Marco Giusti per Dagospia
La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco
Venezia. Pochi dubbi. Il terzo film italiano in concorso, il geniale e bellissimo La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco, accolto stamattina da un trionfo di applausi di critici che di solito dopo dieci giorni di militanza crollano di sonno nelle poltrone, ci ripaga di tanti inutili polpettoni fofiani e non fofiani, portoghesi e cinesi, che abbiamo visto in questo festival un po’ al di sotto delle attese. Portarlo in concorso è stato un atto di coraggio da parte del direttore Alberto Barbera e non possiamo che essergliene grati, perché il cinema di Franco Maresco è da sempre esplosivo, divertente, ma anche duro, cinico e non riconciliato con nulla.
la mafia non e piu quella di una volta di franco maresco
Anche se qui la presenza della celebre fotografa Letizia Battaglia lo addolcisce non poco. Maresco ci offre un ritratto di Palermo e dell’Italia preciso e senza pietà. Un paese terribile e ignorante come quello del Papeete Beach di Milano Marittima, come quello dei porti chiusi e degli insulti razzisti e sessisti via social. Un paese che da una parte celebra come eroi Falcone e Borsellino, ma non sa poi come staccarsi dalla propria omertà, “i palermitani hanno l’omertà nel proprio dna”, ci spiega nel film Ciccio Mira, manager di cantanti neomelodici così imbarazzanti da diventare incredibilmente comici. Ma un paese che non sa nemmeno staccarsi dalla sudditanza a qualsiasi potere, cominciando da quello della mafia, e dalla messa in scena miserabile della retorica antimafiosa.
L’idea di Maresco non è tanto quella di costruire una galleria degli orrori della Palermo degradata e mafiosa, che conosce benissimo, quanto di rovesciarla nella Palermo della cosiddetta “società civile”, la Palermo che ha fatto di Falcone e Borsellino due martiri da santino da esibire durante le feste. In mezzo, tra la Palermo popolare e mafiosa e la Palermo civile, troviamo un personaggio anomalo e forte come Letizia Battaglia, 83 anni, fotografa oggi di fama mondiale proprio per aver raccontato per immagini la Palermo degradata e la Palermo dei morti ammazzati per mafia.
LA MAFIA NON E PIU QUELLA DI UNA VOLTA
E’ lei che, abbiamo detto, deve addolcire la visione cinica, pessimista e beffarda di Maresco, e funzionare da occhio eccellente sul cuore del film. Che è altro. Uno show, come in un musical di Stanely Donen o di Vincente Minnelli. Perché, in occasione proprio dei 25 anni dalla morte dei due magistrati, l’impresario musicale Ciccio Mira e il suo baraccone di mostri della sua tv privata, TSB, si preparano a esibirsi nella piazza dello Zen 2 nello spaventoso spettacolo “Neomelodici per Falcone e Borsellino”.
Tutto rigorosamente vero. E per Maresco è uno spettacolo che vale Sanremo. C’è il grosso cantante Cristian Miscel che giura di essere uscito dal coma grazie alla visione dei due eoi, c’è Ciccio Quattrocchi, cantante e fantasista, c’è uno strampalato socio di Ciccio Mira particolarmente preoccupato della piega che va prendendo lo show, una piega che potrebbe dare noia a qualcuno. “Qua non siamo al Politeama”, ripete. E nessuno dei presenti, pur cantando per ricordare il martirio di Falcone e Borsellino, ha voglia di pronunciare pubblicamente il “no alla mafia” che chiede provocatoriamente Maresco. Tutti si celano dietro un “No comment”, “Non mi interessa”.
Nemmeno se glielo chiedesse la Madonna, Santa Rosalia, Gesù Cristo in persona, Cristian Miscel riuscirebbe a dirlo. Lo show, capolavoro di intelligenza comica di Maresco, è il cuore del film, uno show che si svolge per pochi spettatori che non sembrano particolarmente interessati a Falcone e Borsellino, ma anche sotto lo sguardo del regista e del suo Virgilio, Letizia Battaglia. Nel terzo atto vedremo cosa ne è stato dei nostri personaggi qualche mese dopo, nel 2018 della nuova Italia di Salvini, mentre i giudici si esprimono sulla trattativa Stato-Mafia.
la mafia non e piu quella di una volta di franco maresco
Sofisticato, divertente, con delle trovate fenomenali, come la visita alla statua di Don Pino Puglisi nel quartiere di Brancaccia, una statua che ha il volto identico a quello di Silvio Berlusconi, altre più pericolose, come il raccontino finale sulla famiglia Mattarella, non è il film che un giurato da festival straniero riuscirà facilmente a capire.
E’ difficile anche per i non palermitani seguire bene tutto, ma è un film importante e molto sentito da mostrare nelle scuole. Perché ci insegna realtà, contraddizioni, orrori e pazzie del nostro paese che non abbiamo proprio voglia di sapere. Meglio di qualsiasi dibattito politico, di qualsiasi inchiesta gabanielliana, di qualsiasi prima pagina di giornale e di qualsiasi predica fofiana. E non facciamo polemiche per carità. Subito un premio per Franco Maresco e per Ciccio Mira.