Alessandra Muglia per il “Corriere della Sera”
karin kneissl
Le immagini di lei che al suo matrimonio in un paesino sperduto nella campagna austriaca balla il valzer non con lo sposo ma con Vladimir Putin avevano fatto il giro del mondo. Era il 17 agosto del 2018 quando Karin Kneissl, ancora ministra degli Esteri a Vienna, volteggiava sul prato avvolta nel suo abito a sbuffi, con gonnone alla campagnola, abbracciata al presidente russo in doppiopetto blu e camicia bianca.
Sorrisi, scambio di inchini. Le reazioni furono ovunque di grande sorpresa. Condita in Austria da furiose polemiche per un inchino un po' troppo profondo davanti al potente ospite; e in Europa da una pioggia di critiche: soltanto pochi mesi prima diversi Paesi Ue - ma non l'Austria - avevano espulso diplomatici russi come reazione all'avvelenamento dell'ex agente Sergeij Skripal e di sua figlia nel Regno Unito.
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Ma lo «zar» dev'essersi divertito tanto a quella festa, visto che ora lei entrerà nel board del gigante petrolifero Rosneft, in mano al Cremlino. E dire che Kneissl, allora 53enne, aveva conosciuto Putin pochi mesi prima, quando era diventata ministra degli Esteri, nel 2017, riferiscono i ben informati. Era entrata nel governo di Sebastian Kurz da indipendente, su indicazione dei populisti dell'ultradestra dell'Fpö, che l'avevano scelta «per la sua esperienza diplomatica».
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Ma appena due anni dopo è stata costretta a dimettersi, effetto collaterale dello scandalo Ibiza, con protagonista il vicepremier Strache, dell'Fpö, ripreso (a sua insaputa) sull'isola mentre in preda ai fumi dell'alcol tratta con una (finta) figlia di un oligarca russo, promettendole favori e appalti in cambio di soldi. Un video che affossa il partito a ridosso delle europee e induce il cancelliere Kurz a separarsi dall'alleato di governo. Uscita dall'esecutivo austriaco, Kneissl inizia a gravitare sempre più nell'orbita di Mosca.
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L'anno scorso diventa editorialista di Russia Today , riconosciuto organo di propaganda del Cremlino. Ora l'ingresso nel board dei direttori di Rosneft, nomina annunciata a marzo e confermata martedì scorso con una nota, dopo l'annuale assemblea degli azionisti. Non si sa quanto guadagnerà. Ma certo non poco. Ha seguito le orme dell'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, diventato amico di Putin mentre era in carica e poi nominato direttore del cda di Rosneft, con un onorario di 600mila dollari l'anno.
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Una collaborazione che imbarazza Berlino anche perché Rosneft è una delle imprese soggette a sanzioni per il suo ruolo nel conflitto ucraino. Kneissl sul suo sito si descrive come analista esperta di energia del Medio Oriente. Il suo matrimonio con l'uomo d'affari Wolfgang Meilinger è naufragato poco dopo le nozze: lei lo ha accusato di violenze, che lui ha negato. Di recente ha protestato perché non è stata accolta la sua domanda di accesso ai sussidi governativi destinati a chi ha perso il lavoro per via della pandemia. Non si capisce lei che lavoro abbia perso. In ogni caso ora ne ha trovato un altro, sicuramente redditizio.
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