Angelo Allegri per il Giornale
Se in Germania si votasse oggi, la Democrazia Cristiana, il partito di Angela Merkel, conquisterebbe il 36% dei voti, circa il doppio dei rivali più temibili, socialdemocratici e verdi. Quanto alla Cancelliera, non è mai stata così popolare: secondo i sondaggi il 66% dei tedeschi giudica con favore il suo operato. Merito, o colpa, del coronavirus: la mano sicura con cui Angela ha gestito le settimane dell' emergenza, il tono pacato dei discorsi tv con cui ha spiegato le decisioni del governo, hanno fatto ancora una volta breccia nell' opinione pubblica. Con tutti gli alti e bassi tipici della politica, è così da 15 anni.
CONTE E MERKEL
Perchè 15 anni fa, il 18 settembre del 2005, la Merkel vinceva le sue prime elezioni. Al potere, in quel momento, c' erano Tony Blair, George W. Bush, Jacques Chirac, statisti di un' epoca lontana. Lei si preparava a diventare il politico più potente d' Europa e il premier più longevo di una democrazia occidentale. Di elezioni, da allora, non ne ha più persa una. Forse perchè ha saputo imparare dalla prima, che in realtà fu un mezzo passo falso.
Partita con pronostici largamente a suo favore, condusse una campagna incerta e perfino controproducente (propose tra l' altro la flat tax, idea che i conservatori tedeschi trovarono indigesta). La sera del voto si ritrovò con un solo punto di vantaggio sul rivale, il Cancelliere in carica Gerhard Schröder. Poco, rispetto alle aspettative. Poi Schröder compì un clamoroso suicidio politico.
Un aneddoto passato alla -piccola- storia della politica tedesca racconta che i due arrivarono nello stesso momento alla sede della tv di Stato, dove dovevano commentare i risultati. Vedendo la leader democristiana, l' usciere al portone la salutò con un sonoro: «Buonasera signora Cancelliera». «Non è lei il Cancelliere, sono io», ruggì infuriato il fumantino Schröder, che nel dibattito in diretta tv, di fronte a tutto il Paese, diede sfogo alla sua rabbia, risultando aggressivo e antipatico. Al contrario la Merkel si mostrò tranquilla e ragionevole; poi, nelle settimane successive, diede prova delle capacità di manovra e posizionamento diventate con il tempo leggendarie.
Era nato il «metodo Merkel» e in novembre l' ex leader dei Giovani Comunisti della sua scuola, nella vecchia Ddr, ricevette l' incarico di formare un governo di Grande coalizione tra democristiani e socialdemocratici.
BERLUSCONI MERKEL
SCIENZA ED EMOZIONI
Sull' essenza di questo «metodo» e sui segreti del suo successo sono state scritte biblioteche intere. Due studiosi italiani, Silvia Bolgherini e Gabriele D' Ottavio (La Germania sospesa, il Mulino) hanno sintetizzato in poche righe il loro pensiero: «Sin dal suo primo mandato di governo, la Cancelliera è apparsa come una leader politica poco carismatica, incapace di coinvolgere emotivamente le masse, cauta nelle promesse, pacata nei toni e non particolarmente brillante nell' arte oratoria». Non sembrano proprio le stimmate dello statista destinato a entrare nei libri di storia, ma così è. Altrettanto noto è l' approccio scientifico della Cancelliera, che elabora e sminuzza analiticamente le questioni sul tappeto come fossero dei campioni da esaminare in laboratorio.
Uno stile in lei così connaturato da venire applicato anche alla vita privata. Ulrich Merkel, il collega, fisico anche lui, che Angela sposò a 21 anni e da cui ha divorziato a 24 (mantenendone il cognome), ha raccontato in un' intervista la rottura del loro rapporto: «Improvvisamente un giorno fece le valigie e se ne andò dall' appartamento che condividevamo. Aveva soppesato con cura tutte le conseguenze, analizzato ogni singolo pro e contro.
