Ilario Lombardo per “la Stampa”
GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO
Sarà stata scaramanzia o meno, ma Beppe Grillo si era preparato al peggio. Aveva pronti due post per il blog. Uno in caso il Sì avesse prevalso, l'altro per la vittoria del No. «Quello del Sì è più efficace, è bellissimo» scherzava durante il pomeriggio. Alla fine ha pubblicato l'altro. Quello del trionfo.
«Ha vinto la democrazia. La risposta degli italiani è stata netta». La vittoria del No ha tanti padri che vogliono intestarsela, ma se c'è un vincitore nell' allegra e colorata ciurma che ha dato l'assalto a Matteo Renzi, questo è senza dubbio Grillo. Il M5S ha costruito una narrazione opposta a quella del premier e sulla motocicletta di Alessandro Di Battista è partito da lontano, prima di chiunque altro, cavalcando la rivolta di un popolo che ha votato al di là del testo della riforma. Grillo però tira un sospiro di sollievo a metà.
GRILLO DI MAIO DI BATTISTA
La festa è scontata e dovuta, le dichiarazioni entusiastiche, ma il M5S vuole passare all'incasso della «sua» vittoria. Grillo si lascia andare all'euforia e dà l'indirizzo politico immediato ai suoi parlamentari, fissando le prossime tappe. All'addio a Renzi, deve «subito» seguire il voto, come auspicato già dal seggio di Sant'Ilario a Genova: «Qualunque sia il responso, noi siamo decisi ad andare alle elezioni» ha detto il comico, continuando a giocare con l'idea poetica di un possibile fallimento.
Per Grillo, «subito» vuol dire con la legge che c'è già, l'Italicum, sempre criticata come liberticida dal M5S. Ma fa nulla: «Perché questi partiti farebbero di peggio e ci metterebbero anni legittimando l'insediamento di un governo tecnico alla Monti» sostiene Grillo che offre anche una proposta per aggiustare la legge elettorale del Senato, visto che l'Italicum vale solo per la Camera: «Proponiamo di applicare dei correttivi per la governabilità al Consultellum. Ci vogliono cinque giornate di lavoro».
DI MAIO GRILLO FICO
Il M5S deve fare i conti con gli spettri del 2013, quei mesi convulsi quando la tribù grillina vergine di politica fu spiazzata dalla propria inesperienza e inghiottita dai palazzi impiccati a un'inesistente maggioranza. «Non possiamo commettere quegli errori» ragiona Grillo. Anche se Di Battista sembra netto: «Al tavolo con il Pd, Alfano e Verdini non ci sediamo». Il No al referendum però costringe i 5 Stelle proprio a sedersi a trattare e a proporre una formula elettorale che vada al di là del solito Democratellum, sostenuto senza possibilità di negoziazione.
L'Italicum è la legge che con il ballottaggio più li favorirebbe. Il loro è calcolo opportunistico? Anche, ma con pochi margini di successo, perché gli altri partiti non lo vogliono più e perché sul testo pende il ricorso alla Consulta. In questa ottica è importante anche il richiamo, insistito, al ruolo «cruciale» del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il Maalox, ingoiato simbolicamente da Grillo nel 2014, quando i 5 Stelle persero malamente è rimasto nel cassetto.
GRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVA
Grillo si gode la vittoria e si assume nuove responsabilità. «Ci saranno grandi cambiamenti» spiegano dal M5S. La storia ha macinato successi e insuccessi, e Grillo, rimasto da solo alla guida dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, ha imparato la lezione. La nuova fase viene battezzata sempre da Di Battista «Non dite più che siamo l'antipolitica». Il deputato è seduto a Montecitorio con Luigi Di Maio, Danilo Toninelli, la capogruppo alla Camera Giulia Grillo e Vito Crimi. Ripetono quanto Grillo ha appena scritto sul blog. Il M5S mostra il suo volto più governativo.
davide casaleggio
Nessuna fuga in avanti, ma un passo dopo l'altro sulla strada che potrebbe portare a Palazzo Chigi. «In settimana inizieremo a votare online il programma e poi la squadra di governo» spiega Grillo. Il comico non si schioda dalla sua villa a Genova. Sta con i figli ed è in contatto con Davide Casaleggio, l'erede del guru-fondatore, con cui continuerà a tenere in mano lo scrigno del blog.
La Rete tornerà protagonista e sul web verrà scelto il candidato premier. Grillo vorrebbe averlo già a gennaio, ma molto dipenderà dal tavolo sulla legge elettorale. Luigi Di Maio è il più ovvio dei favoriti. Blindato dal leader, salvato dal pantano di Roma e da quelle omissioni sulle indagini dell'assessora Paola Muraro che hanno scatenato il fuoco amico, il vicepresidente della Camera è un passo dietro a Grillo e a Di Battista tra i volti vincitori del referendum. Ma potrebbe essere colui che ne godrà di più i frutti.