Alberto Gentili per “il Messaggero”
giorgetti bossi
Premesso che l'ultima parola spetta a Sergio Mattarella e dunque fino a domenica o lunedì nessuno è in grado di chiudere la partita del dentro o fuori, c' è un nome più di altri che balla in ogni casella del (probabile) governo grillin-leghista. Inclusa quella del premier.
Ed è il nome di Giancarlo Giorgetti da Cazzago Brabbia, 51 anni, studi alla Bocconi, economista, in Parlamento dal 1996, per un decennio segretario della Lega. E, soprattutto, grande mediatore nella partita con i 5Stelle. Non c' è riunione (anche la più piccola e la più informale) che non lo veda protagonista. Dai numerosi vertici Di Maio-Salvini, al tavolo per la stesura del contratto di programma tra leghisti e grillini.
salvini al quirinale con giorgetti
Anche per questo Giorgetti, fino a ieri, era dato come il probabile premier del nuovo governo.
Ma poi è scattato un gioco d'incastri che ha fatto (almeno per il momento) evaporare questa opzione. Ed è evaporata dopo che perfino Luigi Di Maio avrebbe dato un parziale («ma che ci facciamo rappresentare da un leghista?») il via libera.
LO STOP
centinaio salvini giorgetti
Perché? Matteo Salvini, a sorpresa, avrebbe fatto sapere al capo pentastellato che Giorgetti non poteva andar bene. La ragione ufficiale: «Mi si aprirebbero dei problemi nel partito...». La vera ragione, spiegata da un colonnello di via Bellerio: «Matteo ha grande stima di Giancarlo, tant' è che lo vuole sempre al suo fianco e ne ascolta con grande attenzione ogni consiglio. Ma c'è un problema di gerarchia e di ruoli: se Giorgetti andasse al fare il premier, Salvini si ritroverebbe a fare il suo vice a palazzo Chigi e il suo ministro degli Interni. E questo proprio non può andar bene...».
SALVINI MELONI GIORGETTI 1
Insomma, il segretario della Lega non vuole andare a fare il secondo al suo... secondo. Questione che si potrebbe risolvere con la decisione di Salvini, caldeggiata di frequente in queste ore dal diretto interessato, di non entrare nel governo. Ma ecco il gioco d' incastri: Di Maio ha fatto sapere al suo potenziale alleato di volerlo a tutti i costi nell' esecutivo.
«Ci sto io e ci devi stare pure tu». Perché per il leader pentastellato «un governo con due leader è più forte e avrà maggiore durata». E perché soprattutto teme che restando fuori dall' esecutivo, un Salvini con le mani libere possa prima o poi cominciare a cannoneggiare il governo dall' esterno. Da qui lo stop («doloroso», dicono i suoi) del capo leghista a Giorgetti.
calderoli - giancarlo giorgetti
C' è da dire che Di Maio non si è strappato le vesti. Giorgetti, infatti, non è un leghista qualunque.
E' considerato dialogante, grande mediatore. Uno in grado di sapersi conquistare una maggioranza in Parlamento nel caso che l' intesa con i 5Stelle dovesse naufragare. Insomma, se tutto dovesse andare male, il bocconiano lumbard potrebbe trovare i voti per fare il bis senza grillini: Forza Italia, Pd, Fratelli d' Italia non hanno mai nascosto di apprezzarne le capacità. E anche al Quirinale il nome di Giorgetti è, in questa fase, tra i più graditi.
In più, e anche questa cosa non piace ai grillini, Giorgetti è uomo di mondo.
Nel senso che, in anni e anni in Parlamento e nel ruolo di presidente della commissione Bilancio, ha stretto relazioni con i salotti della finanza, conosce molti (se non tutti) alla Corte dei conti, alla Consulta, in Confindustria, nel dicastero dell' Economia, perfino a Bruxelles. Relazioni e rapporti che lo rendono ingombrante per i 5Stelle. Ma anche per la Lega che, a ben vedere, non ha poi molti nomi alternativi. Anzi. Di leghisti di peso, a parte la coppia Salvini-Giorgetti, in giro non ce ne sono tanti.
Giancarlo Giorgetti
LA RILUTTANZA
Il diretto interessato però non scalpita. Né scalpitava. Non ha mai mostrato una gran voglia di andare a palazzo Chigi. Chi ci ha parlato, racconta che Giorgetti nelle ore in cui veniva accostato alla casella di palazzo Chigi, ha confidato: «Qui si sta parlando del governo del Paese, sarei davvero in grado di fare il premier?».
Parole che per l' ascoltatore di turno (un esponente dem) sono apparse come la prova «dell' intelligenza del capogruppo leghista». E, soprattutto, «della profonda conoscenza della gravità dei problemi che dovrà affrontare chiunque andrà a guidare palazzo Chigi». Anche per questo Giorgetti, probabilmente, finirà a fare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ruolo chiave in qualsiasi governo.