1. UN GIURAMENTO IN SOLITARIA
Lorenzo De Cicco per il Messaggero
MELONI ANTI INCIUCIO
A casa tutti bene, dice la gigantografia (mucciniana) srotolata sulla facciata del cinema Adriano. E nella casa del centrodestra, quella che in un'altra epoca politica si chiamava per l'appunto casa delle libertà? Tutto bene, ma non benissimo, verrebbe da dire. Perché i sondaggi, almeno gli ultimi pubblicati prima del gong suonato dall'Agcom per questo scorcio finale di campagna elettorale, dicono che la coalizione è largamente in testa, ma non è sicuro che basti per controllare Camera e Senato. E allora riecco lo spettro dell'inciucio, del governissimo, quello che Giorgia Meloni ieri ha promesso di ostacolare in ogni modo, «saremo il granello che blocca l'ingranaggio».
NEL MULTISALA DI FERRERO
isabella rauti
Nella multisala di piazza Cavour a Roma - il proprietario è Massimo Ferrero, il vulcanico patron della Samp - i Fratelli d'Italia pronunciano un solenne giuramento anti-inciucio, ribadito poi davanti all'Altare della Patria. Ma giurano da soli, perché gli alleati non si fanno vedere. E a questo punto sembra sfumare definitivamente l'ipotesi di una chiusura della campagna elettorale unitaria, per il centrodestra. Ognuno andrà per sé.
FORFAIT E REAZIONI
SANTANCHE
Un po' di amarezza, per i forfait di ieri, c'è. «Se venivano anche gli altri partiti avrebbero fatto un bel gesto. Sono gli italiani che hanno paura dell'inciucio, dopo il governo Monti e gli altri», ammette Daniela Santanché, in prima fila contro le (possibili) larghe intese. «L'importante è che poi non ci siano i trasformisti», dice Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi alla Camera. «Gli alleati non ci sono? Ma noi non siamo soli», sorride Isabella Rauti, ormai separata (non solo politicamente) dal marito Gianni Alemanno, appaiato a Salvini col suo Movimento sovranista.
«La verità? Alcuni di Forza Italia e Lega avrebbero voluto venire, ma non potevano proprio, dato che i loro leader non c'erano...», confida Ignazio La Russa, comunque soddisfatto perché nella platea dell'Adriano non è rimasta vuota una poltroncina rossa, anche con gli alleati assenti.
«INIZIATIVA DANNOSA»
CROSETTO MELONI
Assenti con sfumature diverse, va detto, perché Salvini non si è presentato per «altri impegni politici», mentre il Cav ha proprio cassato l'iniziativa, ritenuta «dannosa, perché confonde gli elettori». Per la quarta gamba del centrodestra ha parlato ieri sera Maurizio Lupi, leader di Noi con l'Italia: «Non abbiamo bisogno di sottoscrivere un patto anti-inciucio in questi ultimi quindici giorni, ma di lavorare bene».
MELONI BORDONI ALLA GARBATELLA
«Giudicheranno gli italiani», chiosa sul palco Giorgia Meloni, che parla dopo Guido Crosetto e altri 10 candidati di Fdi (da Lara Magoni, ex campionessa di sci, al paracadutista Giampiero Monti, ribattezzato da queste parti il «Monti» buono). «Mi dispiace - dice Meloni - perché questa iniziativa l'avevamo concordata, poi con scuse di vario genere hanno preferito non esserci e mi lascia perplessa questa assenza. La manifestazione è dannosa se vuoi fare l'inciucio..», è la prima frecciatina al Cav, incalzato subito dopo perché riveli «qual è il suo candidato premier prima del voto».
MELONI ANTI INCIUCIO
Galvanizzata dagli applausi dei suoi, arrivati a Roma con i pullman da Biella, Pesaro e Catania, Meloni ne ha per tutti; boccia un ipotetico Gentiloni-bis («per prima cosa farebbe la legge sullo ius soli»), attacca il premier «che è andato da Merkel a dirle come voteranno gli italiani, mi vergogno»; sostiene che Roberto Saviano «da Manhattan non veda la mafia nigeriana»; se la prende col ministro dell'Interno Marco Minniti, che nei giorni scorsi ipotizzava un governo di unità nazionale: «Se una forza politica che arriva terza esprime il premier, è un colpo di Stato», dice la leader di Fdi. Che poi, a comizio concluso, si precipita alla Garbatella, dove la accoglie un berlusconiano doc, Davide Bordoni, luogotenente del Cav nella Capitale, che qui corre all'uninominale. E uno spiraglio di coalizione si rivede.
