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“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
La Stampa, non un ragazzo ma un marocchino
Vittorio Feltri racconta sul Tempo il suo amore per la Capitale e osserva: «A Roma c’è il Vaticano, ed il solo fatto di accogliere sul suolo romano il Papa e la madre di tutte le chiese viene percepito come una protezione divina, una assoluzione automatica e dovuta che in qualche modo cancella tutti i peccati dei romani, una religiosità casereccia che li fa tornare santi e vergini con un semplice segno della croce e due Pater Nostrum e Ave Mariae, recitati senza naturalmente andare mai a confessarsi». E anche senza conoscere il latino, considerato che sono Pater noster e Ave Maria.
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La Verita?, distributore vestito da Batman
Dal sito della Stampa: «Non sarebbe di un ragazzo ma di un marocchino il cadavere trovato stamattina all’alba in via Ticino a Oleggio, vicino a un fossetto». I marocchini, com’è noto, nascono già con la barba, pronti per la catena di montaggio a Mirafiori.
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Sul Giornale, Hoara Borselli intervista il vicepremier Antonio Tajani. Domanda: «Ma lei vede bene la Von der Leyen». Risposta: «Si». Domanda successiva: «È un tema che le sta particolarmente a cuore». Risposta: «Si». Dalla «lingua del sì» siamo passati a quella del «si», con buona pace di Dante Alighieri, che nella Divina Commedia scrive «del bel paese là dove ’l sì suona» (Inferno, XXXIII, 80).
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Titolo dal Corriere della Sera: «“Io garbato” / La linea del sindaco / Salvini: non c’entro». Catenaccio: «Il ministro: pratica seguita da altri». Tutto chiaro.
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Nella rubrica Spina di Borgo sul Foglio, il vaticanista Matteo Matzuzzi, pubblicizzando un podcast vaticano sul rapporto tra Chiesa e nazionalsocialismo, scrive che «“Il Vicario” di Rolf Hochhuth arriverà solo nel 1964». Invece il dramma Der Stellvertreter, fortemente critico del comportamento di Pio XII a proposito della persecuzione e dello sterminio degli ebrei, venne rappresentato per la prima volta a Berlino già il 20 febbraio 1963 e giunse in Italia soltanto due anni più tardi, beccandosi una sonora stroncatura storica da Giovanni Spadolini in un articolo apparso sul Resto del Carlino il 18 febbraio 1965.
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Secondo Rinaldo Frignani (Corriere della Sera), la senatrice a vita Liliana Segre «presiede la Commissione del Senato per lo studio dei fenomeni di intolleranza, razzismo, istigazione all’odio e alla violenza che porta il suo nome». Non bastava che venisse deportata da bambina ad Auschwitz, dove furono gasati il padre Alberto e i nonni Olga e Giuseppe: ci voleva anche un giornalista maldestro che la indicasse come colei che ha dato il nome a un certo tipo di violenza.
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Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano: «E invece ecco una bella trasmissione nuova di zecca in arrivo per Mario Sechi, ora direttore di Libero. Una cosa defilata, per non dare troppo nell’occhio». Esistono anche le cose defilate che danno nell’occhio?
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Maurizio Belpietro, direttore della Verità, si ostina a ricorrere, nei suoi editoriali, a un francese zoppicante. Riferendosi a Emmanuel Macron, parla di «monsieur le president». La grafia corretta è président, con l’accento acuto sulla prima e.
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Su Domenica, supplemento culturale del Sole 24 Ore, Armando Torno parla del poeta Ezra Pound arrestato nel 1945 con l’accusa di propaganda antiamericana: «Si decide di rinchiuderlo nel manicomio criminale di St. Elizabeths, in attesa che possa riprendersi. Qui passerà tredici anni, senza aver subìto un processo, soprattutto senza che gli venga restituita la personalità giuridica».
Sbagliato: era in ballo la capacità giuridica. La personalità giuridica designa invece la capacità di un ente di essere soggetto di obblighi e titolare di diritti, quindi trattasi di una creazione del diritto e non di un soggetto reale, come documentato in un interessante saggio di Filippo Ranieri, L’invenzione della persona giuridica (Giuffrè Francis Lefebvre).
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La pagina Facebook del Corriere della Sera riporta una frase di Lilli Gruber tratta dalle risposte date ai lettori su 7, il settimanale del quotidiano milanese: «La scelta del linguaggio di Giorgia Meloni non è neutra: la leader di Fratelli d’Italia ha imparato da Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump. E la sua tecnica è quella della contrapposizione estrema, del “noi opposti a loro”, di gruppi sociali inconciliabili; è un metodo che prospera sulle paure ed esaspera l’insofferenza verso l’anniversario che diventa nemico da odiare, chiunque egli o ella sia». L’anniversario odiato da Meloni sarà il 25 aprile?
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Titolo dalla Verità: «Ruba le sigarette dal distributore vestito da Batman: ladro in manette». Non sapevamo che esistessero i cosplay anche fra i distributori automatici e che avessero una predilezione per il costume del personaggio dei fumetti creato da Bob Kane e Bill Finger. (A parità di battute e di righe, era decisamente preferibile una diversa costruzione del periodo: «Vestito da Batman ruba le sigarette dal distributore: ladro in manette»).
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Secondo Milano Today, la petizione per intitolare l’aeroporto di Milano Malpensa a Luca Attanasio, l’ambasciatore ucciso in Congo nel 2021, «lanciata in rete ha raccolto 5mila firme in poche ore», strilla il titolo. Poi vai a leggere il testo e scopri che «in pochi giorni la petizione lanciata on line ha raccolto quasi 5mila firme». Ecco una redazione che tiene il tempo.
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