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    GIUSTIZIA PER DESIRÉE - LA PROCURA HA CHIESTO L’ERGASTOLO, CON UN ANNO DI ISOLAMENTO DIURNO, PER I QUATTRO IMMIGRATI AFRICANI ACCUSATI DELL'OMICIDIO DI DESIRÉE MARIOTTINI - LA SEDICENNE DI CISTERNA DI LATINA MORTA LA NOTTE TRA IL 18 E IL 19 OTTOBRE 2018 A SAN LORENZO, A ROMA, ERA STATA STORDITA CON UN COCKTAIL DI DROGHE E POI LASCIATA MORIRE DI OVERDOSE - GLI IMPUTATI SONO ACCUSATI DI OMICIDIO E STUPRO DI GRUPPO


     
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    DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI

    Adelaide Pierucci per “il Messaggero”

     

    Ergastolo, con l'aggiunta di un anno di isolamento diurno. La procura ieri ha chiesto il massimo della pena per i quattro immigrati africani accusati dell'omicidio di Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina morta la notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 nel palazzo del crack di San Lorenzo, un edificio abbandonato in via dei Lucani. Stordita con un mix di droghe e metadone, stuprata e, alla fine, lasciata morire di overdose. La ricostruzione dell'accusa coinvolge tutti gli imputati e non fa sconti.

    DESIREE MARIOTTINI E LA MADRE DESIREE MARIOTTINI E LA MADRE

     

    I quattro componenti del branco, Yusif Salia, Mamadou Gara, Brian Minteh, Chima Alinno, tra i 28 e i 44 anni, secondo i pm Maria Monteleone e Stefano Pizza vanno considerati colpevoli di violenza sessuale di gruppo e omicidio volontario. A partire da Yusif Salia, che avrebbe impedito i soccorsi e che nell'ultima udienza è stato l'unico imputato a rompere il silenzio per raccontare la sua verità: «Ho dato acqua e zucchero a Desirée e si era ripresa. Mi sono tranquillizzato, allora. Io, poi, non ne ho abusato, anzi l'avevo respinta». Per l'accusa solo un cumulo di bugie: «Desirée è stata lasciata morire nel palazzo di via Lucani impedendo agli altri presenti di soccorrerla».

    DESIREE MARIOTTINI DESIREE MARIOTTINI

     

    I quattro uomini avrebbero somministrato alla giovane un mix di metadone, cocaina, eroina, quetiapina, diazepam, oxazepam e nordiazepam. Poi, ne avrebbero abusato, rubandole pure la verginità, come ha ricostruito il medico legale, «trattenendola per le braccia e le gambe» e violentandola anche quando era in stato di incoscienza.

     

    DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI

    «Meglio lei morta che noi in galera», avrebbe detto Salia invece di chiamare un'ambulanza. Al branco sono state contestate le aggravanti di avere ceduto droga e agito «per motivi abbietti e futili», di avere «profittato di circostanze di luogo e di persona tali da ostacolare la difesa», dell'avere agito con crudeltà, in danno di una minore e di avere provocato la sua morte per «conseguire l'impunità nel delitto di violenza sessuale di gruppo». Solo per Gara sono cadute due accuse: quella di aver indotto alla prostituzione Desirée, usando la droga per avere in cambio prestazioni sessuali.

    DESIREE MARIOTTINI DESIREE MARIOTTINI

     

    LA MADRE

    «La mia Desirée mi è stata portata via per sempre - ha pianto la madre in aula - ma queste richieste ci fanno confidare nella giustizia. Mia figlia aveva addirittura vergogna di spogliarsi davanti a me e mia sorella. Me l'hanno strappata in maniera orribile. Dopo le violenze l'hanno rivestita e lasciata morire». «La richiesta dell'ergastolo non allevia il dolore ma ci conforta - ha dichiarato l'avvocato Maria Teresa Ciotti - D'altra parte tutte le prove sia sotto il profilo documentale, testimoniale che di natura tecnico scientifica sono convergenti e unanimi. La circostanza che più addolora è che la ragazza sia stata lasciata in stato comatoso per minimo tre o quattro ore».

    DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI

     

    IL TOSSICOLOGO

    Cruciale, al riguardo, la testimonianza del tossicologo nominato dalla procura: «Ad uccidere Desirée un quantitativo di metadone dieci volte maggiore di quello in grado di causare una overdose. Ma un ricovero con la somministrazione di Narcan l'avrebbe salvata». Le trecce colorate e l'apparecchio ai denti, le stravaganze, lo sguardo dolce e inquieto. Desirée era una ragazzina insicura, ancora in cerca del primo fidanzato. Ugo di Tondo, docente di Anatomia patologica e Dino Tancredi, medico legale, entrambi della Sapienza, davanti alla Corte d'Assise avevano parlato di un «rapporto sessuale violento». Circostanza ribadita dall'accusa: «È stata violentata, rivestita e spostata da una stanza all'altra. Era notte quando una telefonata ha allertato i soccorsi». Ma Desirée era già morta da un pezzo.

     

     

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