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    VIVA NATALIA ASPESI! - LA GRANDE GIORNALISTA HA MESSO NERO SU BIANCO SU “REPUBBLICA” CHE L’ISLAM C’ENTRA, ECCOME, CON L’ASSURDO DESTINO DI SAMAN ABBAS: ''PERCHÉ QUESTE “FAMIGLIE CHE ARRIVANO IN EUROPA NON SI RENDONO CONTO CHE QUI IL MONDO È ALTRO?'' UNO SCHIAFFO ANCHE ALLE FEMMINISTE CHE TACCIONO SENZA ACCORGERSI CHE L’UNICO AD AVER SQUARCIATO IL VELO IN QUESTA STORIA È UN MASCHIO, IL FRATELLO DI SAMAN…


     
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    Costanza Cavalli per “Libero quotidiano”

     

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    Cosa che fino a qualche anno fa probabilmente non avrebbe fatto, Natalia Aspesi ha ammesso che l'Islam con lo schifoso destino di Saman Abbas c'entra. È una straordinaria giornalista e a novant'anni è più scatenata che in passato, come succede a certi vecchi intelligentissimi che a un certo punto mandano tutti al diavolo e dicono quel che vogliono.

     

    Ieri su Repubblica Aspesi ha messo nero su bianco l' oscurantismo in Pakistan, l' irriducibilità della tradizione patriarcale musulmana. È vero che non ha potuto resistere a postillare che pure in Italia fino a cent' anni fa il padre era padrone e che anche da noi in passato qualcuno ha ammazzato la figlia disobbediente.

    SAMAN ABBAS SAMAN ABBAS

     

    Ma le femministe, soprattutto quelle odierne, si guardano i piedi, e così non si sono accorte che l' unica lucetta di speranza in questa storia terrificante l'ha accesa un uomo di sedici anni.

     

    Il fratello di Saman, che pure aveva assistito a molto, era protetto dai parenti, i quali pensavano che lui non li avrebbe mai traditi, piccolo maschio musulmano fra grandi maschi musulmani, tanto che quando è stato fermato era alla frontiera italo -francese con lo zio.

     

    Il ragazzo invece era inorridito, disperato per la sorte della sorella e ha vuotato il sacco, ha inchiodato il parentado, e poi ha anche detto che avrebbe voluto uccidere lo zio ma uccidere non si può.

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    Da questa parte del mondo forse ci è sfuggito perché ci è sembrato normale, ma è lì che si è aperta la crepa da dove passa la luce. I giovani sono meglio dei vecchi, e spesso sanno capire da soli il giusto e l' ingiusto. Nessuna legge ha mai fermato i violenti, neppure la pena di morte.

     

    Alla micidiale commistione fra culto e tradizione, Aspesi ha girato attorno morbidamente, facendo domande di cui conosce bene la risposta: perché queste «famiglie che arrivano in Europa non si rendono conto che qui il mondo è altro?». E ha chiesto ai nostri amministratori: «Forse imporre una diversità di regole, se no via». Ma queste domande sono un artificio, perché al tempo di alcune conquiste sociali lei c' era, il divorzio, l' aborto.

     

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    Per cui sa che le leggi che funzionano vengono promulgate quando la società è pronta, non il contrario, nessuna norma fa crescere una comunità non matura. Tante giovani musulmane andranno a scuola, frequenteranno altri giovani, e dato che quasi tutti i genitori non ammazzano i figli, in questa generazione qualcosa di nuovo passerà, qualcosa le entusiasmerà, qualche insegnante le sveglierà al mondo, discutere con i coetanei le renderà critiche.

     

    Forse molte non parleranno finché non saranno uscite di casa, ma incontreranno altri ragazzi, musulmani e no, e questi giovani si ameranno, e ai loro figli insegneranno cose diverse da queste. Allora vinceranno anche le leggi.

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