Francesco Spini per "la Stampa"
ALBERTO NAGEL
Alla vigilia del comitato nomine di Generali, previsto per oggi, Mediobanca spara la sua prima cannonata in quella che si annuncia una lunga battaglia. Con una mossa a sorpresa, Piazzetta Cuccia, già prima azionista del Leone con circa il 12,9%, aumenta la sua potenza di fuoco fino al 17,22% dei diritti di voto. Non lo fa acquistando azioni, ma attraverso un prestito titoli «sottoscritto - spiegano dalla banca - con una primaria controparte di mercato».
Alberto Nagel Caltagirone
L'operazione, tecnicamente «su base chiusa», avrà durata «di circa 8 mesi e comunque almeno fino all'assemblea di Assicurazioni Generali chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione». E dà a Mediobanca la disponibilità di altre 70 milioni di azioni oltre a quelle che ha già, un 4,42% in più da schierare il prossimo aprile. Si profila, per l'appunto, una battaglia a colpi di azioni, gli schieramenti sono già in campo con possibilità di ricomposizione pressoché nulle.
Quella dell'ad Alberto Nagel appare una risposta diretta al patto di consultazione messo in campo da Francesco Gaetano Caltagirone (vicepresidente del Leone, secondo socio col 6,2%) e da Leonardo Del Vecchio (5,1%) a cui, da ultima, si è aggiunta la Crt col suo 1,23%. In tutto un 12,53% schierato - e pronto con una propria lista - per cambiare tutto alle Generali, a cominciare dall'ad, Philippe Donnet, giudicato inadeguato quanto ad acquisizioni, organizzazione del gruppo e della sua struttura tecnologica.
Milleri Del Vecchio Nagel
Mediobanca invece, appoggia in pieno la scelta del consiglio delle Generali che, avvalendosi di una modifica statutaria approvata all'unanimità, vuole indicare una propria lista con cui - e la cosa è stata confermata di recente in una riunione dei consiglieri non esecutivi - riconfermare Donnet. Per Mediobanca, questa, è la soluzione migliore, e Donnet è il manager giusto per andare avanti.
Al punto che fonti vicine all'istituto guidato dall'ad Nagel parlano del prestito titoli come di un «un'operazione fatta a tutela dell'investimento in Generali, tenuto conto del contributo significativo che apporta ai risultati della banca e per evitare una destabilizzazione strategica ed operativa che condizioni negativamente i conti». Si tratta insomma di preservare il valore economico che Trieste ha per Piazzetta Cuccia.
PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL
Del resto Mediobanca, in virtù dell'influenza notevole che esercita sulla compagnia (non solo con la quota superiore al 10% ma anche con la presenza fissa di almeno un consigliere non indipendente, Clemente Rebecchini) consolida il bilancio delle assicurazioni triestine: ciò, anche nell'ultimo bilancio chiuso a giugno (e ieri approvato dal cda di Piazzetta Cuccia che ha convocato l'assemblea per il 28 ottobre) ha comportato un apporto di 273,4 milioni su utili complessivi di 808 milioni.
PAGLIARO NAGEL
Non solo Mediobanca - complici regole meno severe sul capitale con la proroga del cosiddetto "compromesso danese" - non è mai scesa dal 13% del Leone: ora rilancia. E una certa governance, secondo il suo pensiero, garantisce anche certi risultati. Ma questo per i soci privati ha tutt' altra interpretazione, ossia che la lista del consiglio in realtà è una lista di Mediobanca, anzi di Nagel, accusato di prescindere da soci importanti non solo del Leone ma anche della banca da lui guidata di cui Del Vecchio è primo azionista col 19% e Caltagirone è ormai accreditato appena sotto il 5%.
Gli stessi che oggi parlano, a giorni alterni, di «guerra di indipendenza» o di «guerra di liberazione». Di Generali da Mediobanca, ovviamente. La salita di quest' ultima nei diritti di voto avviene poi alla vigilia di un comitato nomine di Generali, che, stamani, si annuncia oltre che agitato anche assai complicato.
LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL
Dopo una riunione già andata a vuoto, è chiamato a proporre le procedure per la lista in vista del cda di lunedì. Una sciarada. Spaccature, conflitti, peculiarità del caso Generali sono tali che, per diversi osservatori, la «lista del cda» potrebbe morire prima di nascere. Mentre la battaglia sembra destinata a perdurare.