1 – "NOI INDIETRO DI 30 ANNI" L'IDEA DI UN GRUPPO VERDE
Corrado Zunino per “la Repubblica”
luigi di maio lorenzo fioramonti
Ai più stretti collaboratori - pochi davvero e relativamente stretti visto il carattere solitario del ricercatore Lorenzo Fioramonti - l' ex ministro dell' Istruzione ha confessato subito dopo Natale: «Sono deluso dalla politica del mio Paese. Siamo trent' anni indietro e nessuno trasforma questo fatto in un dibattito pubblico né fa qualcosa per recuperare terreno. Siamo indietro sulla scuola e l' università, sui brevetti, le carriere eccellenti. Sui premi europei che riceviamo e il rapporto tra ricerca e lavoro, siamo indietro soprattutto sull' ambiente e la cultura alimentare diffusa.
ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE
Trent' anni di distanza da Germania, Francia, Regno Unito e il problema sono io che lo denuncio?».
lorenzo fioramonti
Lo scoramento di Fioramonti ha volto le sue feste, italiane nella prima parte, verso la malinconia. Ha sempre professato, già da viceministro dell' Istruzione con delega all' Università, il suo rapporto confidenziale con il mondo, ha sciorinato con buona vanità le quattro lingue parlate, reso pubblico l' appeal con il mondo anglosassone vantando amicizie con il direttore del New York Times , al quale, raccontano gli uomini del disciolto staff, ha personalmente raccontato come avrebbe portato, «primo al mondo », l' educazione ambientale a scuola.
giuseppe conte luigi di maio
L' Italia a lui, romano di Torre Gaia che aveva ottenuto una cattedra per chiamata all' Università di Pretoria, stava stretta. E ora, richiamato in patria dai Cinque Stelle dopo esperienze universitarie inversamente proporzionali ai voti e al curriculum, sta sgranando il rosario degli addii. Prima al ministero, martedì 24 dicembre, dopo soli centodieci giorni di missione, con una lettera di dimissioni a cui il premier Conte non si è mai opposto. E ora l' addio al movimento: «In questi giorni gli attacchi più feroci sono arrivati dai Cinque Stelle, non criticando la mia scelta, ma colpendo la mia persona».
luigi di maio giuseppe conte
È la questione dei rimborsi mancati, che lo stesso Fioramonti ha così spiegato: «Le mie rendicontazioni sono state puntuali per tutto il 2018. Poi, all' inizio di quest' anno, quando si è passati da una donazione sul Bilancio dello Stato a un bonifico da effettuare su un conto privato, ho continuato a farle sul conto del Bilancio dello Stato e poi ho deciso di devolvere gli ultimi mesi, per un totale di meno di 20 mila euro, al Tecnopolo mediterraneo per lo sviluppo sostenibile di Taranto».
davide casaleggio 1
Si capisce adesso che Fioramonti si sentiva incompreso nelle sue «visioni programmatiche» nel movimento di Luigi Di Maio, in particolare dal capo politico, e si scopre ora che da tempo, ambientalista convinto, stava spingendo per l' ingresso dei 14 deputati europei M5s nel Gruppo verde. La fusione a Bruxelles non è avvenuta perché i Verdi europei considerano antidemocratico un movimento così legato e collegato al mondo digitale di Davide Casaleggio, ma ospiterebbero volentieri alcuni fuoriusciti.
LORENZO FIORAMONTI IN CINA
Per ora, gli eurodeputati Cinque Stelle sono nel Gruppo misto. In Italia, secondo diverse fonti ambientaliste, il progetto di Fioramonti era quello di poter dare vita a un gruppo verde all' interno della Camera attraverso l' ingaggio di una pattuglia di donne e uomini (dei Cinque Stelle ma anche di Leu). Scrive ora l' ex ministro: «In questo percorso ho incontrato tante persone che mi hanno sostenuto. Dentro e fuori dal Movimento. E non c' è niente di male se con alcune di queste si è cercato di collaborare per riportare in auge temi cruciali come l' ambiente, lo sviluppo sostenibile, la formazione e la ricerca». A proposito del rammarico nei confronti dei Cinque Stelle: «So che esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere». È la questione della conta di questi giorni che, alla fine, ha portato all' ingresso solitario di Fioramonti nel gruppo misto.
