Alessio Ribaudo per il "Corriere della Sera"
medici no vax
Sono scattate le prime sospensioni per medici, infermieri, Oss che hanno rifiutato nei mesi scorsi di essere vaccinati contro il coronavirus. A quasi tre mesi dall' approvazione del decreto che lo impone agli operatori sanitari, secondo gli ultimi dati forniti dalla struttura del commissario per l' emergenza Covid-19, sono 45.753 mila gli operatori sanitari che, a venerdì scorso, erano «in attesa di prima dose o unica»: il 2,3 per cento. Il numero più elevato è in Emilia- Romagna: sono 14.390 (il 7,9% del totale). Poi c' è la Sicilia (9.214, 6,5%), la Puglia (9.099, 6,5%), il Friuli-Venezia Giulia (5.671, 11,9%), il Piemonte (2.893, 1,9%), le Marche (1.181, 2,6%), Umbria (928, 3%). Alto anche il dato nella Provincia di Trento (2.205, 11%).
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Ieri in Alto Adige è scattata la procedura di sospensione per 333 operatori sanitari. Altri 15 dell' Asp di Reggio Calabria e un veterinario di quella di Catanzaro sono stati sospesi per aver rifiutato le dosi. A Ragusa, nei giorni scorsi, l' Asp aveva avviato la procedura per 25 professionisti. In dieci hanno deciso di vaccinarsi e sono stati reintegrati.
A Messina sono state spedite 98 lettere con richiesta di chiarimenti e si attendono le risposte.
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All' interno delle professioni sanitarie sono partiti i distinguo. «Stimiamo che i medici non vaccinati siano circa mille, ovvero il 2% - dice al Corriere il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli - ma dubito che i colleghi no vax possano essere considerati medici: è come se un ingegnere non credesse alla matematica e non si può affidare la salute a chi non crede nei vaccini. Oggi immunizzarsi è un requisito professionale e lo condivido».
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Per Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche, «da noi solo un numero sparuto non si è immunizzato, diverso è per gli operatori di interesse sanitario con mansioni meno qualificate, privi di un Ordine: qui la percentuale è del 10-15: molti purtroppo lavorano nelle Rsa con gli anziani».
Da Nord a Sud, le Aziende sanitarie stanno procedendo alla «conta» di chi manca all' appello e, come prevede la legge, hanno fatto partire migliaia di lettere con l'invito a presentare, entro 5 giorni, la documentazione che attesta l' inoculazione, la prenotazione o l' esenzione per patologia. Chi non risponde o invia prove insufficienti, è invitato formalmente a vaccinarsi. Se non lo fa, sono informati sia l' Ordine sia il datore di lavoro e scatta la sospensione dalle prestazioni o mansioni con «contatti interpersonali o, in qualsiasi forma, a rischio di diffusione del contagio».
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In Valle d' Aosta, l' Usl ha inviato le lettere e le relative prenotazioni a 220 sanitari.
Duro anche il governatore del Piemonte Alberto Cirio: «Applicheremo la legge, con l' attribuzione di mansioni diverse e, in estrema ratio, con l' interruzione del rapporto di lavoro». In Veneto, mercoledì sono partite le missive, poi si procederà alle eventuali sospensioni. In Emilia-Romagna sarebbero circa 5 mila gli operatori per cui è già stato attivato l' iter.
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In Toscana Renzo Berti, direttore dell' Asl Centro, rassicura che almeno duemila «ritardatari» hanno prenotato l' appuntamento per l' inoculazione della prima dose. Su 4.891 sanitari segnalati nell' Aretino, Senese e Grossetano oltre 1.260 hanno preso appuntamento. Nelle Marche è stata spedita la lettera a 1.181 professionisti mentre, in Campania, le Asl convocheranno i 700 camici bianchi che non hanno aderito alla campagna. In Italia, a oggi, si sono infettati 29.282 sanitari: 402 nell' ultimo mese. E il Covid ha ucciso 359 medici.
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