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    LA ROMA DEI GIUSTI - ‘I, TONYA’, LA STORIA DELLA CELEBRE PATTINATRICE ACCUSATA DI AVER FATTO SPRANGARE LA SUA ACERRIMA RIVALE: CRAIG GILLESPIE CREA UNA MESSA IN SCENA PIENA DI BRIO E UN GRAN GUSTO NELLA DIREZIONE DEGLI ATTORI, TUTTI ECCELLENTI, A COMINCIARE DA MARGOT ROBBIE, CHE CERCA CON QUESTO FILM UNA CANDIDATURA AGLI OSCAR


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Festa del Cinema di Roma. Ricordate la storia di Tonya Harding, celebre pattinatrice americana che si preparava alle Olimpiadi invernali di Lillehammer, in Norvegia, e che venne accusata di aver fatto sprangare la sua acerrima rivale Nancy Kerrigan il 6 gennaio del 1994? Lo diede davvero Tonya l’ordine? Ecco. La verità, anzi the fucking truth, come dice Margot Robbie che la interpreta in questo ben costruito, divertente e pieno di sorprese I, Tonya, diretto dall’australiano Craig Gillespie e scritto da Steven Rogers, sembrerebbe un po’ diversa e più complessa.

     

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    Anche perché i protagonisti della vicenda brillano un po’ tutti per ignoranza o per stupidità. Ma, anche se, per forza di cose, il film ruota attorno a quella clamorosa azione antisportiva, che non impedì alle due ragazze di andare alle Olimpiadi, ma portò poi all’esclusione di Tonya Harding da qualsiasi gara di pattinaggio, il film sembra più interessato a fare della protagonista una sorta di eroina scorsesiana alla Jake La Motta, in lotta con la famiglia, con il suo ambiente, poverissimo, con i giudici che la vedono troppo rozza e poco vendibile come immagine americana alle Olimpiadi.

     

    Tonya, anche se è l’unica pattinatrice in grado di fare il “triple axel”, non sa presentarsi, perde punti perché manda affanculo i giudici, si mena tutto il tempo con il marito, certo Jeff Gillooly, interpretato da Sebastian Stan, una sorta di nullità che ha l’unico merito di essere stato il primo ad aver trovato carina la ragazza. E per questo lei c’è cascata.

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    Nella prima parte del film domina la scena la figura della mamma, interpretata da una strepitosa Allison Janney, fredda, per nulla comunicativa, sempre con la sigaretta in bocca, che costruisce la figlia come una campionessa del pattinaggio, una Sonja Henie. Il padre, che allena la figlia nella caccia ai conigli, e che le insegna quindi a sparare, se ne va via presto, liquidato dalla moglie.

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    Il quadretto della famigliola di Tonya e dell’uomo che poi sposerà, Jeff, che si trascina un miglior amico mezzo scemo e mitomane, è qualcosa di terrificante. “Uno stupido non dovrebbe mai sposarsi un altro stupido”, sentenzia la madre, facendoci capire che le cose non possono che mettersi male per la figlia.

     

    In qualche modo Tonya viene punita dal mondo dello sport americano perché non si presta a modellare la propria immagine di campionessa secondo dei modelli di normalità, almeno fittizia. Craig Gillespie mette di suo una messa in scena piena di brio e un gran gusto nella direzione degli attori, tutti eccellenti, a cominciare da Margot Robbie, che cerca con questo film una candidatura agli Oscar, ma la vorremmo anche per Allison Janney. Niente male.  

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