Da Gisella Ruccia per il Fattoquotidiano.it
Maurizio Crozza
“La parodia di Crozza? Mi becco la presa per il culo e rido anche io come probabilmente molti spettatori. Mia moglie si diverte di meno, perché teme che parlino male di me e che mi deridano. Le donne sono più sensibili. Io, invece, per usare un’espressione di Crozza, me ne sbatto il cazzo“. Così, con il suo consueto stile politically incorrect, il direttore di Libero, Vittorio Feltri, commenta la graffiante imitazione che Maurizio Crozza ha reso celebre nella trasmissione “Fratelli di Crozza”, sul canale Nove. Ospite di Roberto Poletti in due puntate di “Forte&Chiaro”, su Telelombardia, Feltri commenta a tutto campo i fatti della settimana, non disdegnando di mettere un po’ alla berlina il M5S: “Luigi Di Maio candidato premier dei 5 Stelle?
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Se è stato scelto come il miglior fico del Bigoncio, penso che gli altri fichi facciano veramente schifo. Le parole di Di Maio sui sindacati? E’ vero che i sindacalisti fanno i sindacalisti perché non hanno voglia di lavorare, altrimenti lavorerebbero. Ma i 5 Stelle hanno trovato nella seggiola parlamentare il modo per tirare a casa un po’ di soldi per qualche anno. Si sono dati anche il limite di due mandati, per cui tra poco dovranno per forza di cose o andare a mangiare alla Caritas oppure mettersi a lavorare“. A Poletti che nota una moderazione insolita nel linguaggio del giornalista, Feltri risponde: “Ho già detto ‘cazzo’ una volta. Cosa posso fare?
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Non posso abbandonarmi al turpiloquio per far piacere a Crozza“. Ma il nobile proposito si sbriciola dopo qualche minuto. Raccontando un aneddoto personale, il direttore di Libero è irrefrenabile: “Ci sono coglioni che parcheggiano in seconda fila o buttano i mozziconi delle sigarette per strada. E’ una cosa da pazzi. Un giorno mi sono arrabbiato moltissimo con una persona che, davanti a casa mia, ha buttato un mozzicone a terra e io l’ho rimproverato. Lui mi ha risposto: ‘Eh, ma dove posso gettarlo”. Io gli ho risposto: ‘Una idea ce l’ho. Se lo infili acceso nel culo'”. Nel finale, Feltri si concede un lungo pensiero sull’avanzare degli anni: “Dicono che bisognerà andare in pensione a 70 anni, ma dal 2051.
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Io tra 30 anni sarò al cimitero, per cui me ne sbatto le palle. Parlo dell’età apposta, mica sono scemo. Così allungo la mia permanenza su questa terra”. E chiosa: “Io continuo a lavorare non perché abbia bisogno di soldi, ma perché mi terrorizza l’idea di stare tutto il giorno a casa con mia moglie. Io e lei andiamo molto d’accordo perché la vedo poco. Ma se dovessi stare tutto il giorno con lei, potremmo anche litigare. Non solo: m’immagino il dolore che potrei provare andando alla EsseLunga col carrello per riempirlo di prodotti che mia moglie mi ordina di comprare, magari scrivendo la lista su un foglio di carta. Poi magari io sbaglio la marca del latte, questa si incazza e succedono delle cose spiacevolissime. Io voglio lavorare, perché lavorare è più divertente che stare a casa”
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