Carmelo Lopapa per la Repubblica
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Una tagliola da evitare. A tutti i costi. Anche al prezzo di far dipendere la sopravvivenza del governo dal sì o no al processo nel quale anche un leader che vola sulle ali del consenso come Matteo Salvini avrebbe solo da perdere.
Basta una manciata di ore e la pistola della crisi poggiata sul tavolo di Palazzo Chigi dal leader della Lega sortisce i primi effetti sperati. Il premier Conte che si assume la responsabilità politica della vicenda Diciotti, il collega Di Maio che apre un confronto coi parlamentari M5S per sondare l' ipotesi della retromarcia. «Ci sono stati ministri in passato finiti sotto processo perché hanno rubato, io ho solo agito nell' interesse degli italiani e del governo, non certo per interessi personali: forse non a tutti i nostri alleati è stato chiaro», si sfoga in serata il capo del Viminale mentre tiene a rapporto i parlamentari leghisti al Senato. Prima che la parola passi al ministro della Funzione Pubblica Giulia Bongiorno per catechizzare la squadra sui prossimi passaggi in giunta delle immunità.
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Quel che conta per Salvini è che l' autorizzazione al processo non venga concessa ai giudici. La partita per lui è chiusa. Per il M5S è appena iniziata. Ma l' alternativa per la Lega è solo la crisi di governo, il via libera sancirebbe la «mancanza di una maggioranza politica». Il segretario ci mette la faccia e annuncia che non spedirà una memoria difensiva alla Giunta che oggi inizierà l' iter al Senato, ma si presenterà personalmente, la settimana prossima. Farà anche di quel passaggio uno show mediatico a misura social.
DI MAIO CONTE SALVINI
L' importante è che ogni rischio venga spazzato via.
La legge Severino non impone la decadenza fino a sentenza definitiva, certo, ma un' eventuale condanna per sequestro di persona già in primo grado si trasformerebbe in una spada di Damocle con la quale sarebbe difficile per un ministro dell' Interno convivere, andare avanti. La rapidità con la quale Di Maio e i 5 stelle si sono risolti nei giorni scorsi per l' ok al processo è stata letta dal quartier generale leghista come la classica impronta del maggiordomo sul possibile delitto (politico) perfetto. E l' annuncio col quale i pentastellati pensavano di chiudere il caso l' autodenuncia di tutti i ministri per il presunto sequestro Diciotti «è semplicemente una cavolata», per dirla con il viceministro leghista all' Economia Massimo Garavaglia ieri in Transatlantico.
Piuttosto, la linea deve essere quella opposta: «Nessun colpevole».
EUROPE THE FINAL COUNTDOWN
Sembra che l' ex procuratore Carlo Nordio, da tempo assai vicino al vicepremier leghista, lo abbia messo in allerta sui rischi concreti all' orizzonte. Anche perché dettaglio non sfuggito all' esame di chi ha dimestichezza con gli atti giudiziari - la richiesta di autorizzazione al processo del Tribunale dei ministri di Catania sarebbe stata messa a punto con dovizia di particolari e con robuste fondamenta giuridiche.
Così, dal «sto valutando cosa fare» di venerdì scorso al «va negata l' autorizzazione ai giudici» della lettera di ieri al Corriere della Sera è stato un attimo.
Una sorta di gabinetto di guerra, riunito martedì pomeriggio a Palazzo Chigi negli uffici del vicepremier, ha messo a punto la strategia difensiva e i contenuti di quella lettera. Col leader, erano solo in due: Giancarlo Giorgetti e la ministra-avvocato Bongiorno.
di maio salvini
Punto primo: spiegare che il ministro dell' Interno non vuole avvalersi di uno scudo per proteggersi dal processo, ma semplicemente far comprendere al Senato che la sua scelta di allora è stata dettata da un interesse pubblico, di governo. Rinunciare all' immunità comporterebbe l' ammissione di aver agito per altri fini. Punto secondo: non è stato fatto un passo indietro, anche perché non è stata prodotta alcuna memoria per sottrarsi al processo. Terzo e ultimo: mancherebbero, secondo la difesa, i presupposti del sequestro, dato che se era precluso il porto di Catania, ad agosto, «erano percorribili tutte le altre direzioni». Sono i punti centrali della difesa che sarà utilizzata in giunta e poi in aula al Senato. Nel pomeriggio fonti del Viminale hanno lasciato trapelare che loro funzionari avrebbero denunciato ai magistrati siciliani come «a bordo della Diciotti c' era la possibilità che ci fossero infiltrazioni terroristiche o criminali». E che il 22 agosto, nonostante il via libera allo sbarco dei minori, «gli extracomunitari decisero di restare a bordo altre due ore per terminare un rito religioso». Dunque non proprio stremati, è la tesi. Accusa contro difesa: il processo, anche se solo al Senato, è già iniziato.
