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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ALLA FACCIA DEL #METOO. IL CINEMA DI ABDELLATIF KECHICHE È SEMPRE MOLESTO SUL CORPO FEMMINILE, SOPRATTUTTO SUI SEDERI DELLE SUE PROTAGONISTE. LO SAPPIAMO. STAVOLTA RITORNA CON TRE ORE COMPOSTE SOPRATTUTTO DI INQUADRATURE NON COSÌ FANTASIOSE SUL CORPO OPULENTO E SUL SEDERE DELLA BELLISSIMA OPHÉLIE BAU CHE BALLA E SI DIMENA


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Mektoub, My Love - Canto 1 di Abdellatif Kechiche

     

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    Alla faccia del #metoo. Il cinema di Abdellatif Kechiche è sempre molesto sul corpo femminile, soprattutto sui sederi delle sue protagoniste. Lo sappiamo. Stavolta ritorna Abdellatif Kechiche con  tre ore composte soprattutto di inquadrature non così fantasiose sul corpo opulento e sul sedere della bellissima Ophélie Bau che balla e si dimena. Tre ore favolose per i suoi fan e molto meno per chi detesta il lato voyeuristico di Kechiche. Insomma, arriva Mektoub, My Love (Canto 1), il suo nuovo film, tratto da un romanzo autobiografico di François Bégaudeau, “La Blessure, la vrai”, e pensato come la prima parte di un trittico dal regista, già visto in anteprima a Venezia e uscito in Francia un paio di mesi fa.

     

    E da subito già divisivo più o meno come tutti i suoi film, soprattutto La vie d’Adèle. E’ una sorta di educazione sentimentale e artistica, ambientata nel 1994, a Séte, nel Sud della Francia, per il protagonista, il giovane Amin, interpretato da Shain Boumedine, che si muove tra un’aspirazione alla purezza letteraria o cinematografica che sia e l’attrazione per la bella Ophélie, cioè Ophélie Bau, la nuova nudissima star lanciata da Kechiche con mutande e calzoncini sempre troppo stretti.

     

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    Ma ci sono anche molte altre belle ragazze che si muovono attorno a Amin e al suo bel cugino Toni, Salim Kechiouche, sciupafemmine che non la smette di imitare la celebre camminata di Aldo Maccione, detta La classe. Nel sud della Francia sono davvero coatti e Aldo è il loro idolo da sempre. Ma Amin, giovane sceneggiatore che vive a Parigi e che è tornato a Séte per passare l’estate con la famiglia in attesa del suo esordio, sembra più interessato a guardarle, a fotografarle tutte queste belle ragazze. Diviso appunto fra una crescita sentimentale o artistica. C’è anche Charlotte, però, che sembra piacergli. Personaggio di bellezza quasi rohmeriana.

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    Ma poi, su tutto e su tutte, trionfa Ophélie, l’amica di infanzia, che balla al palo della lap dance con dei calzoncini troppo stretti che fanno esplodere qualsiasi cosa. Amin è ossessionato da lei, e lo sappiamo fin dall’inizio, strepitoso, dove vediamo che la spia mentre fa l'amore con Toni. E intanto Amin pensa a concentrarsi sulla sua ispirazione. Una fatica… Trionfo di machismo e di sguardi maschili sui corpi femminile, in anni di #metoo diciamo che non è un film per tutti.

     

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    Ma se vi lasciate prendere dalla freschezza dei personaggi, dalla luce del sud della Francia, dalle battute di zio Kaleb, dalle femmine che inseguono maschi infedeli, dai corpi sempre in movimento, dalla impossibilità di fissarli sulla pellicola, dai continui discorsi delle ragazze, e dalla vitalità del montaggio e delle riprese di Kechiche, troverete questo Mektoub, cioè Il destino, abbastanza sorprendente. In sala.

     

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