Matt Patches per “Esquire”

 

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Eravamo abituati a vedere il porno insieme. Nel 1972 uomini e donne andavano al cinema insieme per guardare “Gola profonda” o “Dietro la porta verde”, che incassò 50 milioni di dollari al botteghino e divenne il quarto film più visto dell’anno. Oggi è inimmaginabile, con la censura e i severi cani da guardia.

 

Il regista Gaspar Noé vuole che si cambi. E’ considerato un provocatore dai critici, grazie a storie come l’uso di LSD per gli effetti speciali psichedelici o scene esplicite di stupro, ma è anche un sentimentale. Vorrebbe rimettere in contatto la società puritana con la lascivia e la passione, attraverso un valanga di sesso.

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In “Love”, l’americano Murphy (Karl Glusman) appassisce in un piccolo appartamento parigino, consumato dai ricordi della sua ex fidanzata Electra (Aomi Muyock). Le liti erano violente ma il desiderio carnale li riuniva ogni volta. Murphy si domanda perché ha gettato tutto al vento solo per passare una notte con la vicina di casa (Klara Kristin), ora madre di suo figlio.

 

Tutto è molto verosimile, e negli otto minuti a letto la penetrazione è vera, la telecamera molto vicina. Murphy e Electra praticano un intero Kama Sutra, vanno nei “sex club”, in motel pieni di prostitute e travestiti, spesso tornano a casa in tre. E’ semplice e radicale. Per Noé è vicino alla vita, e ci spiega perché.

 

Nel film i protagonisti vanno nei “sex shop” e noleggiano il porno in videocassetta...

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«Questi negozi sono gli unici dove ancora trovi videocassette porno! Quello del film esiste davvero e si trova a Pigalle. Molti negozi erotici sono gestiti da cinesi o nordafricani, vendono VHS zozzi e roba sadomaso. Adoro le videocassette, qualche volta ho visto il porno in Dvd, mai consumato porno su internet. Non amo guardare le cose sul computer».

 

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Il primo porno che comprò?

 

«“Miss Jones” del 1973. Le prime videocassette invece furono “Eraserhead” e “I killers della luna di miele”. Mi piace l’erotismo e la pornografia di quel periodo, molto più di quella che si fa oggi, dove le donne sono tutte depilate e gli uomini tutti palestrati. L’energia è disumana».

 

E’ con questa idea che ha fatto il casting?

 

«Volevo attori che non fossero legati ad un genere, volti freschi e sconosciuti, gente non riconoscibile. I protagonisti sono bellissimi. Aomi è una modella atipica, non anoressica, non troppo magra. La vicina di casa Klara, è altrettanto attraente, ma una persona normale».

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Illusioni ottiche a parte, Karl eccelle a livello di pene...

 

«L’ho visto ma non l’ho toccato»

 

Quando un film è focalizzato sul sesso, le dimensioni contano?

 

«Ai provini ho fatto più attenzione ad altro, tipo che non ci fossero tatuaggi e che le ragazze non avessero il triangolo magico. Sullo schermo è difficile dire se una persona è alta o bassa, se ha il pene grande o piccolo. Una mia amica aveva avuto una storia con Karl e mi disse che lui aveva tutto al suo posto. Lo vidi nudo per la prima volta il giorno delle riprese».

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Come coreografa le posizioni sessuali?

 

«Alle audizioni sono calmo, non metto gli attori a disagio. Una volta trovate le persone giuste per il film, propongo le mie idee. E’ una accordo fiduciario, il miglior modo di lavorare è parlarne molto. I protagonisti si sono baciati sul set il primo giorno e nel film solo alcune scene sono simulate, come fu per la scena dello stupro in “Irreversible”.

 

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All’attore applicammo un pene digitale per proteggere l’immagine di Monica Bellucci. Se fai un film sull’ossessione e sulla passione non importa come lo cucini, importa il sapore che ha sullo schermo. In molti si riconoscono in “Love”, passione sfrenata e poi sei mesi a letto in posizione fetale per riprendersi dalla fine della storia. Come si ottiene questo risultato? Lavorando con gente intelligente, scoprendo i suoi limiti e all’interno di questi limiti fare l’esperienza più gioiosa possibile»

 

Ha mai visto sesso simulato che sembra falso?

 

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«E’ recitato malissimo in “Damages” di Louis Malle, con Juliette Binoche e Jeremy Irons. Si vede che sono a disagio ed esagerano coi gemiti. Odio quelle scene. Se non vuoi mostrare i genitali, puoi usare la post-produzione, ma la sicurezza di sé, negli attori, non la puoi fingere. In “La vita di Adele” il sesso era simulato, ma da spettatore mi è scocciato scoprirlo. Che importava? Era credibile e quello che mi è rimasto sono state le scene dei baci, commoventi. Avevo già in mente “Love” e lì confermai che volevo fare un film di quel tipo».

 

Murphy loda i pornografi perché sono artisti senza paura. Condivide la sua opinione?

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«Sono nato negli anni Sessanta e dieci anni dopo ho cominciato a vedere immagini porno. La gente prendeva droghe, cantava il rock, aveva idee politiche di sinistra, e tutto faceva parte della rivoluzione sessuale. Oggi nessuno compra più le riviste erotiche, la pornografia la trovi in formato elettronico, fredda e sterile. Oggi il mondo è meno erotico di trenta anni fa, e c’è più censura. Ho problemi con “Love”. Nell’industria cinematografica parlare d’amore risulta più pericoloso che parlare di dominazione o di guerra. C’è qualcosa di sbagliato con il modo occidentale di mostrare qualcosa che è così naturale»

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Se qualcuno si masturbasse durante il suo film, lo considererebbe un successo o un fallimento?

 

«Mia madre mandò una sua amica a vedere “Irreversible” in un cinema in Argentina. Durante la scena dello stupro, l’uomo seduto accanto cominciò a masturbarsi e lei scappò via. Questo per dire che la gente si masturba addirittura durante uno stupro, quindi sì, potrebbe masturbarsi durante il mio film. Le scene di sesso hanno musica sentimentale, sono malinconiche. Il film non è scritto in maniera cronologica, altrimenti, non sapendo cosa sta per accadere, tutto sarebbe più eccitante. Si tratta di scene di sesso che appartengono al passato, sono pregne di tristezza perché riguardano un amore perduto. Nell’orgia c’è un assolo di chitarra che rende la scena potente e bella, ma non eccitante».

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Il 3D fa vedere tutto da vicino. C’è anche un momento in cui vediamo da dentro la cavità il pene che entra nella vagina...

 

«Era la scena che doveva aprire il film. Il pene doveva venire lì dentro e poi sarebbe apparsa la scritta “Love” con il liquido seminale. Alla fine questo primo piano eiaculatorio lo abbiamo spostato più avanti e abbiamo iniziato con l’altra scena, dove Murphy si fa una sega di due minuti. C’è poco autoerotismo nel film perché i due sono dipendenti uno dall’altro, non si lasciano mai, fanno l’amore costantemente e giocano ad ogni gioco. Il pubblico tifa per loro, si dispiace che abbiamo buttato via tutto per un tradimento».

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