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    “ORNELLA VANONI MI HA TOLTO LE BELINATE DEL SESSO CON LA COLPA...” – GINO PAOLI: “UN GIORNO, SOTTO CASA SUA, LE DICO ‘SCUSA, SEI LESBICA?’ E LEI ‘IO? NO. E TU SEI FROCIO?’ E IO ‘NO!’. ‘E ALLORA?’. ALLORA C’ERA UN ALBERGO LÌ VICINO E SIAMO ANDATI A RISOLVERE LA STORIA – LA PRIMA VOLTA FU UN DISASTRO, LEI ERA BRUTTA, LA TARIFFA ERA DA 10 MINUTI. MI DISSI ‘SE QUESTO È FARE L’AMORE NON LO FARÒ PIÙ’. L’ATTRAZIONE PER UN UOMO? NO, E HO FATTO ANCHE DELLE VERIFICHE. A NAPOLI UNA VOLTA UNO ERA CONVINTO DI RIUSCIRE AD ECCITARMI. GLI HO DETTO ‘PROVA’. LUI HA PROVATO, MA NIENTE - MI SPARAI PERCHÉ PENSAVO DI AVER AVUTO TUTTO - ERO ALLA GUIDA QUANDO FECI L’INCIDENTE IN CUI MORÌ UN AMICO: LÌ ANDAI IN TILT. LUCIO DALLA? UN GENIO MATTO IN SALA D’INCISIONE ARRIVÒ NUDO CON LE MUTANDE IN TESTA…”


     
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    Estratto dell’articolo di Luca Mastrantonio per www.corriere.it

     

    GINO PAOLI E BEPPE GRILLO GINO PAOLI E BEPPE GRILLO

    Gino Paoli è di spalle, sul divano, quando entriamo a casa sua. […] Siamo a Nervi, Genova. […] Chiedo se ci crede, in dio. E lui: «Ci parlo a telefono. Lo chiamo, incazzato, ogni volta che fa morire persone che stimo, che amo mentre lascia in giro i cialtroni, gli impuniti... Mi risponde: “Ho i miei disegni, un giorno capirai”. Ormai ho capito, è un egoista, vuole vicine le persone interessanti. Allora chiedo: “E io che cazzo ci faccio ancora qui?”. Dio per me è un signore anziano, con la faccia di mio padre».

     

    […] il 23 settembre ha compiuto 89 anni, […] La moglie Paola ci fa compagnia durante l’intervista. Da giovane, scrive Paoli nel libro, girava con un coltello a serramanico nella borsetta per spaventare le altre fan. Si sono sconosciuti nel 1969 e sposati nel 1991.

     

    GINO PAOLI CON I FIGLI GIOVANNI E AMANDA GINO PAOLI CON I FIGLI GIOVANNI E AMANDA

    A proposito di diventare grandi, scrive che un uomo diventa tale quando muore il padre.

    «Finché tuo padre è in vita pensi che c’è qualcuno dietro di te. Poi vai al suo funerale ti giri e vedi che sei l’ultimo della fila, solo. E vale per tutti i padri, anche se tuo padre era un figlio di puttana».

     

    In una città di mare, i bordelli erano di casa. Lì ha avuto la sua iniziazione. Ricordi?

    «Un disastro, lei era brutta, tremenda, la tariffa era da 10 minuti... mi dissi “se questo è fare l’amore non lo farò più”. La mia vera vita sessuale è stata ritardata, anche perché mia madre aveva fatto scuole cattoliche tedesche, io avevo un senso del peccato gotico. […]».

    GINO PAOLI E PAOLA PENZO GINO PAOLI E PAOLA PENZO

     

    […] Ricorda la prima donna nuda che ha visto?

    «A 12 anni circa... Un’amica di mamma, la spiai dalla serratura. Mi piacque subito, non dico quella cosa lì, ma quello che c’è attorno, le linee morbide, eleganti, fiorentine... Gli antichi se facevano un uomo bello lo facevano somigliante a una donna».

     

    […] Torniamo ai gatti. Ciàcola, nella soffitta a Boccadasse, era la gatta che le ha ispirato la canzone. Nel libro dice che le ha salvato la vita.

    «[…] All’epoca dipingevo, lei mi stava sempre addosso. Una sera la metto giù e vedo che si accascia; la riprendo in braccio, e torna in sè. Come la rimetto giù, di nuovo cade. Mi sdraio vicino a lei e sento odore di gas! Avevo una stufa a gas liquido, e quello si distribuisce dal basso verso l’alto, riempie lo spazio come una bottiglia. Allora ho aperto la finestra. Un freddo boia, ma avrei potuto soffocare».

    GINO PAOLI CON LA GATTA CIACOLA GINO PAOLI CON LA GATTA CIACOLA

     

    […] La gatta tatuata sul braccio è lei?

    «Sì, un tatuaggio a Hong Kong. Ero ubriaco. Accanto c’era un marinaio che ogni anno si faceva un pezzo di tatuaggio nuovo di un grande veliero, e lo faceva a pezzi perché all’epoca si usava la anilina, che è velenosa, e infatti io ebbi un attacco respiratorio».

