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    “LA SCARAMANZIA CHIEDE, PRETENDE RISPETTO” – LA DELUSIONE E LE LACRIME DI NAPOLI PER LA FESTA SCUDETTO RINVIATA. FABRIZIO RONCONE: “CALMA. È UNA STORIA DESTINATA A FINIRE COMUNQUE BENE, MA CHE BOTTA. PROPRIO QUI, DOVE CHIUNQUE POSSIEDE UN CORNO O IN CORNETTO, NELL’ULTIMA SETTIMANA È SALTATO OGNI FRENO, OGNI PRECAUZIONE. SE L’ERANO GIÀ ASSEGNATO, IL TITOLO. L’ENTUSIASMO HA DILAGATO…” – IL VIDEO DAI QUARTIERI SPAGNOLI: “DELUSI? NO, SIAMO NATI PER FESTEGGIARE”


     
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    Estratto dell’articolo di Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

     

    napoli tifosi festeggiano gia lo scudetto 2 napoli tifosi festeggiano gia lo scudetto 2

    Calma. È una storia destinata a finire comunque bene (il vantaggio del Napoli in classifica resta, francamente, pazzesco). Solo che non eravamo arrivati all’ultima pagina, ecco. Detto questo: che botta.

     

    Usciamo dallo stadio Diego Armando Maradona – ti sei distratto, eh – tra bandiere arrotolate e trombe senza più fiato, i fidanzati abbracciati, i bambini tristi che tengono per mano papà con occhi pieni di lacrime trattenute, tutti a passo lento dentro un silenzio forte, profondo, sceso improvviso come una coperta su una città stordita e incredula, addobbata d’azzurro e di scudetti tricolore, ora sinistramente scossa dal legittimo sospetto di avere osato troppo. Di non essere stata, insomma, abbastanza scaramantica.

     

    luciano spalletti napoli salernitana luciano spalletti napoli salernitana

    È successo, esattamente, qui. Dove chiunque possiede un corno o un cornetto, all’occorrenza mettono la mano in tasca e lo toccano, e se non basta con le mani toccano anche altro, ferro e non solo, perché agli influssi negativi credono tutti: ci sono case dove all’ingresso trovi ancora una treccia d’aglio contro il malocchio — «Aglio, fravaglio, fattura cà nun quaglio. Corna, bicorna, capa r’alice e capa r’aglio» —, il gobbo (‘O scartellato) viene accarezzato fin dal Medioevo come portatore di fortuna certa ed Eduardo De Filippo, sulla superstizione, ha scritto addirittura una bellissima commedia: «Non è vero… ma ci credo».

     

    […]

     

    napoli tifosi festeggiano gia lo scudetto napoli tifosi festeggiano gia lo scudetto

    Nell’ultima settimana è saltato ogni freno, ogni precauzione. I primi ad esagerare, gli artigiani del presepe che creano i pastorelli più famosi al mondo: in via San Gregorio Armeno hanno appeso uno striscione con la scritta «Benvenuti a Napoli, città d’arte e campione d’Italia».

     

    Capite? Se l’erano già assegnato, il titolo. L’entusiasmo ha dilagato: dai vicoli dei Quartieri alle terrazze del Vomero, agli alveari di cemento della periferia. Ogni finestra, ogni balcone, ogni portone con i sacri paramenti calcistici della festa. Persino la camorra ha pensato di non potersi più permettere il lusso della scaramanzia: così – velocemente – ha sospeso la produzione di falso abbigliamento griffato (borse, cinte, portafogli), mettendo i laboratori clandestini al lavoro su bandiere, sciarpe, gadget scudettati.

     

    napoli tifosi festeggiano gia lo scudetto 1 napoli tifosi festeggiano gia lo scudetto 1

    La pressione mediatica ha poi finito per convincere un’intera popolazione di essere, dopo 33 anni d’attesa, nel giusto. Un lungo servizio della Bbc, reportage del New York Times, Le Monde ha dedicato una pagina intera ad Aurelio De Laurentiis.

     

    […]

     

    È fatta? Sì, forse, quasi. Ma l’Inter deve prima battere la Lazio, o almeno pareggiarci. E poi il Napoli deve vincere con la Salernitana. Un programmino niente male (anche se Maurizio Sarri, con il consueto stile, diceva che era «tutto apparecchiato», lasciando intendere che la Salernitana si sarebbe presentata solo per il brindisi finale: infatti).

     

    festa scudetto napoli 4 festa scudetto napoli 4

    Luciano Spalletti, però, i pericoli sa annusarli. Non è solo un maestro di calcio, è anche uno che si porta addosso tanta vita. Andate a riguardarvi la conferenza stampa di sabato. Osservategli le pupille, il collo più incassato del solito, quel gesticolare tormentato, come volesse afferrare qualcosa che gli sfugge. La dotta citazione del «Piccolo Principe», più per deviare l’attenzione, ed evitare altre domande: era molto preoccupato.

     

    […] le prime scene di questa domenica mattina tolgono il fiato. C’è un’eccitazione diffusa, travolgente, entusiasmante. In via Toledo, gli ambulanti abusivi sudafricani (avvertite il ministro Francesco Lollobrigida: parlano tutti un perfetto napoletano), si siedono sui marciapiedi e — suonando con i loro tamburi — scatenano stupende tarantelle di gruppo. Fumogeni azzurri. Caroselli di auto. Le tv partono con le dirette.

     

    di lorenzo napoli salernitana di lorenzo napoli salernitana

    Arrivano whatsapp di amici ultrà interisti: così sicuri della «pazza Inter»? Sì. La partita viene seguita — un po’ distrattamente — sui cellulari, davanti alle televisioni dei bar, ordinando calzoni e tranci di pizza, sfogliatelle e caffè, tanti caffè perché la notte — è opinione comune — sarà dolce e lunga.

     

    Il gol del vantaggio laziale apre una minuscola fessura di inquietudine negli animi: azz, e adesso? Ma niente, tranquilli: ecco il pareggio di Lautaro, e poi il gol di Gosens, e ancora Lautaro. Forza, è il momento di andare allo stadio. Immagine biblica: si avviano a migliaia.

     

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    È struggente questa cosa che chi non è riuscito ad accaparrarsi un biglietto abbia deciso di restare fuori e cantare come se fosse dentro. Perché si canta, non si prega. Perché non esiste alternativa alla vittoria. Perché è già scritto. Ma dove?

     

    Tutti quelli che hanno visto tanto calcio, però, capiscono subito che non è il solito Napoli: leggero, veloce, la play-station che Spalletti s’è inventato quest’anno. Forse un po’ di braccino, forse la stanchezza di una stagione lunga. In più, la Salernitana: che, giustamente, vuol dimostrare a Sarri come la lealtà sportiva sia ancora, nel calcio italiano, un valore.

     

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    Durante il secondo tempo viene — di colpo — riscoperta l’antica funzione dei corni e dei cornetti. Sfiorati, stretti, baciati. Non serve. Kvaratskhelia, poco preciso. Osimhen, un Pulcinella cupo. Il gol di Olivera tiene appena 22 minuti: poi ecco il pareggio di Dia. Perché la scaramanzia chiede, pretende rispetto. O ci credi. O non ci credi. Ma poiché qui tutti ci credono, tutti sanno che il pareggio è giusto (però, guaglio’, coraggio: vediamo giovedì, a Udine, come va).

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