Ci separammo in modo amichevole». Niente litigi, niente urla, nessun sovraccarico emotivo. Il problema andava valutato e risolto.
C' è un altro aneddoto che in Germania tutti conoscono e che viene spesso citato per sottolineare la freddezza professorale, la mancanza di empatia della Cancelliera: risale al luglio del 2015. A un incontro con i giovani le rivolge la parola una profuga appena tredicenne, arrivata quattro anni prima dal Libano. Nel frattempo è andata a scuola in Germania, si è integrata, parla bene tedesco. Ma a lei e alla sua famiglia la legge non garantisce asilo.
angela merkel donald trump
La ragazza sente la minaccia della deportazione avvicinarsi: «è davvero brutto vedere che gli altri godono della propria vita, quando tu non puoi essere con loro», dice alla Cancelliera. Quest' ultima potrebbe cavarsela con due parole di circostanza, ma non è nel suo stile. Le spiega, pragmaticamente, la situazione: «Vedi, potreste venire tutti dall' Africa, davvero potreste venire tutti. Ma noi non ce la faremmo a darvi una mano». La ragazzina scoppia in un pianto dirotto di fronte a tutte le tv. I giornali, la mattina dopo, parlano di cancelliera senza cuore.
REAZIONI ANTI-CRISI
L' altra faccia della medaglia, forse il vero segreto di Angela, quello che piace di più ai tedeschi, è la sua normalità, la concretezza: finita la giornata politica va al supermercato, o in un cinema d' essai a vedere le vecchie pellicole della Ddr comunista. Non ha, o almeno non declama, visioni di lungo respiro, ambizioni totalizzanti a cui adeguare l' azione politica. In Germania è una dote apprezzata anche a sinistra: «Il politico che ha delle visioni- disse una volta il socialdemocratico Helmut Schmidt -farebbe bene a farsi vedere da un bravo medico».
Il mestiere del Cancelliere è risolvere problemi per conto dei cittadini.
TURCHIA MERKEL
La Merkel ci riesce benissimo. Anzi, il meglio di sè lo da proprio nelle crisi, la sua forza non è l' azione ma la reazione. L' emergenza Covid è un esempio, ma dal punto di vista tedesco lo è stato anche la crisi dell' euro: passo dopo passo, con misura, è stata superata, l' euro c' è ancora e l' Europa pure.
Quanto allo sconvolgimento del 2015, quando la Merkel aprì le frontiere a quasi un milione di immigrati, è un tassello che rende ancora più complicato il giudizio su di lei. In quell' occasione la pragmatica Cancelliera, Merkiavelli, secondo il soprannome che si era guadagnata per la sua spregiudicata abilità manovriera, fece il contrario di quello che la sua carriera faceva immaginare. Anzichè adeguarsi ai sondaggi e alle paure degli elettori, gettò tutto il capitale politico accumulato in un' operazione ad altissimo rischio. I suoi indici di gradimento finirono ai livelli più bassi di un lunghissimo cancellierato. A cinque anni di distanza il giudizio sull' integrazione dei profughi arrivati allora è ancora aperto. Ma guardando i sondaggi sembra che i tedeschi l' abbiano quanto meno perdonata.
Oggi, a 15 anni dall' ascesa al potere, gli analisti sono incerti soprattutto sulla sua eredità. Adenauer, il primo Cancelliere del dopoguerra, è stato l' uomo del definitivo ancoraggio tedesco all' Occidente e all' Europa; Brandt sarà per sempre l' artefice della distensione e dell' Ostpolitik, l' apertura all' Est comunista; il nome di Kohl rimarrà legato alla riunificazione. Per Angela una valutazione è ancora prematura. Di sicuro si sa quando ci sarà il passaggio del testimone: esattamente tra un anno, in occasione delle prossime elezioni politiche. Da tempo ha detto che non ha intenzione di ricandidarsi, qualche settimana fa le hanno chiesto se per caso ci aveva ripensato.
«No, no, proprio no», ha risposto. E nel dirlo sembrava sollevata.
MERKEL DRAGHI MERKEL