Estratto dell'articolo di Michela Tamburrino per “La Stampa”
franca leosini
Estate di delitti, quella 2023. Estate calda, bollente di morti ammazzati. In maggior parte donne, trucidate in casa. Ma anche di figli fragili che uccidono i genitori. Storie maledette, proprio come quelle che da anni racconta Franca Leosini su Rai3.
Franca Leosini, l'estate è una stagione violenta?
«Molto. Sorprende che sempre più donne siano vittime dell'attenzione omicida.
Una scia di dolore che non accenna a placarsi. Ci si chiede quale sia il problema profondo. Ci si chiede che cosa scateni tanto odio. Certo, l'importanza e il ruolo femminile nella società di oggi è sempre più rilevante.
E certi uomini, destabilizzati da questa realtà incontrovertibile, sanno solo opporre violenza. La nostra rilevante presenza, sociale e familiare, ha svelato tante inadeguatezze che si traducono in sangue. Un segno di debolezza, chi patisce il confronto non ha altre armi di reazione».
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C'è chi dice che questa estate con caldo torrido record, abbia causato scompensi psichici e dunque violenza. Ci crede?
«Troppo facile dare la colpa al caldo, una scappatoia comoda dire che l'afa dà alla testa. Una tesi assolutoria che non può passare».
Leosini, ma non si è stancata di moventi, alibi, raptus, omicidi? Non le piacerebbe cambiare genere?
«In effetti c'è una proposta nell'aria ma è tutta da inventare. Non è escluso, nel futuro, che io accetti. Bisogna vedere se il mio carattere me lo concederà, un programma su temi differenti può essere anche più difficile per me che controllo tutto e devo sapere tutto. Chissà».
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Date queste premesse, perché è difficile che queste persone le dicano di no?
«Perché ne escono sempre con la loro umanità anche se i delitti non si giustificano mai. Ma possono essere interpretati».
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Ma non è che in questi ultimi anni il male sia aumentato e al tempo stesso anche banalizzato? Sembra che i motivi capaci di scatenare la violenza siano sempre gli stessi, reiterati.
«Sono i corsi e i ricorsi, non concediamo al male anche l'aura di originalità. Le storie si differenziano nei protagonisti ma si somigliano nella radice dei fatti. Un denominatore comune è il prezzo che viene pagato, altissimo. Parliamo di esistenze segnate per sempre».
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Sono anni che lei porta i suoi programmi in Rai. Al ritorno troverà tutte persone nuove nei posti di comando, la nuova Rai di cui tanto si parla. Preoccupata?
«Io dico: facciamoli lavorare, vediamo. Non posso negare che ho perso tanti punti di riferimento. Molti dirigenti con i quali ho lavorato per anni, ora non ci sono più. Cambiare non è mai facile e a Raitre, soprattutto, eravamo una famiglia. Ma diamo tempo prima del giudizio, non siamo frettolosi o imprudenti nel valutare. Il periodo è difficile sotto tanti punti di vista».
Leosini, lei è un'icona cult, inutile negarlo. In tantissimi di qualsiasi estrazione culturale e sociale, adorano guardarla parlare di omicidi mentre appare una signora borghese pronta per un tè con le amiche. Anche la comunità Lgbt l'ha eletta come simbolo. Il suo segreto?
«Sono tutti molto generosi con me e non finisco di stupirmi di tanto affetto. Io cerco di centellinarmi, non vado ospite di programmi, non sono presenzialista, non per superbia ma per non inflazionare. Ho messo un veto scritto alle repliche dei miei programmi ma questo non lo faccio per me. Credo che dopo anni la vita di un uomo e di una donna possa essere cambiata. Qualcuno ha avuto nuove occasioni. Non è giusto che a distanza di tempo tutto torni a galla. Il prezzo del loro errore l'hanno già pagato».
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