Massimo Gramellini per il "Corriere della Sera"
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Che Erdogan fosse Erdogan, lo si sapeva. Adesso sappiamo che anche Michel è Michel. Il despota turco riceve a palazzo i due presidenti d' Europa, Ursula von der Leyen (Commissione) e Charles Michel (Consiglio), ma di sedie per gli ospiti ce n' è una sola. A rigor di cerimoniale spetterebbe a von der Leyen, e non in quanto donna, ma per la maggiore rilevanza politica del suo ruolo. Mentre Erdogan è proprio in quanto donna che intende umiliarla e così invita Michel a occupare la seggiola dorata con i braccioli. Ci sono momenti che definiscono un carattere e un continente.
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Se Michel cedesse il posto alla collega, Erdogan verrebbe retrocesso di colpo a quello che è: un autocrate misogino, convinto che il potere di ricatto che esercita sull' Europa riguardo ai migranti lo autorizzi a infliggerci qualsiasi insolenza. Come europei ne usciremmo ingigantiti nell' autostima. Invece Michel si siede senza fare una piega, con un mix deprimente di inconsapevolezza e paura di sbagliare, lo stesso che ha guidato le istituzioni di Bruxelles nella fallimentare partita dei vaccini.
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Per un attimo spero che von der Leyen schiaffeggi quei due maschi inutilmente alfa, ma è una signora di buone maniere e contiene il suo imbarazzo nei limiti di un suono onomatopeico: «Ehm». Poi, per non peggiorare le cose, accetta di accomodarsi su un sofà laterale. Che rabbia. Ecco, se proprio devo trovare un aspetto positivo in questa vicenda, è la prima volta che mi arrabbio non come italiano, ma come europeo.
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