2. SILVIO: "DA MELONI UNA SCENEGGIATA INUTILE"
Amedeo La Mattina per la Stampa
MELONI CROSETTO ALTARE DELLA PATRIA
Giorgia Meloni lascia due poltrone libere al cinema Adriano per Silvio Berlusconi e Matteo Salvini: uno alla sua destra, l' altro alla sua sinistra. Un gesto polemico nei confronti dei due alleati che non sono venuti a Roma per firmare l' atto solenne dal titolo «Noi non tradiamo», letto in coro e sottoscritto dai candidati di Fratelli d' Italia. Poi tutti insieme sui pullman fino all' Altare della Patria per deporre, sotto una pioggia battente, una corona di fiori in memoria delle vittime delle foibe e per suggellare il patto.
MELONI ALTARE DELLA PATRIA1
Un impegno sul proprio «onore di patrioti» a non fare «inciuci» né con il Pd né con i 5 Stelle. Un avvertimento ruvido che la leader di Fratelli d' Italia lancia sia al Cavaliere sia al segretario della Lega. Al primo soprattutto. Sulle intenzioni del Cavaliere Meloni ha più di un dubbio nel caso non dovesse emergere dalle urne una maggioranza di centrodestra: il piano B di Silvio sarebbe quello di lasciare al suo posto Gentiloni con la scusa di fare una nuova legge elettorale.
MELONI ALTARE DELLA PATRIA2
«Berlusconi dice che questa manifestazione è dannosa: certo se vuoi fare l' inciucio. Noi Fratelli d' Italia saremo il granello di sabbia che romperà l' ingranaggio di un accordo in spregio al voto del 4 marzo. Io non tradisco». Da Arcore trapela molto fastidio per l' atteggiamento e le parole della Meloni. «Giorgia ha messo in scena una sceneggiata inutile», commentano i berlusconiani. E spiegano che il centrodestra avrà la maggioranza per governare da solo oppure, male che vada, una grande presenza parlamentare con la quale tutti dovranno fare i conti. Insomma, con il Pd che cala e i tanti eletti del centrodestra nei collegi uninominali, sarà impossibile un inciucio.
berlusconi salvini meloni
Quindi, consigliano gli azzurri, Giorgia stia calma e tranquilla: «Eviti di fare provocazioni». Nel «Faccia a faccia» con Giovanni Minoli, ieri Berlusconi l' ha spiegata così: «Il centrodestra non farà un accordo con il Pd, non possiamo farlo. Perché c' è un impegno nella coalizione che riguarda tutti e perché la sinistra ha portato il Paese a delle condizioni negative. Non possiamo stare con i responsabili di tutta la situazione negativa attuale». Anche Salvini è più ottimista della Meloni. Dice che il centrodestra è «a un pelo dalla vittoria», ma invita a votare Lega per scegliere lui come premier. Se invece a Palazzo Chigi voglio Antonio Tajani, allora gli elettori votino Forza Italia.
SALVINI MELONI BERLUSCONI
«Per il resto io e Berlusconi andiamo d' amore e d' accordo», afferma con una punta di ironia il capo della Lega. E il Cavaliere conferma che se Salvini avrà un voto più di Forza Italia farà il premier. Ma prevede che ciò non accadrà e allora sarà Antonio Tajani a spiccare il volo verso Palazzo Chigi. Prima però bisogna vincere e il tema della sicurezza rimane il cavallo di battaglia del centrodestra. A «Che tempo che fa» l' ex premier ha tirato fuori una promessa a effetto: nel primo Consiglio dei ministri verrà approvato «un consistente aumento degli stipendi» ai militari e al personale delle forze dell' ordine. Aumenti e promozioni.