Gianmaria Tammaro per www.lastampa.it
fellini degli spiriti 2
Federico Fellini, dice Milo Manara, era un uomo estremamente libero, e viveva la sua libertà nel cinema, nelle cose che faceva, nel mondo che ogni volta costruiva e decostruiva, metteva insieme, demoliva, provava a rievocare. Il cinema di Fellini era sempre sospeso, sempre a metà: tutti i suoi film parlavano di viaggi (fisici, interiori, mentali) e di sogno. Perché «non c’è niente di più sincero di un sogno», spiegava.
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In “Fellini degli spiriti” di Anselma Dell’Olio, al cinema con Nexo Digital il 31 agosto, l’1 e il 2 settembre, quello che viene raccontato non è solo il regista o il poeta o il visionario; è soprattutto l’uomo con la sua fede e le sue convinzioni, con la sua visione unica, immensa, del mondo. È un mosaico di interviste e di confessioni. Stupendo, enorme, travolgente. Fatto di voci che sfumano, di particolarità, di aneddoti, di un’onestà che sa di amicizia.
federico fellini giulietta masina
La cosa più vera la dice Vincenzo Mollica all’inizio. «Era un grande seguace della casualità». E la casualità sorprendeva Fellini, sottolinea il giornalista; proprio come voleva farsi sorprendere dalla vita. Spiriti e spiritualità, psicologia e fede, uomini e donne: sono tutte facce di una medaglia multiforme, infinita, piena di spicchi e di angolature, piena di significati e di essenze, e soprattutto piena di Fellini, di ciò che amava, di ciò che lo incuriosiva, di quello che voleva mettere in scena e offrire al suo pubblico. Era il primo di molti: il primo a farsi certe domande, il primo a provare a rispondere, il primo a dubitare. Un profeta, per qualcuno. Un mago, per qualcun altro.
Ferrara bacia la moglie Anselma
Come dice Nicola Piovani: non è di socialismo o di lotte politiche che parlava. Nei suoi film, c’è una fitta rete di simboli e di riferimenti, di Madonne candide ed innocenti, di estrema umanità e di una bellezza – per quanto assurdo possa suonare – bruttissima. Fellini vedeva, immaginava e sognava. E poi raccoglieva tutte queste cose – le strade e le persone delle sue passeggiate senza meta, le intuizioni ad occhi aperti, l’altro mondo in cui viveva quando dormiva – nelle sue opere, nella sua poetica, nella sua filosofia.
VINCENZO MOLLICA
Era un seguace di Jung, dell’interpretazione del subconscio, delle cose che non succedono ma che si sentono (o forse, proprio perché si sentono, succedono?). «Un uomo», diceva Fellini, «quando parla di una donna non fa altro che parlare della sua parte più oscura». E quindi non fa altro che parlare di sé stesso, di quello che non si vede, che non si conosce, che non si può toccare con mano. Fellini immortalava le cose nella loro doppia esistenza: quella di ogni giorno, dell’uso quotidiano, e quella ultraterrena, sospesa, incapsulata anch’essa nel concetto di viaggio.
FEDERICO FELLINI
Gli piacevano le stazioni dei treni e gli aeroporti. Gli piaceva meno doverli prendere gli aerei e sospendersi sulle teste degli altri. Era radicato nella sua realtà, nella sua Italia, nel suo mondo, e diceva: ogni volta che parto, non imparo niente di nuovo; vengo travolto da cose molto spesso inutili, che so già, vengo schiacciato dalla confusione, e non faccio nessuna scoperta.
Con il suo documentario (prodotto da Mad Entertainment con Rai Cinema, in collaborazione con Walking the dog, Arte e Rai Com), Dell’Olio riesce nella missione difficile, ma non impossibile, di mostrare aspetti inediti di uno dei registi più amati e più celebrati, e in un certo senso, con la sua eredità, con le interpretazioni che vengono costantemente date delle sue opere, delle sue scelte, del suo sguardo, più discussi di sempre.
fellini degli spiriti
Quando si parla di Fellini, si parla dei suoi film, degli alter-ego che vivevano nei suoi attori, di Mastroianni, delle donne; si parla del successo (e poco del successo contestato, urlato, preso d’assalto dalla Chiesa e dall’opinione pubblica, a cui, invece, la Dell’Olio concede grande spazio), e del talento.
Resta comunque un angolo nascosto, oscuro, lontano dalle luci e dai racconti, che in “Fellini degli spiriti” viene magnificamente fotografato. Il documentario stesso, con la sua struttura fatta di scatole cinesi, di argomenti che si uniscono ad argomenti, di concretezza che sconfina sempre di più nell’immateriale e nello spirituale, è un viaggio.
Partiamo subito, al primo minuto, con i titoli di testa animati; e non sappiamo dove ci stiamo dirigendo. È un viaggio bellissimo, ricco di testimonianze e di piccoli dettagli (e Fellini, come dimostrano i video d’epoca, era attentissimo ai dettagli: contava i respiri, i gesti, misurava i movimenti dei suoi attori, li riprendeva come un maestro di scuola se non erano come li aveva immaginati).
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Anche se incastonato in una cornice precisa ed elegante, in “Fellini degli spiriti” resiste una dimensione intima, di memorie e sincerità, in cui Fellini non è quasi mai il grande maestro – spesso grande poeta, spesso geniale indovino – ma sempre l’uomo, sempre il curioso, quello delle sedute spiritiche, dell’oroscopo («ho preso tutti i difetti del Capricorno e dell’Acquario»), l’amico che ti costringeva a gare assurde; che ti trascinava in giro per Roma e che poi ti chiedeva di fermarti davanti a San Pietro, davanti all’abbraccio del colonnato e di ascoltare; quello che vedeva e sentiva mille presenze nei vicoli più bui, che nell’umanità verace cercava le risposte alle domande più alte.
federico fellini
Nell’esistenza Fellini voleva sapere della non-esistenza, e i suoi film, così straordinari, così potenti, facevano da testa di ponte, un po’ qua e un po’ là, un po’ radicati nel vivo, nel concreto, nel mondano, e un po’ rivolti agli spiriti, alle sfumature, alle sensazioni, ai dubbi.
federico fellini
Fellini sapeva e non sapeva, vedeva e non vedeva; e come un pittore – lui che aveva iniziato come vignettista al Marc’Aurelio – dipingeva, colorava e disegnava ciò che sentiva, ciò che voleva, ciò che, specialmente, cercava. Il cinema era il suo viaggio, il suo percorso, non la sua meta; e nel cinema, come dice Manara, riversava tutta la sua libertà. “Fellini degli spiriti” apre uno scorcio nella fitta coltre di celebrazioni e di frasi tutte uguali, di ritornelli critici e servili, e porta la luce dove, per tanto tempo, c’è stata solo l’ombra: su Federico e non solo, e semplicemente, su Fellini.
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