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1. STEFANO DOMINELLA FONTANA DI TREVI “SFILATA DI FENDI LA CULTURA VIVE”
Alessandra Paolini per “la Repubblica - Roma”
«Sono assolutamente favorevole all’uso dei monumenti per eventi particolari, purché sia fatto in modo oculato e per promuovere la moda e la cultura ». Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni e presidente della sezione Moda di Unindustria, vede con entusiasmo la sfilata di Fendi a Fontana di Trevi.
Pensa sia un’occasione per la città?
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«Certo, la bellezza di Roma è una risorsa per fare rinascere l’entusiasmo, lo smalto e lo chic che ha perso in questi ultimi anni. La chiusura verso certe manifestazioni non genera niente. Evviva “Donna sotto le stelle”, a Trinità dei Monti, sarà stata anche noiosa, ma era un appuntamento importantissimo per la città».
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Lei anche ha organizzato una sfilata nella fontana immortalata da Federico Fellini?
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«Sì, tanti anni fa, nell’87. Mettemmo una passerella trasparente proprio sopra la vasca. Ma non fu una cosa semplice. Il giorno prima il soprintendente La Regina bloccò tutto. Un disastro. Fu l’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che abitava accanto a Fontana di Trevi, a darmi una mano. Lo aspettai sotto casa e mi diede l’ok. E devo dire che fu un défilé straordinario».
Finanziare un restyling e poi utilizzare il monumento per propri interessi non le pare poco elegante?
«Nessuno si appropria di nulla, ci sono tanti di quei vincoli da rispettare... Credo che se si investe nella cultura sia anche giusto godere di qualche vantaggio».
Vittorio Emiliani
VITTORIO EMILIANI: “MA LO SPONSOR NON NE FACCIA UN USO PRIVATO”
«Tra sponsor e mecenate c’è una bella differenza e, nel caso della Fontana di Trevi, mi sembra chiaro che ci troviamo di fronte al secondo caso». Vittorio Emiliani, editorialista e presidente del Comitato della bellezza, sull’opportunità di far sfilare le pellicce sopra gli zampilli della fontana barocca, qualche dubbio ce l’ha. E premette: «In ogni caso, c’è sempre il buon gusto che deve predominare su tutto. Invece ormai è tutto teatrale».
Sponsor o mecenate, la linea di separazione è comunque sottile.
«Assolutamente no. Il mecenate investe dei soldi per pura generosità, per ridare alla collettività un sito, un monumento più bello. Lo sponsor, invece, si sente in diritto di farne, se occorre, anche un uso proprio. Ed è quello che è accaduto ieri sera».
Però a Roma Fontana di Trevi è tornata nuovamente a splendere.
«Sì, del resto in un Paese come l’Italia dove si spende solo lo 0,19% del bilancio in cultura, è impensabile che il restauro avvenga soltanto grazie allo Stato. Vi rendete conto che nella graduatoria europea noi siamo al 22esimo posto, riguardo agli stanziamenti? Esistono siti archeologici completamente in abbandono. E se la linea che passa è quella dello sponsor, ci saranno rovine in periferia, chiese di campagna, abbazie, biblioteche dimenticate da tutti. Perché i grandi marchi, pensando alla loro immagine,sceglieranno solo i bocconi più prelibati».