente chiesta l’uscita dall’aula: se Letta, Conte, Salvini, Berlusconi decidessero di votare Tizio o Caio, una volta conteggiati i voti, la loro sconfitta sarebbe palese.