1 - OGGI RENZI COMPLETA IL GOLPE ORMAI LA RAI È TUTTA ROBA SUA
Fabrizio De Feo per “il Giornale”
valerio onida bianca berlinguer
È bufera sulle nomine dei nuovi direttori Rai. L'accusa più morbida è quella che condanna il varo di un vero e proprio monocolore renziano, la creazione di una «Tele Rignano» a immagine e somiglianza del premier, quella più dura è quella che evoca una informazione modello Turchia post-golpe. Fatto sta che le proteste piovono un po' da tutte le latitudini politiche e approdano sia in una accesa riunione serale della Commissione di Vigilanza Rai sia nel consiglio di amministrazione di Viale Mazzini.
RENZI E CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
Il clima infuocato e la raffica di commenti indignati non sembrano comunque poter scalfire la mappa dei nuovi direttori dei Tg. I giochi sembrano ormai fatti. L'ultimo passaggio formale avverrà questa mattina nel Cda e poi si procederà alle sostituzioni previste: resta Mario Orfeo al Tg1, Luca Mazzà sostituisce Bianca Berlinguer (la nomina che accende le proteste più accese alla luce del profilo poco «renziano» della direttrice), Ida Colucci andrà al posto di Marcello Masi, Andrea Montanari al Gr e Nicoletta Manzione a Rai Parlamento. Questa mattina durante il Cda non si voterà su un pacchetto unico: verranno messe in votazione le singole nomine.
RENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
È molto probabile che alcuni consiglieri su alcuni nomi sceglieranno l'astensione o il voto contrario. Difficilmente però - con un cda composto da 4 membri di maggioranza e 3 di opposizione - si potrà arrivare a una maggioranza dei due terzi, come previsto dalla nuova legge approvata anch'essa dalla maggioranza renziana. Un meccanismo che di fatto blinda le scelte dell' amministratore delegato Antonio Campo Dall' Orto.
IDA COLUCCI
Di certo, oltre alla prevedibile indignazione di Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle, segnali arrivano anche dalla minoranza Pd dove si parla di «compartecipazione a vecchi vizi» e di «normalizzazione della Rai». E tra i «giovani turchi» del Pd si fa strada una preoccupazione: «Stiamo riuscendo nell' impresa di essere costretti a passare l' estate a spiegare ai nostri elettori che abbiamo epurato la Berlinguer», sottolineano nella componente dem.
Parole forti che indirizzano i non renziani del partito verso un atto di censura nei confronti dell' ad Campo Dall' Orto per la decisione di formalizzare le nomine senza un confronto sul piano editoriale. L'orientamento è quello di presentare un documento di non approvazione e tentare di sbarrare la strada all' affondo.
Se questo tentativo andasse in porto allora potrebbe aprirsi qualche spiraglio per un contrattacco da parte del cda che potrebbe convincere i vertici Rai a rimandare le nomine a gennaio, in modo da slegarle dal sospetto di essere finalizzate a una ulteriore stretta sull' informazione in vista della battaglia referendaria, fondamentale per il futuro di Renzi.
LUCA MAZZA
Di spina in spina e di polemica in polemica, per la Rai c'è anche da fare i conti con gli strascichi della grande infornata di nomine di esterni Rai. I vertici di Viale Mazzini sono alle prese con un atto formale dell' autorità nazionale Anticorruzione che ha convocato il presidente Rai, Monica Maggioni e l'ad Antonio Campo Dall' Orto per ascoltarli nell' ambito dell' istruttoria «volta ad accertare la sussistenza di presunte irregolarità nell' assunzione di 21 dirigenti esterni, ovvero se siano avvenute in contrasto con quanto previsto dal Piano triennale di prevenzione della corruzione e dallo Statuto della Rai». Una procedura di indagine che si concluderà entro settembre con la risposta all' esposto presentato dall' Usigrai.
2 - «L' ORDINE È ARRIVATO DA FUORI...» I GRANDI EX STRONCANO IL GOVERNO
Gi.Ma. per “il Giornale”
enrico mentana
Il coro dei pareri è unanime: alla fine la svolta storica promessa da Renzi c' è stata. Addio alla lottizzazione dei Tg, arriva l'era del monocolore. Al di là delle bordate delle opposizioni, le bocciature più pesanti sono quelle delle grandi firme ex colonne della Rai, come Enrico Mentana e Giovanni Minoli.
