Estratto dell’articolo di Lorenzo D’Albergo di www.repubblica.it
giampiero massolo
Il piglio è il solito. Calmo, ma deciso. Difficile, però, nascondere la delusione. La rabbia. Sono passati pochi minuti dalla vittoria di Riad e l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore di Roma Expo 2030, ci rimugina in una stanzetta riunioni al quarto piano del palazzo dei congressi di Issy. Il diplomatico è tranchant: «I due terzi dei Paesi del Bureau international des Expositions ha scelto il metodo mercantilistico».
Ambasciatore, resta una sconfitta pesante nei numeri. Solo 17 preferenze per Roma.
«Vorrei essere molto chiaro. Abbiamo combattuto sulla base di un progetto riconosciuto come il migliore dal punto di vista della declinazione tematica e urbanistica, dal punto di vista del contributo alla città. Il progetto era condiviso con Comune, Regione e governo. Con la società civile, l’opinione pubblica, le aziende, le università. Il nostro metodo è piaciuto ai Paesi».
expo 2030 rappresentanti riad arabia saudita
E poi?
«Nel corso della campagna ci siamo trovati più volte davanti a Stati che si erano impegnati con il competitor (Riad, ndr) sin dal 2020, quando non c’era una candidatura. Quando non c’erano progetti da valutare. Allora mi chiedo: il voto si dà sui contenuti o sui possibili investimenti in palio? Ha vinto la linea transazionale. Non quella transnazionale».
Un metodo che ha fatto festeggiare Riad.
«Ma che non sarà mai proprio di una democrazia europea. Ci siamo trovati di fronte a volumi di investimenti fuori portata. Vogliamo supportare questa deriva? Bisogna chiedercelo, specie quando si parlerà dei seggi non permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Quella per Expo è una competizione minore in confronto. Spero che un esito così strabocchevole possa far pensare un po’ tutti».
massolo x
La giornata era partita con la voce che assegnava 50 voti, se non di più, per Roma. Alla fine la Capitale ne ha raccolti solo 17. Insomma, i numeri non tornano.
«No, non tornano. Ne abbiamo parlato con i coreani anche oggi (ieri, ndr) prima della votazione. Neanche loro si aspettavano un risultato di questo genere. Siamo stati spianati».
Le preferenze si sono spostate all’ultimo minuto o chi ha promesso il voto a Roma in realtà aveva già altri accordi?
«Temo che ci sia stato un doppio gioco, tanto nel pregresso che in extremis. Non è confortante per il futuro».
discorso di Giorgia Meloni per la candidatura di Roma a expo 2030
Parlava di Unione europea. Aveva promesso il suo supporto a Roma. Poi i singoli Paesi hanno fatto scelte diverse.
«Sì, l’Unione ci ha sostenuto. Lascia perplessi il comportamento di molti Paesi europei. Si fa un gran parlare della soggettività dell’Unione europea a livello internazionale. Ma se ci si divide su una cosa secondaria come Expo, come si fa a restare uniti in altre occasioni. Non c’è candidatura che veda l’Europa tutta sullo stesso fronte».
[…] Alla fine hanno votato solo 165 Paesi. Come se lo spiega?
«Alcuni non devono essersela sentita di scegliere e quindi non sono proprio venuti. Gli altri hanno scelto il metodo mercantilistico». […]
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