Carlo Piano per “la Verità”
massimo carlotto
La storia che vogliamo raccontare comincia nel 1976. Quello che un giorno sarà lo scrittore noir Massimo Carlotto aveva appena 19 anni e militava nelle file di Lotta Continua.
Non è un elemento secondario, perché il credo politico influirà pesantemente nel corso della sua vita. Parliamo dello stesso Carlotto, condannato per omicidio e poi graziato da Oscar Luigi Scalfaro per motivi di salute oggi risolti, che da stasera condurrà su Rai 4 il format americano Real criminal minds. Trasmissione che illustra le gesta di noti serial killer.
Ma torniamo al 1976: anno in cui si insedia il primo governo presieduto da Aldo Moro e in edicola debutta La Repubblica fondata e diretta da Eugenio Scalfari. A Milano, dopo un conflitto a fuoco, vengono arrestati i brigatisti Renato Curcio e Nadia Mantovani.
adriano sofri nella redazione di lotta continua
E il movimento extraparlamentare di Lotta Continua, guidato da Adriano Sofri, si presenta alle elezioni politiche di giugno nel tentativo di darsi una veste meno rivoluzionaria.
Siamo a Padova, la città di Potere operaio, di Toni Negri e di tanti fermenti di sinistra, spesso violenti come pure erano quelli di destra, che infiammavano quel periodo storico.
Seminuda nell’armadio
margherita magello
Alle 18 di un gelido 20 gennaio, la signora Maria Giuseppina Rossi ferma l' auto davanti alla villetta al numero 27 di via Faggin, vicino alla stazione. Non chiude neppure la portiera della macchina, è molto preoccupata perché non riesce a contattare sua figlia Margherita Magello, studentessa di 24 anni che vive al primo piano.
Graziosa ma non appariscente, tranquilla, studiosa, fidanzata e lontana da ideologie nere o rosse che siano. Gli amici la chiamano Magi. La madre entra nell' appartamento insieme al tenente dell' aeronautica, Paolo Cesare Cagni, 28 anni, che ha incontrato sul pianerottolo e che abita con la moglie al secondo piano della villetta a schiera.
Chiamano il nome di Margherita ma non ottengono risposta, pare che non ci sia nessuno in casa. Ma notano in terra una scia di sangue che conduce davanti a una cabina armadio. Dentro c' è il corpo senza vita, svestito e in posizione rannicchiata di Margherita. La giovane è stata uccisa con una serie impressionante di coltellate, per l' esattezza 59, come stabilirà l' autopsia.
massimo carlotto in manette
Quella stessa sera, verso le 22, un ragazzo, Massimo Carlotto, si presenta nella caserma dei carabinieri di Padova. È accompagnato dal suo avvocato. Ha 19 anni, è alto e grosso, ma soprattutto racconta una storia che lascia i militari a bocca aperta.
Dice che verso le 17 si trovava a passare in bicicletta davanti alla casa della sorella, che è la moglie del tenente Cagni e vive anche lei nella villetta bifamiliare di via Faggin, mentre svolgeva una sorta di indagine sullo spaccio di eroina nel quartiere su incarico di Lotta Continua.
Sente delle grida che invocano aiuto: entra nell' appartamento, la porta è aperta, e scopre in un ripostiglio Margherita, che conosce solo superficialmente: è seminuda, coperta di sangue e ormai agonizzante.
massimo carlotto durante il processo
Riferisce di essersi sporcato del sangue della ragazza nel tentativo di prestarle soccorso, che era ancora viva e che, spirando tra le sue braccia, gli avrebbe detto un' ultima frase: «Che fai? Io ti ho dato tutto».
Quindi (continua la deposizione) in preda al panico Carlotto non avverte la polizia e fugge via in bicicletta. Obbedendo alle regole di Lotta Continua, riferisce tutto ai suoi superiori e poi telefona a suo padre, che contatta un avvocato.
Assieme al quale si presenta dai carabinieri per raccontare questa strana storia. Che non convince gli investigatori.
Le contraddizioni
Sono troppe le stranezze contenute nella deposizione di Carlotto. Perché quando ha udito le grida della ragazza non ha avvertito nessuno e si è precipitato in casa da solo?
Perché, quando teneva la ragazza morente tra le braccia, non ha chiamato i soccorsi? E ancora: se non aveva colpa, perché è fuggito e ha aspettato tante ore a denunciare l' accaduto?
massimo carlotto 1
E infine: perché mai lasciarla rinchiusa nella cabina armadio? I carabinieri non gli credono e lo arrestano per omicidio volontario aggravato. Oltre alle contraddizioni nella sua ricostruzione, viene accusato anche perché sporco di sangue in modo anomalo.
Non presenta copiose tracce sugli abiti, almeno non quanto dovrebbe averne addosso l' aggressore o il primo soccorritore. I carabinieri e l' accusa sostengono he si è cambiato dopo aver accoltellato la vittima, mentre lui sosterrà di essersi sporcato minimamente.
MASSIMO CARLOTTO
La verità dell' autopsia
L' autopsia stabilisce che l' ora della morte di Margherita sarebbe anteriore a quanto dichiarato da Carlotto e i medici legali rivelano un altro punto debole: nonostante le 59 coltellate, la vittima sarebbe morta quasi subito, ovvero dopo i primi fendenti.
Quindi è impossibile che sia spirata tra le braccia dell' attivista di Lotta Continua. Infine, lui conosceva Margherita perché abitava nella stessa casa di sua sorella dove spesso andava a studiare e sulla porta non erano presenti segni d' effrazione; quindi la ragazza avrebbe aperto volontariamente al suo assassino.
