Francesco Palmieri per il Foglio - Estratti
GUSTAVO ROL
“L’incroyable Rol, qui ne sera croyable qu’après demain seulement” (Jean Cocteau)
Non fu un sacco di cose Gustavo Adolfo Rol. Soprattutto non fu quelle per cui, a centoventi anni dalla nascita e a ventinove dalla morte, di lui ancora si parla e se ne scrive entusiasmati o dubitanti. Non fu un chiaroveggente né uno spiritista, non un guaritore né un paragnosta brevettato. Un guru tantomeno. Non si attribuì poteri o facoltà speciali ma “possibilità”,
(…) Non fu un sacco di cose Gustavo Adolfo Rol, figlio della migliore borghesia torinese, avviato dal padre banchiere alla sua stessa carriera nella Comit, cresciuto tra libri d’arte e musica classica, tra il gusto antiquariale e l’afflato filantropico che lo avrebbe inclinato per il resto della vita a un umanitarismo deamicisiano senza libro Cuore e a una fede cristiana poco bigotta e più disposta al tremendo e giocoso stile di Don Bosco, al quale assomigliò per la dimestichezza con le visioni premonitrici e il gusto per il gioco.
GUSTAVO ROL
Se il santo salesiano si produceva nella prestidigitazione per strappare i ragazzi alla strada e tenerli all’oratorio, Rol sfoggiava i suoi “esperimenti” con le carte francesi per riempire il proprio elegantissimo salotto sul Parco del Valentino e mostrare che sì, qualcosa c’è oltre la materia. C’è lo “spirito intelligente”. E c’è una legge divina meno distante delle stelle che la scienza non può (ancora) spiegare e su cui, nel dubbio, potrebbe tacere. Sospendendo, se scienza fosse saggezza, il giudizio a beneficio dei posteri.
Rol affascina sempre perché è tuttora un enigma e Enigma Rol è il titolo del docufilm di Anselma Dell’Olio presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e che andrà nelle sale il 6, 7 e 8 novembre. Non è un tentativo di sciogliere i dubbi né di parteggiare pro o contro, non l’agiografia di un personaggio tra i più dispari del Novecento italiano, ma la ricucitura di una vita attraverso episodi salienti, documenti, testimonianze dirette fissate prima che vadano disperse tutte.
gustavo rol con riccardo muti
E’ l’esito di un viaggio a prove di regia ravvicinate che ha portato Anselma Dell’Olio senza soluzione di continuità da Fellini (con Fellini degli spiriti ) a Zeffirelli (con Franco Zeffirelli, conformista ribelle ) a Gustavo Adolfo Rol, che fu del primo e del secondo più che un amico, metronomo spirituale, la luce nella notte per orientare i passi ma pure estroso compagno di allegria.
Ispirato dalla Torino di Don Bosco e devotissimo alla Vergine della Consolata, tenne lo sguardo rivolto alla Francia e all’amatissimo Napoleone
La fama di Rol richiamò a casa sua molte celebrità nazionali e internazionali e se lui fu solamente, come lo etichettò con sprezzo Piero Angela nel 1978, “un mediocre prestigiatore”, riuscì comunque a strabiliare eterogenei e non mediocri cervelli. Da Cesare Romiti a Vittorio Gassman, da Gianni Agnelli a Riccardo Muti, da de Gaulle a Cocteau, da Pitigrilli a Vittorio Messori. Con loro, una congrua quantità di rinomati clinici torinesi che successivamente avrebbero testimoniato con una mano sul fuoco della genuinità di quegli “esperimenti”.
gustavo rol e federico fellini nel 1986
(…) Secondo Fellini, Rol poteva sembrare “un preside di provincia, di quelli che qualche volta sanno anche scherzare con gli allievi e fingono piacevolmente di interessarsi ad argomenti quasi frivoli”. “Ma”, aggiungeva, “nonostante tutta questa atmosfera di familiarità, di scherzo tra amici, nonostante questo suo sminuire, ignorare, buttarla in ridere per far dimenticare e dimenticare lui per primo tutto ciò che sta accadendo, i suoi occhi, gli occhi di Rol non si possono guardare a lungo. Sono occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che viene da un altro pianeta, gli occhi di un personaggio di un bel film di fantascienza”.
la pagina del corriere della sera dedicata a un dialogo fellini rol 31 dicembre 1978.
Uno sguardo tuttavia “accogliente” è quello che rimane nella memoria di Giuliano Ferrara, con i profondi occhi azzurri di Rol assai diversi dalle pupille dilatate del famoso ipnotista da palcoscenico Cesare Gabrielli, forgiatore del proverbiale imperativo “A me gli occhi!” (nobilitato quale “artefice magico” da D’Annunzio ma parodiato da Eduardo De Filippo). Col suo sguardo, rievoca l’attrice Adriana Asti che gli divenne amica, Rol “intuiva le persone” leggendo negli animi non meno che nei libri chiusi. E come nel racconto di John Cheever, in cui “una radio straordinaria” capta e rimanda le conversazioni più intime dell’intero vicinato, le antenne di Rol parvero capaci a quanti lo conobbero di percepire le loro voci interiori, di intercettarne i malanni, di presagire sventure ed elargire ammonimenti per sventarle.
Credere o non credere, forse non è questo il problema.
(…)
giuliano ferrara E anselma dell olio
P.S. una mattina dei primi anni Ottanta, per averne tanto sentito parlare, chi scrive cercò il numero di Rol sulla guida di Torino e si prese la briga di telefonare. Rispose subito senza fingere, come usava spesso, di essere “il maggiordomo”, e a una domanda impegnativa replicò come se già conoscesse l’impertinente giovane. Il tono fu burbero ma ciò che disse corrispondeva al vero, come anni dopo, non seguendo il suo consiglio, fu dato constatare.
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