DAGOREPORT: AFGHANISTAN, IL G20 DEL CAOS - BIDEN PRETENDE DA DRAGHI DI SAPERE IN ANTICIPO QUALE SARÀ LA POSIZIONE DI RUSSIA E CINA, E DOVE VOGLIONO ANDARE A PARARE. CON PUTIN, MARIOPIO E' GIÀ D'ACCORDO. CON XI JINPING PARLERÀ DOMANI. E’ OVVIO CHE IL PRESIDENTE CINESE IN CAMBIO DI UNA PARTECIPAZIONE AL G20 E DI UNA EVENTUALE ‘’APPOGGIO’’ ALLA RISOLUZIONE VORRÀ UNA CONTROPARTITA, DAL 5G AI RAPPORTI COMMERCIALI - ALTRA ROGNA: DRAGHI AUSPICA UN G20 IN PRESENZA DEI LEADER, BIDEN NO, LO VUOLE VIRTUALE PERCHÉ GLI PERMETTEREBBE DI SVICOLARE EVENTUALI OSTACOLI, IMPOSSIBILI DA SCANTONARE IN UN FACCIA A FACCIA…
Alessandro Barbera e Francesca Sforza per la Stampa
VLADIMIR PUTIN
Mario Draghi è sempre più convinto che per uscire dal disastro afghano occorra mettere insieme un'alleanza larga, e Mosca è favorevole al G20 che il premier vorrebbe organizzare a settembre. L'agenda di Palazzo Chigi ha in programma domani mattina un incontro con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Fonti qualificate parlano dell'importanza per parte russa, di «sincronizzare gli orologi sull'agenda internazionale».
PUTIN - CONSIGLIO DI SICUREZZA NAZIONALE DELLA RUSSIA
I russi, seriamente preoccupati dal rischio terrorismo, hanno iniziato una serie di contatti multilaterali. Secondo quanto risulta a La Stampa, ieri Lavrov ha sentito anche il segretario americano Antony Blinken. La telefonata, sollecitata dagli americani, è servita a concordare una strategia comune per far dialogare i vari gruppi della società afghana. Lavrov domani a Roma incontrerà prima Draghi e subito dopo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il vertice, programmato a luglio su invito della Farnesina, affronterà vari temi, dalle crisi in Libia e Siria ai rapporti con Unione europea e Nato.
VLADIMIR PUTIN E XI JINPING
Nonostante i rapporti non facili degli ultimi mesi con l'Unione per via della crisi bielorussa, per Mosca l'Italia è sempre un Paese chiave, e non è casuale che la tappa romana segua di poco quella a Budapest e Vienna. Tutti Paesi «interessati al dialogo con la Russia» e con cui c'è ancora «un alto livello di fiducia reciproca». Il fatto che il bilaterale fra ministri venga anticipato dall'incontro con il premier dice già molto.
Le difficoltà fra i partner europei e la Casa Bianca sulla vicenda afghana non si sono appianate con il G7 di martedì. Draghi, Johnson, Macron e Merkel sono rimasti piuttosto sorpresi dalla notizia - arrivata poche ore prima del vertice - dell'ultimatum taleban fissato al 31 agosto. Un ultimatum nato a valle dell'incontro fra il capo della Cia William Burns e il numero due dei taleban Abdul Ghani Baradar. Sia come sia, durante la riunione Draghi - presidente di turno del G20 - ha ottenuto dal G7 il via libera a proporre una riunione straordinaria del consesso nel quale siedono Russia, Cina, Turchia e Arabia Saudita.
L'incontro fra i venti, che dovrebbe anticipare di almeno un mese quello in presenza previsto a fine ottobre a Roma, è però ancora in forse per due ragioni. La prima: non è scontato il sì dei cinesi, in pessimi rapporti con Washington e invece interessati ad averne di buoni coi taleban. La seconda: a metà settembre è già prevista l'Assemblea generale dell'Onu a New York, e i vertici del Palazzo di vetro stanno pensando di organizzare una sessione proprio sulla crisi. La disastrosa gestione americana per l'uscita dall'Afghanistan non ha messo a rischio solo la vita dei molti locali che hanno collaborato con l'Occidente, ma ha avuto tra i suoi primi esiti geopolitici quello di rafforzare l'asse tra Russia e Cina.
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Proprio ieri, nelle ore in cui era previsto un contatto fra Draghi e il cinese Xi Jinping, quest' ultimo ha avuto una lunga telefonata con Vladimir Putin. I due hanno rinnovato le dichiarazioni di amicizia definite il 28 giugno con l'accordo di «buon vicinato e cooperazione» e discusso l'importanza di rafforzare il coordinamento in Afghanistan. Condividono l'idea secondo cui la sovranità statale, l'indipendenza e la sovranità territoriale di quel Paese vada rispettata.
«La parte cinese - ha dichiarato Xi - aderisce rigorosamente alla politica di non ingerenza negli affari interni del Paese e ha sempre svolto un ruolo costruttivo nella soluzione politica del problema afghano». Con Pechino occorre «tenere una comunicazione tempestiva sulle principali questioni bilaterali e multilaterali» e «avviare stretti scambi attraverso vari mezzi», ha fatto sapere il Cremlino. Draghi potrà però fare leva sui timori russi per la minaccia terroristica rappresentata dal ritorno al potere dei taleban.
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Su questo Mosca ha ottime ragioni per cercare la collaborazione con l'Occidente, per via delle possibili infiltrazioni in Asia Centrale, sua zona di influenza. Nei giorni scorsi, stando a quanto dichiarato a Interfax dal ministero della Difesa russo, sono stati schierati carri armati T-72 sulle montagne del Tagikistan, esercitati a sparare su bersagli mobili a lungo raggio. Pur mantenendo l'ambasciata a Kabul, Mosca si appresta a concedere il visto a mille studenti afghani.
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