     

    L’11 luglio 1963 lei si spara un colpo. E sopravvive. Nel libro cita il suo amico Arnaldo Bagnasco, convinto che lei abbia cercato di uccidersi perché non si è mai perdonato quanto successo il 20 settembre 1962, quando un vostro amico morì in un incidente d’auto, con lei al volante.

    lucio dalla gino paoli lucio dalla gino paoli

    «Ricordo che all’ospedale chiesi “gli altri come stanno?” e una suora disse “bene”. Pausa: “Uno è morto”. Lo disse come solo preti e suore sanno affrontare certe cose. Io lì vado in tilt. Arnaldo dice che ho avuto una depressione che mi è rimasta dentro, fino allo sparo. Non so, non sono d’accordo, ma Arnaldo ha vissuto con me da quando avevamo 14 anni... Può essere una spiegazione inconscia. Il fatto è che noi siamo mutanti, i ricordi sono mutanti, ciò che han visto i tuoi occhi a vent’anni non è ciò che ricordi a quaranta.

    gino paoli fumatore gino paoli fumatore

     

    Comunque, quale che siano le motivazioni, sullo sfondo c’è un discorso che vale per molti di quelli della mia età che si sono suicidati: da bambini abbiamo visto bombe, cadaveri, rifugi dove speri di non morire e che fuori poi ci sia ancora una casa, i tuoi amici. Abbiamo avuto questo imprinting, la costante compagnia della morte, lì con te, finché non muori davvero».

     

    Per il suo gesto si era parlato di delusioni amorose. Lei ha ridimensionato questa ipotesi.

    «Io ho fatto quello che ho fatto perché mi sembrava di aver avuto tutto, era un atto contro la monotonia della vita. Uno sbaglio enorme, la vita è piena di sorprese. Ma non lo sapevo allora, in quel momento lì avevo tutto, soldi, donne, tre macchine...».

     

    […] “Se mi scrive una canzone. Dicono che lei è bravo”. Così si presentò Ornella Vanoni, nel 1960. Lei le scrisse Senza fine . Grande storia d’amore. E sesso.

    fabrizio de andrè beppe grillo gino paoli fabrizio de andrè beppe grillo gino paoli

    «La Vanoni mi ha tolto le belinate del sesso con la colpa... Che poi su ognuno di noi giravano voci senza senso. E prima di avere il coraggio di dichiararmi l’ho portata in giro per tutta Milano, lei poverina con i tacchi... finché un giorno, sotto casa sua, le dico “scusa ti devo chiedere una cosa, sei lesbica?” e lei “Io? No. E tu sei frocio?” e io “No!”. “E allora?” Allora c’era un albergo lì vicino e siamo andati a risolvere la storia».

     

    gino paoli fumatore gino paoli fumatore

    Non hai mai trovato attrazione per un uomo?

    «No, e ho fatto anche delle verifiche. A Napoli una volta uno era convinto di riuscire ad eccitarmi. Gli ho detto “prova”. Lui ha provato, ma niente».

     

    Con Dalla eravate molto amici. Un ricordo?

    «Quando giravamo con la decappottabile per Bologna una volta ho sentito uno dire “Soccia che brutti!”. Però eravamo due brutti di grande fascino... Lui mi amava, non in quel senso lì, tanto che non avevo capito bene che era omosessuale, era molto riservato».

     

    Lei lo aiutò, lo spinse a scrivere canzoni tutte sue.

    GINO PAOLI GINO PAOLI

    «Lucio era un grande musicista, usava i testi di Roberto Roversi, non sono male, però io lo invitai a usare la sua testa, la sua fantasia. E lo fece. Certo, una delle prime cose che ha scritto è Disperato erotico stomp , la storia di una pippa! Era un genio, matto. In sala di incisione fece spegner le luci, andò dietro i paraventi e poi spuntò fuori nudo, con le mutande in testa...».

     

    Di Tenco ricorda l’amicizia difficile, incrinata anche perché lui andò a letto con Stefania Sandrelli. Lei sostiene che lo fece per spingerla a non lasciare la sua moglie di allora. Davvero?

    LUIGI TENCO E GINO PAOLI LUIGI TENCO E GINO PAOLI

    «Sì. Mi ha telefonato dalla camera da letto dove era con lei e mi ha detto “guarda che non mi sembra il caso”. Una volta l’ho fatto anche io con una ragazza che un mio amico, Giulio Frezza, voleva sposare. Allora io ci sono andato a letto e ho chiamato Giulio dalla camera, dicendo “ti passo quella che vuoi sposare”».

     

    Sono azioni brutte, sgradevoli...

    «Giulio non me l’ha mai perdonata. E ho capito che è la cosa più stronza che si possa fare».

     

    Giochiamo alla canzone Quattro amici al bar . Mi parli del suo amico Renzo Piano...

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    «Io lo chiamo Geometra e lui mi chiama Menestrello... ci conosciamo dagli scout. Renzo è un uomo, un uomo vero, tutto d’un pezzo. Una volta, in barca, a momenti gli massacro un dito... Ero al timone, lui va a prua e prova a sbloccare l’ancora, e io azionando il salpa-ancora gli apro il dito della mano nella catena e lui si è buttato in acqua. Non l’ho sentito neanche urlare una Madonna o un vaffanculo».

     

    Una scena fantozziana. Com’era Paolo Villaggio?

    «Era uno triste, non lo amavo, faceva l’italiano sfigato, vittima, ed era talmente convinto che lo faceva pure nella vita. Non mi piacciono gli italiani alla Alberto Sordi, quelli che si auto-sfottono, auto-assolvono, che dicono “siamo tutti così, chissenefrega”. No, non siamo tutti così!».

     

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    Uno non vale uno... Beppe Grillo?

    «Lasciando stare politica, posso dire che ha un talento comico incredibile. Una volta durante una crociera salì sul palco, gli chiesero delle imitazioni, c’erano 200 persone e lui riuscì a sfotterle tutte, una per una, aveva un potere di osservazione incredibile».

     

    Sfotteva anche lei?

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    «Si divertiva a fingere di dovermi suggerire le parole quando cantavo. O mi prendeva in giro per la prostata. Peccato che poi ha avuto dei problemi lui ed era terrorizzato che lo sfottessi io».

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