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Estratto dell’articolo di Niccolò Zancan per “La Stampa”
FRANCESCO MARTINEZ
Sono vivi, ma sono morti dentro. Cresciuti fin da ragazzini con Kevin Laganà, la più giovane delle cinque vittime del disastro ferroviario di Brandizzo. Si considerano superstiti che oggi sfoderano coraggio in quantità per denunciare ciò che – a loro dire – avveniva da tempo sui binari ogni volta che la squadra Si. gi. fer si formava nei briefing e partiva per le massicciate a sostituire rotaie.
Si chiamano Giuseppe Cisternino e Francisco Martinez: sono entrambi poco più che ventenni. Operai comuni Si.Gi.Fer, in gergo tecnico di primo livello: «Nemmeno potevamo stare su quei binari perché non avevamo ancora le mansioni», spiegano. Milleottocento euro al mese (duemila nei periodi migliori) il prezzo delle regole tradite.
Giuseppe doveva essere chiamato per lavorare con la squadra quella notte: «La telefonata non è mai arrivata, sapevo che volevano aggregarmi a loro, sono vivo per questo – racconta con l'aria di chi ha perso otto ore di lavoro e di aver vinto – in parallelo – una vita alla roulette dei turni. Sospira: «Forse se fossi stato lì avrei visto il treno e avrei potuto avvisare, ma se non se ne sono accorti in cinque magari sarei morto pure io».
video degli operai poco prima dell incidente a brandizzo 3
La prassi di scendere in anticipo sui binari al centro dell'inchiesta della procura di Ivrea è, nelle sue parole, amara certezza, sinistra conferma: «Era già capitato molte volte». Motivo: «Per andare a casa mezz'ora prima o per accelerare il tempo di lavorazione. Nessuno di noi si è mai rifiutato di farlo, ma è arrivato il momento di dire basta». […]
Dice che più volte i tecnici di Rfi, così come lo era Antonio Massa principale indagato e addetto alla scorta del cantiere, abbandonavano i binari a operazioni in corso: «Avrebbero dovuto essere i primi ad arrivare e gli ultimi ad abbandonarlo e invece se ne andavano sui furgoni lasciando gli operai da soli». […]
GIUSEPPE CISTERNINO
C'è ancora la storia del secondo sopravvissuto Francisco Martinez: «Quattro mesi fa a Chivasso ho rischiato di morire come Kevin. Se un collega non mi avesse afferrato per la maglietta tirandomi via dal treno non sarei qui a raccontare». C'è chi ha visto quanto accaduto e ha taciuto: «Il capocantiere si è accorto di tutto, ma non ha segnalato nulla in ditta». […]
Torna, nel suo racconto, la presunta prassi dei lavori in anticipo, iniziati senza avere ancora l'interruzione di linea: «Ci mandavano a fare i buchi e quelle che noi chiamiamo, nell'ambiente, preparazioni cosi aumentavamo la mole complessiva di lavoro».
[…] Tutti, anche gli operai, erano consapevoli dei rischi. Non tutti, però, erano rimasti zitti: «Qualche volta dicevo che non intendevo lavorare in quelle condizioni, che non c'era sicurezza, ma alla fine mi sono guadagnato il nomignolo di "peperoncino". Finivo per discutere col capocantiere. Insomma: davano la colpa a me che volevo rispettare le regole».
sergio mattarella a brandizzo 1
Sui tecnici Rfi preposti alla scorta è lapidario: «Ci dicevano di salire prima di avere l'interruzione, ma non solo Massa (l'indagato di Rfi), molti altri lo facevano. E salivamo tutti (sulla massicciata) perché ognuno voleva portare a casa lo stipendio. Chi ha figli, debiti, mutui, ma anche soltanto sogni come noi, lo faceva per questo». […]
treno uccide 5 operai a brandizzo treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 7 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 6 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 2 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 5 treno uccide 5 operai a brandizzo 1