Carlotto si dichiarerà sempre innocente, pur accusandosi di omissione di soccorso per non aver dato subito l' allarme.
massimo carlotto 2
La fuga in Francia
Pochi giorni prima della condanna definitiva a 18 anni, Carlotto, per sottrarsi al carcere, scappa prima in Francia, dove grazie alla dottrina Mitterrand erano già protetti alcuni latitanti, e dove si rifugerà anche Cesare Battisti.
Ma ben presto lo studente di Lc deve andarsene poiché a rischio di espulsione, in quanto considerato colpevole di un delitto comune e non politico.
Infatti si trattava di un femminicidio. Quindi fugge in Messico, passando attraverso la Spagna. Su di lui pende un mandato di cattura internazionale, così, per eluderlo, Carlotto si sposta continuamente cambiando identità.
MASSIMO CARLOTTO 3
Prima è Bernard, un impiegato parigino, poi è Lucien, turista che scala i Pirenei in bicicletta e infine è Max, uno studente di storia a Città del Messico. Questo periodo della sua vita verrà descritto dettagliatamente nel suo primo romanzo, l' autobiografia Il fuggiasco.
Il suo caso divide e fa molto discutere l' opinione pubblica, anche perché c' è chi lo accusa di godere della speciale protezione dell' Intellighenzia italiana e non solo. Insomma, di poter usufruire di una rete di importanti appoggi che lo aiuta.
Lui è infatti militante di Lotta Continua, un movimento che avrebbe visto in futuro molti dei suoi esponenti diventare icone del mondo dell' informazione e della letteratura.
Si distingueranno Gad Lerner, Paolo Liguori, Giampiero Mughini, Toni Capuozzo, Adriano Sofri e Erri De Luca, ma anche Marco Donat Cattin e futuri politici come Mimmo Pinto e Gianfranco Micciché.
L' estradizione
MASSIMO CARLOTTO 4
Dopo tre anni di latitanza viene fermato dalla polizia messicana che gli contesta la mancanza del visto di residenza, e quindi estradato verso l' Italia dove viene incarcerato per scontare la pena.
Nel 1986 lo scrittore brasiliano Jorge Amado, dalle pagine di Le Monde, lancia un appello per chiedere la revisione del processo insieme ad altri intellettuali. Tra i firmatari ci sono anche Nilde Iotti, Norberto Bobbio e Ferdinando Imposimato.
Lo scopo è quello di ottenere la revisione sulla base di nuovi elementi probatori. Si tratterebbe di un' impronta di scarpa sul corpo di Margherita, del capello stretto tra le dita della vittima e di una traccia di sangue sul fustino di detersivo. Ma, dopo essere stata accordata, la revisione conferma la condanna.
DANIELE LIOTTI NE IL FUGGIASCO
I genitori di Carlotto chiedono quindi un procedimento di grazia al tribunale di Venezia, che avvia la procedura. L' opinione pubblica di sinistra si attiva intanto nuovamente a favore di Carlotto, e l' 8 aprile 1993 il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, col parere favorevole del ministro Giovanni Conso, ma con la netta opposizione della famiglia Magello, concede la grazia per motivi di salute e per la complessità del caso, pur senza indicare una ragione precisa nel provvedimento.
Estinguendo la pena principale residua di 10 anni e quelle accessorie, e mettendo così fine alla vicenda. Infine, il 29 gennaio 2004 il tribunale di Cagliari sancisce la sua riabilitazione. Tuttavia Carlotto resta colpevole dell' omicidio di Margherita, poiché la grazia cancella la pena ma non la condanna.
MASSIMO CARLOTTO 5
Il successo letterario
Nel 1995 Carlotto esordisce sulla scena letteraria con Il fuggiasco, autobiografia dei suoi anni da latitante in Europa e Sudamerica. Il romanzo diventa un successo decretando la fama di Carlotto come scrittore emergente di noir.
Ha molti scritti accumulati durante la detenzione e mai pubblicati, che rielabora. Diventa noto anche per la saga dell' Alligatore, alias l' investigatore privato Marco Buratti e per quella delle Vendicatrici.
MASSIMO CARLOTTO 9
Infine, in questi giorni, il passaggio in Rai come presentatore, dove oggi debutterà in prima serata con un programma lungo 24 puntate dedicato alle storie di serial killer.
Che venga condotto proprio da Carlotto ha scatenato le ire degli ultimi parenti di Margherita restati in Italia, Matteo e Luca Oriani, che sono convinti della colpevolezza dello scrittore. Si sono appellati, ma senza ottenere per ora risultato, al cda di Rai e ai presidenti di Camera e Senato perché venga sostituita la conduzione.
Ritengono di pessimo gusto che proprio Carlotto conduca uno show ispirato agli assassini seriali.
MASSIMO CARLOTTO 7
«Una chiamata per competenza sul ramo omicidi?», si chiedono. «Chi ha fatto tale scelta l' ha fatta in piena consapevolezza e con totale mancanza di rispetto per la vittima e per i familiari. La Rai infliggerà a Margherita la sessantesima coltellata», insistono Luca e Matteo, «affidando questa trasmissione al suo assassino. Ricordiamo che è stato condannato per omicidio in ogni grado di giudizio e che ora sarà addirittura retribuito con i soldi dello Stato».
MASSIMO CARLOTTO 6
E Carlotto cosa replica? Si limita a controbattere, non senza una certa arroganza: «Non capisco il ragionamento, io sarei un serial killer? Ho ottenuto la riabilitazione e i miei diritti civili, sono un cittadino italiano come chiunque altro.
Potrei diventare presidente della Repubblica, figuriamoci condurre una trasmissione Rai. Ma lasciamo stare».