luigi di maio lorenzo fioramonti 1
Una sconfitta per il professore prestato ai Cinque Stelle. Che è successo, nel frattempo? Prima e dopo Natale c' è stato un pressing da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sui potenziali fuoriusciti. Pressing riuscito. Le ambizioni politiche dell' ex ministro ne sono state frustrate. Confermano le fonti ambientaliste: «Oggi il partito verde in Italia non c' è, Fioramonti ha un profilo ideale e in questa direzione si è mosso sia a Bruxelles che a Montecitorio ».
luigi di maio davide casaleggio
2 – IL GELO DEL MOVIMENTO SUL FUTURO POLITICO DI CONTE FIORAMONTI LASCIA IL GRUPPO
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Qualcuno ha sobbalzato sulla sedia. Qualcun altro si è irritato. Altri ancora hanno pensato che non si trattasse poi di questa clamorosa rivelazione. Ma praticamente tutti si sono chiesti: perché ora?
Cui prodest? Luigi Di Maio non commenta, ma il sentimento prevalente nei 5 Stelle - sia in ambienti governativi sia parlamentari - verso le dichiarazioni di Giuseppe Conte è lo stupore. E le parole del colloquio a Repubblica , dove ha parlato della sua voglia di continuare a fare politica in futuro, sono planate su questa fine d' anno in un clima di gelo. Aumentato dal post serale di Lorenzo Fioramonti che, dopo avere lasciato il governo, molla anche il Movimento, con parole durissime.
anna ascani lorenzo fioramonti lucia azzolini 1
(…) Alle voci di una possibile scissione da parte dei «responsabili contiani», Conte ha messo le mani avanti, spiegando di essere fortemente contrario. Ma la sua presa di posizione è parsa nel Movimento più un atto dovuto che una reale volontà di restare fuori dall' agone. A conferma dei sospetti sono arrivate le parole di ieri, con le quali Conte ha spiegato di non riuscire a immaginare per se stesso «un futuro senza politica».
alfonso bonafede lorenzo fioramonti
Non è un mistero che nelle ultime settimane il premier si sia progressivamente smarcato dal Movimento, nonostante sia stato Di Maio a estrarlo dall' anonimato della vita forense, per portarlo sulla ribalta politica nazionale. E se nel Conte I il suo ruolo era quasi secondario, di garante del patto, nel successivo il premier si è ritagliato uno spazio maggiore. E sono arrivati i riconoscimenti, come quello di Nicola Zingaretti, che lo considera una sorta di «costola» della sinistra, per citare D' Alema.
MARIO MICHELE GIARRUSSO
Il premier non ha intenzione di fondare nuovi partiti, ma non esclude affatto l' ipotesi di aderire a uno di quelli esistenti. Il punto è perché senta la necessità proprio ora di sottolineare di non essere più un tecnico prestato alla politica. «È un segnale di debolezza - spiegano nel Movimento -. Perché annunciare ora il suo futuro politico, quando è il premier in carica? Evidentemente non crede molto nel presente». Qualcun altro, più ruvidamente, avverte: «Si ricordi da dove è venuto e chi lo ha portato fino a Palazzo Chigi».
MARIO GIARRUSSO
Di Maio non commenta. Ma qualche stupore ha suscitato la presunta volontà del governo di voler modificare Quota 100 e il reddito di cittadinanza. Tanto che, dopo un' interlocuzione con Palazzo Chigi, ha letto con soddisfazione la smentita. Perché su Quota 100, ragiona Di Maio con i suoi, non c' è discussione che tenga: «Noi non la tocchiamo, chi la vuole modificare non ce la farà, perché non ha i numeri». Conte, in realtà, alla conferenza stampa era stato molto più morbido.
LELLO CIAMPOLILLO
(…) Anche se per le regole del Movimento si è morosi, per ora, solo se non si è rendicontato da agosto. Fatto sta che in diversi hanno annunciato di non voler pagare. Tra questi c' è Mario Giarrusso, che vuole tenersi i soldi per pagare le spese legali. E diversi altri che contestano il metodo e il merito. Come il deputato Fabio Berardini che ritiene eccessiva la discrezionalità di Di Maio nel decidere la destinazione finale dei fondi,che per ora arrivano temporaneamente in un conto corrente intestato a un comitato costituito dal capo politico e dai capigruppo delle Camere.
Anche Lello Ciampolillo sostiene di non voler pagare per «una forma di protesta interna». E attacca anche Conte, «che ha svenduto il Movimento sia sulla Tap che sulla xylella». Il Movimento 5 Stelle, però, si appresta a inaugurare la linea dura. Dai primi di gennaio, Di Maio e i probiviri studieranno sospensioni, se non espulsioni, per i morosi recidivi.