«Questa storia del cambio di direttori nei tg Rai è tristissima e pacchiana insieme», chiosa su Facebook il direttore di TgLa7. Che dà una lettura chiara della renzianizzazione: «È chiaro che l'obiettivo era rimuovere Bianca Berlinguer dal Tg3. Ed è chiaro che i top manager Rai questo obiettivo proprio non se lo erano prefisso, tanto è vero che poche settimane fa sono stati presentati i palinsesti della nuova stagione, senza tenere conto di un possibile spazio risarcitorio per lei. Insomma, l' ordine è venuto improvviso e da fuori».
giovanni minoli
Tra l' altro, il piano per le news di Carlo Verdelli è all' esame praticamente in contemporanea alle nomine. La sensazione è che, nonostante le nomine di consulenti dai nomi altisonanti, alla fine la gestione sia stata tutta politica. Anche Minoli rimarca che la decisione è stata presa «senza nessun progetto». «Non si capisce - incalza il giornalista - cosa abbia progettato la direzione di Verdelli. Non so se serviva una struttura dedicata all' informazione per eliminare la Berlinguer». La scelta di puntare su giornalisti interni per le direzioni probabilmente doveva smussare gli angoli, ma anche questo non basta a convincere i critici.
verdelli
«Quanti stipendi ci vogliono per licenziare la Berlinguer? Allora valeva molto...», accusa ancora Minoli. Per Enrico Mentana è anche evidente che l' accelerazione sia collegata alla campagna per il voto popolare sulle riforme costituzionali. «In vista del referendum? Direi proprio di... sì - scrive ancora Mentana - Ma per non farla troppo evidente si è pensato di non sostituire solo lei. Quindi via anche Masi dal Tg2, così, per compagnia, per dimostrare alla Commissione di Vigilanza che non è un fatto personale, e politico. Una foglia di Fico, insomma».
Non meno dure le reazioni politiche, a partire da quelle interne al partito del premier.
«La vicenda Rai di questi giorni - dice Pier Luigi Bersani - raffigura un Pd pienamente partecipe dei vecchi vizi. Questo non può essere in nessun modo il volto del Pd». Non ci va leggero nemmeno Cuperlo su Twitter: «#Renzi l' aveva promesso: fuori i partiti dalla #Rai. Dentro, solo il governo».
IL SALUTO TRA RENZI E BERSANI
Durissimi gli azzurri Gasparri e Brunetta: «Renzi come Erdogan» e per Mariastella Gelmini, membro della Vigilanza Rai, «non è un bel regalo al servizio pubblico trasformare la Rai in un comitato elettorale per il Sì al referendum istituzionale». Per i Cinque stelle Alessandro Di Battista annuncia la mobilitazione: «Se loro occupano la Rai noi staremo in piazza». Di fatto, le prese di posizione di queste ore aprono a un fronte comune in Vigilanza tra bersaniani, Forza Italia, M5S e Lega contro il direttore generale Antonio Campo Dall' Orto.
intervento di carlo freccero
E c' è addirittura un Carlo Freccero ottimista sull' esito finale: «Anche io faccio una previsione - dice il membro del cda Rai - Le nomine non ci saranno. Perché? Il motivo è semplice: non ci saranno, perché non si può fare un monocolore, una scelta degna della vecchia Dc anni '50. Non è possibile. Il Pd non è autoritario, non è come la vecchia Dc». Ma ha tutta l' aria di essere una profezia molto ottimista, perché, nonostante i mal di pancia anche di Alfano e dei Giovani Turchi Pd, il cda Rai è blindato.
Amara la conclusione di Mentana: «Masi sarà danno collaterale di una guerra politica, che conferma al di là di ogni sarcasmo che tutti noi paghiamo la Rai nella bolletta della luce, ma le mani sull' interruttore sono sempre le stesse». Gli fa eco Pierluigi Battista: «Non è vero che il governo è imballato. Il nominificio Rai funziona alla grande. C' è anche la copertura finanziaria: il canone».