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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – FRANCO GIRALDI, CHE SE NE È ANDATO A 89 ANNI PER COVID NELLA SUA TRIESTE, ERA UNO DI QUEI RARI REGISTI ITALIANI IN GRADO DI PASSARE CON LA STESSA INTELLIGENZA, FRESCHEZZA E AUTORIALITÀ DAL CINEMA DI GENERE A QUELLO DICIAMO IMPEGNATO – DA UNA PARTE I SUOI NOTEVOLI SPAGHETTI WESTERN, DA UN’ALTRA LE SUE COMMEDIE ALL’ITALIANA, DA UN’ALTRA ANCORA UNA VIA ABBASTANZA PARTICOLARE AL CINEMA COSTRUITO SULLA LETTERATURA – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    franco giraldi franco giraldi

     

    Franco Giraldi, che se ne è andato a 89 anni per Covid nella sua Trieste, la città che lo aveva cresciuto culturalmente anche se era nato a Comeno nel Carso nel 1931, era uno di quei rari registi italiani in grado di passare con la stessa intelligenza, freschezza e autorialità dal cinema di genere a quello diciamo impegnato.

     

    7 pistole per i mcgregor1 7 pistole per i mcgregor1

    Come Carlo Lizzani o Giuliano Montaldo, con i quali era cresciuto, si era così diviso senza rimpianti tra produzioni davvero molto diverse. Da una parte i suoi notevoli, innovativi spaghetti western che gli vennero offerti dopo aver girato la seconda unità di “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone, cioè “7 pistole per i McGregor” e “7 donne per i McGregor”, che firmò col nom de plume di Frank Garfield in onore all’attore americano distrutto dal maccartismo John Garfield, “Sugar Colt”, rara commedia western, lo sfortunato “Un minuto per pregare un istante per morire”, che era nato col titolo di “Escondido” che non piaceva però ai produttori, “mettece il sale!” gli avevano detto.

    hunt powers sugar colt hunt powers sugar colt

     

    Da un’altra le sue commedie all’italiana, come “La bambolona” e “Cuori solitari”, che affrontavano temi importanti legati al sesso di un’Italia confusa di fronte alle rivoluzioni culturali e sociali dopo il 68, come i rapporti con le minorenni e le prime coppie scambiste, trovando in Ugo Tognazzi il suo interprete ideale di maschio italiano.

     

    Da un’altra ancora una via abbastanza particolare al cinema costruito sulla letteratura, con opere meno popolari ma più amate dalla critica come “La rosa rossa”, “Un anno di scuola”, “La giacca verde”, scritti assieme al suo amico di sempre Tullio Kezich.

     

    ugo tognazzi labambolona ugo tognazzi labambolona

     

    Entrato da giovanissimo in contatto con i partigiani friulani, nel primo dopoguerra Franco Giraldi, cresciuto culturalmente a Trieste assieme a due importanti critici italiani come Kezich e Callisto Cosulich, scende a Roma in cerca di fortuna e trova subito la sua strada come aiuto, ma soprattutto amico di registi come Giuseppe De Santis, Gillo Pontecorvo, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo, Sergio Corbucci.

     

    Lo troviamo così a dirigere le seconde unità di film come Il gobbo” di Lizzani, “Laura nuda” di Niccolò Ferrari, ma anche di due peplum di Corbucci, “Romolo e Remo” e “Il figlio di Spartacus”. Mentre stava lavorando in Jugoslavia sul set del western “Massacro al Grande Canyon” di Albert Band e Corbucci, raggiunge Sergio Leone in Spagna per la seconda unità di “Per un pugno di dollari”.

     

    renzo montagnani la giacca verde renzo montagnani la giacca verde

     

    È grazie a questa esperienza che il produttore Dario Sabatello lo vuole per dirigere il più scanzonato western italo-spagnolo con Robert Woods “7 pistole per i McGregor”, che tutti noi ragazzetti del tempo ricordiamo con grande simpatia, perché lo avevamo molto atteso e era pieno di celebri stuntmen italiani del tempo tutti rigorosamente camuffati da nomi inglesi.

     

    Era probabilmente superiore “Sugar Colt”, del quale fu protagonista Hunt Powers, e ancora ricordo il grande incontro tra Giraldi e il suo protagonista a Venezia per la rassegna degli spaghetti western qualche anno fa.

     

    7 donne per i macgregor 2 7 donne per i macgregor 2

    Ma dei suoi quattro western il più bello era forse il più cupo “Escondido” o “Un minuto per pregare un istante per morire”, con gli americani veri Alex Cord, Robert Ryan, Arthur Kennedy e la nostra Nicoletta Machiavelli. Si ritrovò poi a girare una serie di ottime commedie molto particolari tutte scritte da Ruggero Maccari con Ugo Tognazzi protagonista come “La bambolona”, “Cuori solitari”, dove la compagna di Tognazzi era la bellissima Senta Berger, “La supertestimone” con la protagonista era magari più Monica Vitti.

     

    la rosa rossa la rosa rossa

     

    O il protofemminista “Gli ordini sono ordini”, scritto da Maccari assieme a Tonino Guerra, dove la Vitti si ribella agli ordini del marito Orazio Orlando seguendo una voce superiore. A suo modo è un film femminista anche “Colpita da improvviso benessere” scritto dalla coppia Barbara Alberti-Amedeo Pagani con Giovanna Ralli protagonista come pesciarola romana.

     

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    Ma la vera rivoluzione per Giraldi fu la scelta di lasciare il cinema popolare degli anni ’70 per iniziare un suo percorso forse più difficile con film come “La rosa rossa” da Pierantonio Quarantotti Gambini. “Il lungo viaggio”, “La giacca verde” con Jean-Pierre Cassel, dove riscoprì Renzo Montagnani per i ruoli drammatici quando era ormai una star della commedia sexy.

     

     

     

    il carosello con il pesciolino dell'acqua sangemini il carosello con il pesciolino dell'acqua sangemini

    Proseguì quindi la sua carriera con un cinema sempre civile, coerente e un tocco di regia attento e sofisticato, non perdendo mai il contatto col mondo culturale che lo aveva formato.

     

    Diresse per la tv anche Gigi Proietti in “L’avvocato Porta” e perfino Valeria Marini nella serie dedicata a Pepe Carvalho.

     

    Ma nelle interviste legate al suo rapporto con il western all’italiano devo dire che si illuminava vedendola non come una parentesi dentro a tutto il cinema che aveva attraversato, ma proprio una esperienza di grande divertimento e di reale crescita.

     

    Fra i tanti caroselli che aveva diretto ricordo che amava molto la serie del bambino e il pesciolino per l’Acqua Sangemini. Anni 70 se non sbaglio.

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