I MIGRANTI SBARCANO DALLA DICIOTTI
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
2. LO SFOGO DEL CAPO M5s
Federico Capurso e Ilario Lombardo per la Stampa
Da una parte il rischio di spaccare il Movimento, dall' altro quello di far affondare il governo. La decisione è in capo a Di Maio: «Non possiamo permetterci di far cadere il governo, nonostante Salvini sembra quasi che ci stia provando in tutti i modi. Ma non possiamo neanche tradire uno dei nostri principi». Il leader M5S è sull' orlo di una crisi di nervi. Il dietrofront di Matteo Salvini, che ora non vuole più essere processato per "sequestro di persona aggravato" nel caso della nave Diciotti, manda in tilt il Movimento, che non era preparato a questa eventualità. Anche perché, forse, un po' si fidava ancora dell' alleato. Ma il dubbio che quella di Salvini sia stata una mossa studiata, «per metterci spalle al muro», si rafforza tra le mille telefonate che agitano la notte pentastellata. E che portano con sé veleni e sospetti, nei confronti del leader della Lega, forti come mai prima.
CONTE DI MAIO SALVINI
Qualunque opzione Di Maio scelga, sarà costretto a una sconfitta. E allora serve prendere più tempo possibile. «Le condizioni sono cambiate», annuncia in mattinata Emilio Carelli, deputato incaricato - secondo le voci che si rincorrono nei corridoi di Montecitorio - di tenere i rapporti con la compagine di centrodestra. Da una parte, Di Maio è tentato dall' idea di salvare l' alleato, per non regalare a Salvini,sotto processo, «la campagna per le europee da martire della patria». Ma soprattutto, per non offrire ai falchi leghisti un' arma per uccidere il governo senza macchiarsi. Dall' altro, c' è il timore che di fronte a un salvataggio, la base potrebbe spaccarsi. Perché sono i Cinque stelle ad essere nati sotto lo slogan del «basta immunità».
SALVINI CONTE DI MAIO
E ora, come tuona l' ortodosso Luigi Gallo, vicinissimo al presidente della Camera Roberto Fico: «Salvini deve essere processato, perché la legge è uguale per tutti. Siamo stati e saremo sempre contro i privilegi della Casta, anche quando, e a maggior ragione, quei privilegi possono essere usati dai membri del nostro stesso Governo».
Il primo banco di prova arriva intanto a palazzo Madama, con l' inizio della discussione della giunta per le immunità. E già qui, il Movimento sarà decisivo: con loro, i voti per mandare a processo Salvini saranno 13, contro i 10 di Lega, Forza Italia e Fratelli d' Italia.
di maio conte salvini
Il Movimento, dopo una lunga giornata, fatta di ipotesi, fantasie, ripensamenti sulla via d' uscita possibile, decide che in giunta il suo voto sarà favorevole. Perché, in fondo, la decisione che prenderà la giunta non è vincolante. La partita vera, sarà in aula. E alla fine, un senatore al secondo mandato, ammette la confusione, i timori di perdere la poltrona, («mandando all' aria tutto il lavoro fatto», dice lui) e propone una via d' uscita: «Possiamo votare di sì in giunta, dove il voto è palese, e far vedere che teniamo fede ai nostri valori». Poi, in aula, «una soluzione di responsabilità si trova». Come quella, sussurrata a mezza bocca, di lasciare libertà di voto.
Prima, però, deve essere affinata la strategia comunicativa che permetterà di limitare i danni, quando Di Maio sarà chiamato a risponderne di fronte al proprio elettorato. L' uomo chiamato a sbrogliare le situazioni complicate è ancora una volta Alessandro Di Battista, capace di portare il peso delle proprie idee da una parte all' altra del piano e di convincere la base che sul caso Diciotti, all' interno del governo, sono tutti colpevoli. E di conseguenza, che non c' è nessun colpevole. Una via, quella scelta dallo stato maggiore pentastellato, che profuma di Prima Repubblica, ma con un guizzo di spregiudicatezza in più, nel convincere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad assumersi le responsabilità delle decisioni sulla Diciotti.
SALVINI DI MAIO CONTE
Con questo messaggio, Di Maio nella notte di ieri incontra i senatori che fanno parte della giunta per le immunità. Poi, il vertice a Palazzo Chigi convocato da Conte, di ritorno da Cipro.
