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    “IL SUCCESSO DI DRUSILLA FOER A SANREMO NON E’ UN BEL SEGNALE PER LE DONNE” - LA SCRITTRICE ELENA LOEWENTHAL: “VUOL DIRE CHE GLI UOMINI FANNO LE DONNE MEGLIO DELLE DONNE. CHE LA DONNA PIÙ BRAVA, ELEGANTE E INTELLIGENTE È UN UOMO. LE ALTRE CHE SI SONO AVVICENDATE, SONO IMPOSTATE, COMPRIMARIE, FRAGILI, ACCESSORIE. LEI/LUI INVECE NO: È STATA, HA DETTO E FATTO QUEL CHE UNA DONNA DOVREBBE ESSERE, DIRE E FARE PERÒ È UN UOMO…”


     
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    Elena Loewenthal per “la Stampa”

     

    DRUSILLA FOER GIANLUCA GORI DRUSILLA FOER GIANLUCA GORI

    Drusilla standing ovation. Più Drusilla per tutti. Lei/lui il Festival di Sanremo l'ha già vinto a mani basse con un'unanimità di consensi quasi senza precedenti. Finalmente una donna (si fa per dire) con le palle, capace di rubare la scena, rispondere a tono, farsi valere. L'hashtag più pop del web. Drusilla è una felice eccezione in un festival tanto nazionalpopolare quanto divisivo: del resto è una bella gara, e non solo fra canzoni. Una gara è divisiva per definizione, ma lei/lui è piaciuta proprio a tutti.

     

    drusilla foer iva zanicchi drusilla foer iva zanicchi

    Drusilla Foer è strepitosa da ben prima del Festival. Divertente, arguta, intelligente. Imperdibile. Ma è un uomo, non una donna. Non ha bisogno dell'articolo determinativo prima del nome, come «la» Muti che l'ha preceduta sul palco. Drusilla è elegante, ha classe, è bella e dice parole importanti, tutte al posto giusto nella frase. Ci ha insegnato che ognuno di noi è unico, che bisogna avere rispetto degli altri e dignità di se stessi. Questo è il messaggio.

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    Ma ce n'è un altro, assai meno incoraggiante: e cioè che gli uomini fanno le donne meglio delle donne. Che la donna più brava, elegante e intelligente è un uomo. Le altre donne che si sono avvicendate, sono impostate, comprimarie, fragili, accessorie. Ancillari. Lei/lui invece no: è stata, ha detto e fatto quel che una donna dovrebbe essere, dire e fare - però è un uomo. Adoro Drusilla da ben prima che calasse giù dalla scalinata di Sanremo. Sono al mondo abbastanza da aver apprezzato Paolo Poli quando faceva la donna.

     

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    Lui, a dire il vero, era sempre un poco più fuori dalla parte di quanto non sia Drusilla, più tagliente, ironico, soprattutto autoironico. Più complesso del personaggio Drusilla, e non solo perché erano altri tempi. Se Drusilla interpreta un personaggio, Poli lo creava, il personaggio. Ma ben venga, la nostra Drusilla.

     

    Teniamocela cara, di personaggi così bene interpretati ce n'è fin troppo pochi. Ma il punto è che Drusilla è, nell'universo Sanremo, l'unica donna che riesce a tener testa a un uomo. Ed è un uomo. Tutti ne dicono un gran bene. È piaciuta anche a me, ma non perché è o fa una donna. Perché è un bravo attore. Non perché si sia dimostrata la donna più tosta di tutto il festival. È un uomo, mica una donna!

     

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    Ostinarsi a definirlo una donna implica una conseguenza fastidiosa, insopportabile, profondamente maschilista. E cioè che solo un uomo possa essere una donna che val la pena ascoltare, ammirare, apprezzare per quel che è, fa, dice. Drusilla può insomma insegnare a noi donne come dovremmo essere e comportarci, perché è un uomo. Se questo è il Paese dove l'unica a fare una bella figura a Sanremo - nei panni di valletta, il che meriterebbe un discorso a parte - è un uomo travestito da donna, significa che siamo ancora messi piuttosto male. Donne e uomini.

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