Donnet Caltagirone Del Vecchio
DAGOREPORT! GENERALI, VINTI E VINCITORI – AHÒ, TUTTO ‘STO CASINO PER RITROVARSI 3 CONSIGLIERI ANZICHÉ 4, COME NEL PRECEDENTE CDA, DOVE CALTAGIRONE RICOPRIVA PURE LA CARICA DI VICEPRESIDENTE? - OLTRE AD AVER INVESTITO QUASI 3 MILIARDI NELLE AZIONI DEL LEONE, LA CAMPAGNA DI CONQUISTA HA COSTRETTO L’EDITORE DEL MESSAGGERO A SCUCIRE UNA VALANGA DI SOLDI (10/15 MILIONI?), NECESSARIA PER ARRUOLARE AVVOCATONI COME SERGIO ERDE, AGENZIE DI COMUNICAZIONE, ADVISOR, MANAGER DEL CALIBRO DI COSTAMAGNA E CATTANEO, CIRINÀ E PALERMO, TIPINI FINI CHE NON VANNO LEGGERI QUANDO SPARANO LE LORO PARCELLE. NE VALEVA LA PENA?
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
L'INDUSTRIA CHE INVESTE IN FINANZA 11 MILIARDI NELLA SFIDA DEL LEONE
Luca Piana per “la Repubblica - Affari & Finanza”
La sconfitta subita nell'assemblea delle Generali del 29 aprile lascia Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio con un dubbio strategico. Nessun imprenditore italiano aveva messo sul piatto risorse così ingenti per prendere il comando di un gruppo finanziario di questa importanza, una delle maggiori compagnie assicurative d'Europa.
GENERALI
Ai prezzi di Borsa le rispettive quote del 9,9% - poco sopra l'imprenditore romano, poco sotto il presidente di EssilorLuxottica - valgono oltre 2,8 miliardi l'una. Hanno trovato l'appoggio di un'altra famiglia di imprenditori, i Benetton, che si sono presentati a Trieste con il 4,75%, valore di Borsa altri 1,3 miliardi.
A bocce ferme avrebbero vinto, perché nessun altro socio conosciuto aveva quote sufficienti per rinsaldare le posizioni di Mediobanca, storico azionista di maggioranza relativa delle Generali, il loro avversario nella contesa. Eppure i tre hanno perso, perché sul mercato le bocce non sono mai ferme davvero, soprattutto nell'assemblea di una società senza una maggioranza precostituita.
francesco gaetano caltagirone
E i grandi investitori internazionali hanno votato contro di loro in maniera compatta, mettendo in forse anche le probabilità di successo delle prossime mosse che potrebbero decidere di compiere.
Raramente in Italia si è vista una partita finanziaria che, senza passare da un'Opa, abbia mosso capitali privati così ingenti. I pacchetti di azioni Generali che Caltagirone, Del Vecchio e Benetton hanno schierato per tentare di mandare a casa l'amministratore delegato Philippe Donnet e affidare la compagnia ad altri manager valgono complessivamente 7 miliardi. Il loro impegno, tuttavia, non si limita qui.
leonardo del vecchio
Da tempo Del Vecchio ha deciso di muoversi anche su Mediobanca, diventandone il principale azionista con il 19,4% e mettendo in discussione la gestione dell'amministratore delegato Alberto Nagel. Mediobanca non è più lo scrigno degli equilibri del capitalismo italiano, però conserva il 12,8% delle Generali, l'altra società in cui Del Vecchio ha investito. Più di recente su Mediobanca ha iniziato a muoversi anche Caltagirone, che la scorsa settimana ha comunicato di essere arrivato a un soffio dal 5,5%. Caltagirone l'ha sempre definito un investimento finanziario.
generali.
Resta il fatto che anche in Mediobanca gli investimenti sono ingenti, 1,6 miliardi per Del Vecchio, quasi 480 milioni per Caltagirone. Nell'autunno 2023 il consiglio di amministrazione guidato da Nagel scadrà ed è legittimo immaginare che i due possano tentare un ribaltone. Per inciso, in Mediobanca ci sono anche i Benetton, soci storici con il 2,1%.
Su questo scenario, tuttavia, bisogna capire quanto influirà la sconfitta in Generali. Caltagirone è riuscito ad aggregare attorno al suo piano solo un limitato gruppo di investitori para-pubblici, la Cassa Forense, alcune fondazioni bancarie, più qualche raro imprenditore.
LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL
Arrivati in assemblea con il 24,5% di loro proprietà, lui, Del Vecchio e i Benetton si sono così fermati al 29,4. Allo start Mediobanca si era presentata più in basso: con il sostegno dei De Agostini e un pacchetto del 4,4% preso a prestito, partiva dal 18,6. Il voto per la lista guidata da Donnet ha preso però il 39,2% del capitale totale, facendo il pieno dei grandi investitori internazionali, che si sono rivelati decisivi.
Un risultato particolarmente importante per vari aspetti. Era la prima volta, ad esempio, che a Trieste il consiglio uscente presentava una propria lista di candidati per quello nuovo e che Mediobanca, l'azionista di maggioranza relativa, non ne presentava una sua.
il piano della lista caltagirone per generali
Caltagirone e Del Vecchio sembrano avere le spalle larghe per incassare il colpo. Entrambi hanno accumulato le loro quote in un arco di tempo lungo e dovrebbero essere in grado di resistere anche se le quotazioni scendessero.
La holding di Del Vecchio, la lussemburghese Delfin, non ha ancora depositato il bilancio consolidato 2020, quindi è difficile capire il valore a cui ha rilevato i pacchetti più recenti e se l'abbia fatto indebitandosi con le banche.
francesco gaetano caltagirone philippe donnet
Fonti vicine a Caltagirone, che ha una parte del suo pacchetto in pegno alle banche, avvalorano le ricostruzioni secondo cui l'imprenditore romano avrebbe in carico le azioni Mediobanca a un prezzo medio di 9 euro, inferiore ai 9,8 attuali, e la parte più consistente delle Generali attorno ai 14 euro, con un'ampia plusvalenza potenziale rispetto ai 17,8 attuali.
CARLO BERTAGNIN BENETTON - ALESSANDRO BENETTON - ERMANNO BOFFA CHRISTIAN BENETTON
Restano alcuni margini d'incertezza: un pacchetto del 2,5% di Generali è oggetto di un'operazione in derivati che scadrà a metà giugno, con prezzo di esercizio a 18,5 euro. La questione è tecnica ma il succo è che Caltagirone ne uscirà comunque con una quota di liquidità. Nel complesso, però, nessuno mette in dubbio che i due imprenditori abbiano fatto bene i loro conti. L'altra questione è più strategica.
claudio costamagna
Mediobanca ha un nucleo di azionisti imprenditori raccolti in un accordo di consultazione, con nomi come Doris, Monge, Gavio, Ferrero, Lucchini, Angelini, Minozzi. Insieme possiedono il 10,6%. Se si sommano altri nomi fuori dall'accordo, si può calcolare che in Mediobanca la classe imprenditoriale vicina al management abbia investito quasi 1,2 miliardi.
È una cifra inferiore ai 9,8 miliardi distribuiti fra Generali e Mediobanca da Caltagirone, Del Vecchio, Benetton e - sul fronte avverso - De Agostini. Ma a dispetto di questi 11 miliardi complessivamente dinvestiti dagli imprenditori in questa partita di potere, così come in Generali anche nella banca la quota decisiva è in mano agli istituzionali, che ne detengono metà del capitale. Se si vorrà prendere il comando, come ha insegnato il 29 aprile, per vincere bisognerà passare da loro.
francesco gaetano caltagirone