donatella e gianni versace al met di new york nel 1996
Quirino Conti per Dagospia
Tra il 14 e il 18 gennaio, Milano è tornata – con una minestrina particolarmente allungata – a presentare le sue volenterose collezioni Uomo.
Presenze di rilievo? Forse neppure una decina. E come in tutte le feste comandate, il ricordo del passato torna crudelmente a mordere. Soprattutto per le assenze.
Gianni Versace avrebbe oggi settantasei anni, se fosse ancora costretto a calcolare la vita con degli aridi numeri. Per noi terrorizzati terrestri, una quantità neppure eccessiva, a guardarsi attorno: dal momento che il consumo, pur inscenando ormai teatrini appena post-adolescenziali, sposta continuamente un po’ più in là il limite della giovinezza.
gianni versace
Ma per Gianni Versace non possono esserci dubbi. Fu crudelmente strappato dalla vita in un triste giorno del 1997. E da un luogo tanto impietoso da potervi inscenare l’ultima dimora di un Imperatore della Decadenza.
Lo vollero a quel modo, come un Tiberio a Capri, il cinismo degli adulatori e, su tutti, l'avidità della stampa e dei suoi emissari, per poter finalmente dare fondamento alle loro morbose elucubrazioni. Ma Gianni Versace non era così.
A lui toccò il destino di chi deve espiare origine e natura: quasi in un ottocentesco melodramma. E dopo che in tanti provarono senza esito a indossare la sua faticosa divisa, è naturale domandarsi cosa ne sarebbe stato di quella masnada di cortigiani che – assieme alla plebe redenta dal craxismo – sembravano aver cancellato per sempre Dio e il suo Paradiso. Ma Gianni Versace non era così.
Elton John Gianni Versace
Perché dopo di lui, per i suoi interpreti – fotografi e narratori – calò impietosa la mannaia del Tempo. Ma Gianni Versace non era così.
Dovette forzosamente adattarsi a tutti i “neo” inventati da scribi logorroici, a tutte le ebbrezze concertate dai suoi orchestrali, a tutte le finalità imbastite dai suoi sceneggiatori, che rimbalzavano dall’America a Milano.
La Moda era questa, purtroppo, già molto prima che si scoprissero le trame dei suoi più solleciti seduttori: s’introducevano indossatori consenzienti, come tanti “pesciolini” di corte, nei letti di chi si voleva. E da qualche tempo il danaro liquefaceva le opinioni.
Elton John Donatella e Gianni Versace
Finché non arrivarono la stupefatta innocenza di Gianni Versace e la sua dolorosa fatica da giovane immigrato. Purtroppo non c’è stato chi non abbia voluto mescolare la sua epopea con quella del Rocco di Visconti. Ma lui non era così: piuttosto, semmai, la sua è stata l’epopea di un nuovo Ludwig, costretto al titanismo da un sogno costante di redenzione. Perché Gianni Versace era così: un innocente che gli applausi della più servile Accademia resero l’ideale vittima designata del suo Tempo.
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