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    NON È "LA STAMPA", BELLEZZA - GLI ISRAELIANI SPIAVANO GLI SCEICCHI DEGLI EMIRATI ARABI UNITI CAMUFFATI DA CRONISTI DEL QUOTIDIANO DI TORINO: È LA STORIA TIRATA FUORI DA UN'INCHIESTA AMERICANA - ERANO STATI CREATI FINTI PROFILI SU FACEBOOK DI UNA REPORTER DEL GIORNALE DIRETTO DA MASSIMO GIANNINI E DELLA FOX NEWS: L'OBIETTIVO ERA APPROCCIARE INTERLOCUTORI E CARPIRE INFORMAZIONI CHE SCREDITASSERO LA LEADERSHIP DEL PAESE DEL GOLFO - A SMASCHERARE I CACCIATORI DI SEGRETI REALI È STATA PROPRIO LA PIATTAFORMA SOCIAL...


     
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    Francesco Semprini per "La Stampa"

     

    ras al khaimah ras al khaimah

    Agenti stranieri camuffati da reporter de La Stampa hanno tentato di raccogliere e divulgare informazioni volte a screditare la leadership degli Emirati arabi uniti. È quanto emerge da un'inchiesta del giornale online «Daily Beast» secondo cui l'azione è stata condotta da Bluehawk CI, società di investigazioni private con sede in Israele.

     

    «All'inizio del 2020 individui che si sono spacciati per ricercatrice di Fox News e giornalista del quotidiano italiano La Stampa hanno approcciato due uomini coinvolti in contenziosi contro Ras Al Khaimah, uno dei sette emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti - spiega la testata Usa -. Gli impostori hanno tentato di carpire dai loro interlocutori informazioni circa le azioni legali che li vedono contrapposti alla leadership dell'Emirato».

     

    khater massaad khater massaad

    In un caso hanno agito su Facebook utilizzando nome e foto di utenti reali per creare il profilo fake di «Julia», fantomatica reporter de La Stampa. Con l'obiettivo di approcciare Khater Massaad, cittadino con doppio passaporto svizzero e libanese che ha lavorato come capo del fondo sovrano Rakia sino al 2012.

     

    khater massaad 1 khater massaad 1

    «La scelta della testata - spiegano fonti informate - è legata alla sua assidua copertura delle vicende regionali, sino a quel momento». Nel 2015, i giudici hanno condannato Massaad in contumacia per appropriazione indebita di fondi. Accuse definite dal diretto interessato false e motivate politicamente, perché - sostiene - è considerato oppositore del governo dell'emirato.

     

    emirato di ras al khaimah emirato di ras al khaimah

    «La falsa giornalista italiana si è avvicinata a Massaad tramite un messaggio Facebook chiedendo di discutere il suo rapporto con il governo di Ras Al Khaimah», spiega Daily Beast. Lo scambio tra i due sarebbe stato molto limitato. Massaad insospettito da qualche incertezza dell'interlocutore non ha proseguito il colloquio.

     

    «A quanto pare, ha fatto bene - prosegue il sito Usa -, visto che il curioso giornalista italiano era un agente legato a Bluehawk CI». A smascherare il cacciatore di segreti reali è stato proprio Facebook che ha dimostrato come il falso profilo di cronista de La Stampa fosse stato illecitamente utilizzato dalla società israeliana di business intelligence. Il social ha adottato provvedimenti immediati tra cui la cancellazione dell' utente "fake".

     

    massimo giannini a dogliani massimo giannini a dogliani

    Completa estraneità quindi della testata, come ribadito in una nota del direttore Massimo Giannini. Stesso metodo è stato ha utilizzato con una finta «ricercatrice presso il canale di notizie Fox a New York», interessata a scrivere sui «numerosi casi di immigrazione e detenzione tra i confini degli Emirati e Penisola araba».

     

    foto di oussama el omari foto di oussama el omari

    La fantomatica "Samantha" ha contattato nel febbraio 2020 Oussama El Omari, cittadino americano che aveva lavorato come amministratore delegato della zona di libero scambio di Ras Al Khaimah e ha citato in giudizio l'emirato nel 2016 per un pagamento non corrisposto.

     

    oussama el omari oussama el omari

    La causa è stata archiviata nel 2017. Anche in questo caso è emerso il legame con la società fondata da Guy Klisman, ex ufficiale dell'intelligence militare israeliana. Non è chiaro invece chi potrebbe aver assunto Bluehawk CI e perché. El Omari ha intentato un'azione legale sostenendo che dietro il falso giornalista Fox si celano dipendenti di aziende dell'emirato.

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