1- IL PDL COMPRA DALLA SANTANCHE' PAGINE SUL GIORNALE
Dal "Corriere della Sera"
Appunti e scambi di bigliettini ieri a Roma durante la conferenza stampa del Pdl sul presidenzialismo. Il partito sta pensando di pubblicare un annuncio a pagamento e il segretario Angelino Alfano manda a Daniela Santanché un messaggio su un foglio. Scrive Alfano: "Mi fa molto piacere che tu sia qui! Potremmo utilizzare per l'elezione diretta del presidente della Repubblica la prima delle venti pagine acquistate sul Giornale".
Lei, titolare della società Visibilia - fondata nel 2007 e concessionaria della raccolta pubblicitaria del Giornale - risponde sullo stesso biglietto chiedendo lumi sull'impaginazione: "Ma la grafica chi la fa?". Subito dopo, con l'aiuto di Ignazio la Russa, la Santanché abbozza su un foglio quello che dovrebbe comparire sulla stampa: "Il Popolo della Libertà. Per la prima volta nella storia italiana il senato ha approvato la elezione diretta del presidente della Repubblica".
2- 11 MAGGIO 2012: QUANDO LA SANTANCHE' VOLEVA CANDIDARSI ALLE PRIMARIE CONTRO ALFANO
(ASCA) - Roma, 11 mag - Per me il candiato premier del Pdl nel 2013 dovrebbe essere il Cavaliere, perche con lui potremmo essere ancora vincenti. Se lui indicasse poi un pizza e fichi mi terrei pure quello, ma se imboccassimo il percorso delle primarie, a quel punto si mi candiderei. Lo dice al Corriere della sera Daniela Santanche. Santanche sottolinea poi: Non ho nulla contro Alfano, ma proprio niente, niente, niente. Solo vorrei sentirmelo dire da Berlusconi che e lui il nostro candidato premier, tutto qui.
3- BERLUSCONI TENUTO NASCOSTO COME LE MUMMIE SOVIETICHE
Dall'articolo di Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"
Da Luca lo Sfuggente al Cavaliere Fantasma, altro candidato premier futuribile. La sede del Pdl è in via dell'Umiltà, un tempo di Forza Italia. Come al solito spicca il contrasto con la stradina all'angolo: via delle Vergini. Per le sedici e trenta è prevista una conferenza stampa di Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, dead man walking che però sorride sempre, sul semipresidenzialismo.
Sorpresa. B. non viene più. Ufficialmente per non alimentare polemiche con la sinistra, spiega Alfano. In realtà la nomenklatura del Pdl ha chiesto a Berlusconi di non venire. Vogliono tenerlo nascosto, come si faceva nell'era sovietica delle mummie immarcescibili del politburo.
ANGELINO ALFANO E SILVIO BERLUSCONIIn via dell'Umiltà, infatti, hanno chiesto di accreditarsi decine e decine di giornalisti stranieri. Con una sola domanda da fare: "E' vero che si ricandida a premier?". E a quel punto, una risposta positiva del Cavaliere avrebbe fatto schizzare lo spread a livelli supersonici. Meglio non rischiare e occultare il Re Nano. In compenso c'è Renato Brunetta.
4- TRAMONTA L'ACCORDO-LAMPO PER CAMBIARE IL "PORCELLUM" - I NIET DI PIERLUIGI E SILVIO A MONTI "NON SI PUÒ VOTARE IN AUTUNNO" E SALTA IL PATTO SULLA LEGGE ELETTORALE
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"
A Monti ha ripetuto quello che aveva detto nel colloquio riservato con Napolitano il giorno prima: «L'atteggiamento del Pdl che su tutto, anche sulle riforme, tiene in piedi una doppia maggioranza è pericoloso per il governo. Certo, dà molto fastidio a noi che ci dobbiamo fare carico dei provvedimenti impopolari e li difendiamo. Ma è un rischio che nessuno può far finta di non vedere».
Pier Luigi Bersani sono quindi due giorni che nei suoi incontri istituzionali lancia l'allarme. E sulla legge elettorale, visti i tira e molla di Berlusconi, non crede più a una soluzione a breve: «Non so se ce la faremo per agosto».
SANTANCHe SALLUSTI A SAINT TROPEZNell'incontro al Quirinale il segretario del Pd ha capito che anche al presidente l'ipotesi di un voto anticipato a novembre appare difficile. La posizione del capo dello Stato è chiara. Si potrebbe votare a novembre a tre condizioni: una nuova legge elettorale, una stabilità del quadro economico, il consenso di tutti. Nessuno dei requisiti si profila all'orizzonte. E se le elezioni anticipate dovessero rivelarsi uno strumento per giungere a un Monti bis, Bersani non sarebbe d'accordo.
«Il problema non è il premier, ci mancherebbe - sta spiegando in queste ore ai suoi interlocutori. Il problema è che una Grande coalizione non esiste nei fatti. Il voto sul semipresidenzialismo, le frenate sul Porcellum e il rinnovato asse Pdl-Lega ne sono una prova lampante. Come faccio a immaginare di fare il bis di una maggioranza che già oggi non c'è?».
IL TRIO ABC ALFANO CASINI BERSANI jpegIl Pd ha molti altri esempi per tenere lontano questo tipo di patto: giustizia, Rai, una norma antitrust. Per Bersani le "larghe intese" possibili sono solo quelle tra «progressisti e moderati ». Sempre che gli elettori gli attribuiscano la vittoria.
In una situazione così fluida non stupisce che centrodestra e democratici si rinfaccino gli stop alla riforma elettorale. Né Berlusconi né il segretario del Pd sono pronti a blindare un accordo adesso, quando possono tornare a discuterne a settembre, sgombrato il campo anche dal voto anticipato. Il Cavaliere, riunendo i fedelissimi, ha risposto tatticamente alla domanda diretta «ma davvero vuoi mollare il Porcellum? ». «Assolutamente sì. Possiamo varare una legge con le preferenze. È la sinistra che non vuole cambiare le regole », è stata la sua risposta.
IL TRIO BERSANI CASINI ALFANOSia Angelino Alfano sia Bersani hanno illustrato a Monti lo stato dell'arte sulle riforme. E per un momento, ieri pomeriggio, l'intesa è sembrata davvero a un passo, pronta a essere votata al Senato prima della pausa di agosto. Gli sherpa hanno lavorato su uno schema già testato. Premio di governabilità del 10 per cento al partito vincitore, 75 per cento di eletti nei collegi sul modello del Provincellum (quindi scelti dai cittadini), 25 per cento di parlamentari nominati dalle segreterie con le liste bloccate. Poi è saltato tutto, con il battibecco a distanza tra Alfano e Bersani.
LaRussa IgnazioIl segretario del Pd da giorni ha allertato il gruppo del Senato per arrivare fino in fondo. Ieri mattina alle 8, prima di andare a Palazzo Chigi, ha riunito i capigruppo e i vicecapigruppo, oltre a Maurizio Migliavacca, per valutare l'avanzamento della trattativa. Berlusconi sonda il terreno, tiene buoni gli ex An con la promessa delle preferenze, si arrovella sul premio di governabilità cercando di fare in modo che non penalizzi troppo io fronte sconfitto (che secondo i sondaggi è il suo).
Ma la porta del voto anticipato non è del tutto chiusa. Dipende dalle intenzioni di Monti, dall'andamento dei mercati, dalle risposte dell'Europa. Quindi nessuno farà mai saltare il tavolo, anche perché il pressing di Napolitano per un necessario cambio della legge elettorale non si ferma. Ma poi tutti guardano alle proprie convenienze e il futuro è ancora incerto.