Enrico Currò per “la Repubblica”
lionel messi
La partita numero mille di Leo Messi da professionista, col classico gol da biliardo e una decina di giochi di prestigio col pallone, non è stata normale e non solo perché con lui in campo la normalità non esiste.
Non lo è stata nemmeno per il dopo: al suo quinto e ultimo Mondiale, per la prima volta, il perenne protagonista annunciato del torneo ha parlato in un contesto meno caotico del solito, se il parametro è il numero dei microfoni e dei telefonini che lo circondano sempre, con la balaustra della zona delle interviste trasformata in barriera per contenere la calca dei giornalisti di ogni parte del mondo.
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Così, dopo il 2-1 all'Australia, complici la lunghissima attesa per l'antidoping e l'orario notturno in Qatar (ma tutta la Selección ha aspettato il suo capitano prima di lasciare lo spogliatoio, segno di rispetto e di una leadership diventata totale), la folla si è assottigliata. E il rito del colloquio collettivo e impersonale si è trasformato in una specie di confessione pubblica e nel primo bilancio del Mondiale a metà strada, visto con gli occhi - occhi fissi sugli interlocutori, oggi lui non abbassa più lo sguardo, mai - del fuoriclasse che sta di fronte all'unico obiettivo sempre mancato: la coppa del mondo.
lionel messi
Messi, la sua partita numero mille è stata la migliore di tutti i suoi Mondiali?
«Questo non lo so dire. Io non sapevo nemmeno che fosse la millesima. Me lo hanno detto all'ultimo, io pensavo che ne mancassero ancora un paio. Però alla fine è stata una locura (una follia, ndr ), col gol, la qualificazione ai quarti di finale e tutta la festa qui e in Argentina».
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Il vostro ct Scaloni ha detto che il calendario con le partite così ravvicinate complica le cose, impedendo di fare valere completamente la superiorità tecnica.
«Sicuramente è stata una partita difficile, una serata difficile. Abbiamo avuto poco tempo per riposare, eravamo stanchi e non abbiamo recuperato bene. È diventata presto una partita molto fisica. Ma è andata bene e abbiamo potuto provare una sensazione stupenda. Per me è stato tutto fantastico, in campo e fuori».
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In campo?
«Vedere tanti tifosi che sono venuti fin qui a sostenerci, sentire il loro tifo continuo non ci fa sentire la stanchezza. Vogliamo restare in Qatar il più a lungo possibile anche per quello che la gente ci trasmette. Il nostro segreto è l'unità. Dobbiamo rimanere uniti».
E fuori dal campo?
«Lì succede qualcosa di speciale, di molto speciale. Vedere così felice la mia famiglia, soprattutto i miei figli, è una cosa impagabile. Loro gioiscono quando le cose vanno bene, mi trasmettono serenità».
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Sua moglie Antonella e i suoi figli sono una presenza fissa alle partite dell'Argentina.
«Certo, hanno già vissuto il Mondiale e la Coppa America. Però questa è forse la prima volta che tutti e tre i miei figli si rendono veramente conto di che cosa significa essere qui, dell'importanza di queste partite, di quanto siano dure, della felicità che possono dare, dell'intensità di queste situazioni».
Parlate di questo, quando siete insieme?
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«Sì. E per me è molto emozionante questo scambio, questa possibilità di condividere con loro questi momenti. Con loro parlo di tutto il Mondiale: di com' è andata la nostra partita, di come sono andate le altre. Commentiamo un po' tutto».
Quello dell'Argentina campione è un sogno realizzabile?
«Calma. Abbiamo fatto solo il primo passo, perché entrare tra le prime otto era l'obiettivo minimo. Ora, però, arriva il difficile. Intanto io mi sto davvero godendo ogni attimo di quest' esperienza».
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Che cosa si sta gustando di più?
«Posso dire che sto vivendo tutto con molta serenità, che mi godo appieno l'intensità di certi momenti: di quando entriamo in campo prima della partita e troviamo tutto questo entusiasmo che ci contagia, di come sentiamo la felicità che possiamo dare alla gente e che la gente ci restituisce, di come il nostro Mondiale viene vissuto in Argentina».
Non aveva mai provato prima le stesse sensazioni?
«Con l'età e con l'esperienza ho imparato a restare più tranquillo, che non vuol dire distaccato. Ma non mi lascio prendere dall'agitazione, mi godo di più le cose. Ora dobbiamo fare in modo che tutto questo duri il più a lungo possibile».
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Dopo la sconfitta con l'Arabia avete sempre vinto: non è ovvio essere ottimisti?
«Sarà durissima con l'Olanda, come è duro tutto il Mondiale. L'Olanda è una grandissima squadra e ha un grande tecnico. Non esistono risultati scontati, con l'Australia abbiamo rischiato di andare ai supplementari, eppure avevamo in mano la partita».
leo messi
Come mai è successo?
«Perché loro hanno trovato un gol un po' così, su una respinta e con un rimpallo. A quel punto ci hanno creduto e hanno cominciato a mettere il pallone in area, avevano gente alta.
Sarebbe stato assurdo se avessero pareggiato all'ultimo minuto e fossimo andati ai supplementari, dopo la partita che avevamo fatto, è stato bravo il Dibu (soprannome del portiere Emiliano Martinez, da una serie televisiva argentina il cui protagonista aveva i capelli rossi, ndr ) a parare. Ma è un Mondiale e in un Mondiale ci sono momenti in cui bisogna soffrire. Bisogna saperli superare, noi lo abbiamo fatto e abbiamo potuto festeggiare sul campo».
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Pensate di essere i più forti?
«L'Argentina è una potenza del calcio, lo è sempre stata. Sapevamo, venendo qui, di essere una tra le favorite. Dovevamo solo dimostrarlo in Qatar. E lo stiamo facendo, passo dopo passo. Muy hermoso , anche se abbiamo speso tante energie e abbiamo poco tempo per recuperare. Sarà fondamentale il descanso , dobbiamo riposare».
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Il momento sembra meno hermoso, meno bello, per Lautaro Martinez.
«Lautaro è un giocatore molto importante per noi ed è un attaccante: vive di gol. L'importante che stia bene per le partite che verranno».
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Quali sono le altre favorite, oltre all'Argentina?
«Ovviamente le partite le guardiamo tutte anche noi, per quanto ci è possibile tra un allenamento e l'altro. Cerchiamo di goderci il Mondiale come tutti. Il Brasile è una squadra molto forte: la sconfitta col Camerun non deve ingannare, è una grande favorita. Poi vedo la Francia e mi piace moltissimo la Spagna. Al di là di come è passata agli ottavi, gioca molto bene, ha le idee chiare. Sa come gestire la palla, la nasconde e sa tenere sotto controllo la posizione degli avversari per la maggior parte del tempo».
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L'eliminazione della Germania è stata una sorpresa?
«Sì, mi ha stupito, perché ha molti giocatori bravi e già famosi e giovani forti, e poi perché è sempre stata tra le nazionali migliori. Però questo è il Mondiale e questa è la dimostrazione di quanto sia difficile. Qui non conta il nome della squadra, ma quello che ognuno riesce a fare dentro il campo. L'equilibrio ormai è enorme. Ogni volta si riparte da zero. No, vincere il Mondiale non è affatto una cosa banale».
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