Per parlare del caso della nave Sea Watch (che potrebbe portare a un epilogo analogo a quello della Diciotti, comprese le complicazioni giudiziarie per Salvini) e per trovare una soluzione che eviti terremoti nell' esecutivo.
3. L’IRRITAZIONE DI DI MAIO
Emanuele Buzzi e Marco Cremonesi per il Corriere della Sera
Summit nella notte.
salvini
Per sbrogliare partite intricate in un clima che non è più quello di un tempo. La decisione dei tre «tenori» dell' esecutivo - Conte, Di Maio e Salvini - di incontrarsi dopo la mezzanotte a Palazzo Chigi arriva dopo una giornata convulsa ma segnata dalla svolta del premier che si fa di fatto garante politico di un accordo tra Lega e Movimento.
Il leader leghista va all' incontro con un obiettivo ben chiaro in testa: nessun via libera allo sbarco dalla Sea-Watch senza un accordo certo anche sui tempi e sui modi della presa in carico dei migranti da parte dei partner europei.
Quanto all' altro tema incandescente, il voto del Senato sull' autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier, a quanto sembra si può attendere. Non è annunciato come oggetto del summit, anche se Salvini con i suoi ostenta fiducia sul fatto che gli alleati comprendano la posta in gioco.
conte di maio salvini
Per i Cinque Stelle, la lettera del vicepremier al Corriere è una doccia fredda. Il «cambio di rotta» è visto dai Cinque Stelle come uno squarcio, che apre scenari inquietanti per i pentastellati, obbligati a scegliere tra la fedeltà ai propri principi (concedendo il via libera a perseguire il leader della Lega) e la tenuta dell' esecutivo, visto che un «no» suonerebbe come uno strappo con il Carroccio.
Una situazione che inizialmente provoca irritazione anche a Di Maio: il Movimento è sorpreso (ma solo in parte) dalla mossa. La giornata è un susseguirsi di telefonate roventi tra tutti i vertici (da Roberto Fico ad Alessandro Di Battista) di ipotesi accarezzate e poi tramontate. L' impasse è forte. C' è chi butta sul tavolo l' idea di un voto su Rousseau,ipotesi scartata per non trasformare la consultazione in un «referendum sul leader della Lega». Intorno all' ora di pranzo c' è uno spiraglio di apertura: «Perché non sosteniamo Salvini in giunta? Si tratta di una scelta politica, il caso Diciotti è stato gestito collegialmente». La mossa viene giudicata «azzardata» dall' ala ortodossa. Nel pomeriggio si ripiega. Di Maio organizza un incontro con i componenti della giunta per le elezioni di Palazzo Madama.
conte salvini di maio
Rimane in piedi l' idea di dare una svolta, una soluzione politica al caso. Anche Beppe Grillo ne parla: «Il reato è di tutto il governo. Stasera dobbiamo autodenunciarci tutti perché siamo tutti colpevoli, ma come c... fai a immaginarti un governo che si autodenuncia?». Insomma, inglobare il caso Diciotti in un disegno corale, ma in serata, prima del summit il percorso è ancora tortuoso.
Sul fronte Lega si minimizza. «Ma quando mai?...». Salvini scoppia a ridere. Alcuni senatori gli stanno riferendo di quanto si dice tra i Cinque Stelle: «Io non ho affatto cambiato idea. Quando mai avrei voluto sottrarmi al processo?
Io ho sempre detto il contrario esatto. Se c' è il processo, io sono nato pronto...». Il punto, come scritto dal vicepremier nella sua lettera è che «non ha senso che in una vicenda come questa ci sia un processo.
Se però la giunta del Senato così decide... ».
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Insomma, nessun cambio di idea, da parte del vicepresidente del Consiglio. La novità della lettera è maturata dopo una riunione nel primo pomeriggio di lunedì con alcuni collaboratori tra cui Giulia Bongiorno e Giancarlo Giorgetti. Che avrebbe dato forma scritta a quel che il leader leghista comunque pensa dal 24 gennaio, quando ha letto la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
Eppure, l' atto del Tribunale dei ministri sulla politica rischia di rimbombare forte: a ieri sera, i favorevoli al no all' autorizzazione a procedere erano, oltre ai leghisti, Forza Italia e Fratelli d' Italia. E dunque, ciò che fin qui si è chiamato centrodestra. E quel conteggio in Aula che non si svolse per il voto di fiducia al governo, rischia di riproporsi.
Senza che la cosa faccia felice nessuno.
diciotti SALVINI DI MAIO CONTE