SAI COSA FACEVA STALIN ALLE DONNE? CLIP DAL FILM DI MAURIZIO LIVERANI
Marco Giusti per Dagospia
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Esce di scena anche Maurizio Liverani, 92 anni, intellettuale dissidente, giornalista, storico e regista di due film che lasciarono il segno “Sai cosa faceva Stalin alle donne?” con Helmut Berger e Silvia Monti, e “Il solco di pesca”, 1976, dedicato al sedere di Gloria Guida.
Si è sentito male mentre passeggiava a Senigallia, dove viveva da qualche anno. Personaggio totalmente contro corrente nell’Italia degli anni ’60, ha sempre saputo come farsi parecchi nemici. Nato a Rovereto nel 1928, nipote di Augusto Liverani, ministro delle comunicazioni della Repubblica di Salò, entra a sedici anni nel Partito Comunista Italiano e nella resistenza nel Corpo Volontari della Libertà.
Finita la guerra, nel 1952, abitando al Lido di Venezia, è da subito spettatore accanito della Mostra del Cinema. Conosce registi e attori, come Jacques Tati, che divenne suo grande amico. Si trasferisce quindi a Roma, dove lo troviamo giornalista a “Paese Sera” e, amico di Palmiro Togliatti, diventa presto capo servizio delle pagine spettacoli e critico ufficiale del giornale.
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Ma su “Lo Specchio” pubblicarono una scheda redatta dalla Direzione Generale del partito dove era bollato già come «tendenzialmente deviazionista». Non allineato, le cose peggiorarono con l'invasione sovietica in Ungheria nel 1956. E lo stesso Pajetta lo rimproverò per i titoli del giornale che non rispecchiavano la linea del partito: «Occupati di cinema… lascia stare l'Ungheria». Liverani si mosse con molta libertà in quel periodo, forte anche delle tante amicizie che aveva al tempo, da Luchino Visconti a Pier Paolo Pasolini.
helmut berger silvia monti sai cosa faceva stalin alle donne?
Nei primi anni ’60 assume come critico un giovane Dario Argento, lavora al Festival di Venezia, anche se in ombra. Nel 1966 lascia il partito e lascia “Paese Sera”. Se Argento diventa regista con “L'uccello dalle piume di cristallo”, Liverani punta a una specie di satira dei cineasti comunisti romani con “Sai cosa faceva Stalin alle donne?”, prodotto da Rizzoli, forte della protezione di Luchino Visconti, che gli offre un protagonista come Helmut Berger e Romolo Valli, che doppierà il non-attore coprotagonista, Benedetto Benedetti, giornalista dell’”Unità”, che si atteggia un po’ a Kim Arcalli un po’ a regista impegnato che sogna Stalin e il partito in mezzo a delle bellissime come Margaret Lee e Silvia Monti, che fa il suo ingresso poco più che ventenne nel mondo del cinema.
SILVIA MONTI - sai cosa faceva stalin alle donne?
Liverani gioca col fuoco, perché al mondo politico e cinematografico del tempo un film così darà soprattutto noia. Perfino Ennio Morricone, che gli scrive le musiche, tenta di togliere il nome dal film. Dirà, ma non per difendersi: «Nel film pensavo solo a divertire, il divertimento è il moralismo più totale e distruttivo, purché coinvolga anche il moralista.
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Se cioè l'autore è in guerra anche con se stesso». Presentato a Venezia nel 1969, è da subito attaccato. Pasolini glielo dice subito: «Te la faranno pagare». Infatti, il film è boicottato da subito, come ricordava lo stesso Liverani, «a Bologna era al secondo posto dei film di Natale del '69, quando i gestori del cinema furono costretti a smontarlo dalla municipalità rossa. Il caso fece così clamore che un'interpellanza dei liberali costrinse le sale a riproiettarlo. Ma a stagione ormai declinante». In realtà circolerà pochissimo.
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Nello stesso periodo dirige una rivista teatrale importante come “Il Dramma”. E si sposta sui giornali di destra come collaboratore. “Tempo illustrato”, “Il Giornale d’Italia”, “Il Borghese”, dove scrive articoli a firma Ivanovic Koba, nome di battaglia di Stalin durante la rivoluzione. Il suo secondo e ultimo film, “Il solco di pesca”, divertente satira della commedia sexy tutta centrata sul sedere di Gloria Guida, uscito nel 1976, non è affatto apprezzato dalla critica, che lo ha ormai bollato.
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Dirà della Guida: «il più bel fondoschiena del cinema italiano e la più brava delle nostre attrici sexy. Le commedie sexy di solito sono volgari, pornografiche, io volevo rivoltare il cinema sexy con la sofisticazione, con le schermaglie amorose tipo dei libertini. Gloria Guida era completamente disinibita, molto spiritosa, molto intelligente, ed è stato un peccato che abbia lasciato il cinema e che il cinema italiano l’abbia mal utilizzata.
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Gloria tendeva ad essere amata dai registi e un giorno si mise a piangere e disse: ‘Non mi sento amata!’. Al che ci fu un'esplosione da parte di tutta la troupe: ‘Ma noi ti amiamo!’». Continuerà a dirigere «Il Dramma» e continuerà a collaborare a vari giornali, «Il Tempo», «L'Avanti!». Seguita a scrivere saggi e articoli, “C’era una volta la Russia”, “Lassù sulle montagne con il principe di Galles ovvero come farsi tanti nemici”, nel 2014.
Figure tra le più anomale del cinema e della critica italiana, Liverani è riuscito fino agli agli ultimi anni a raccontarci un’Italia che non era quella descritta dai giornali ufficiali, e il suo impegno nel cinema italiano non è stato mai abbastanza capito, anche perché è stato facile, una volta diviso dal partito, farne una figura di “deviazionista”. Quando invece la sua posizione era molto più complessa e interessante.
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