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    RENZ-EXIT - DAL VENETO, DALLA SICILIA E DALLA SARDEGNA ARRIVA IL FOGLIO DI VIA AL PREMIER - RISULTATO NEGATIVO ANCHE NELLE GRANDI CITTA’: RESPINTA LA RIFORMA A ROMA, TORINO E A NAPOLI


     
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    Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera

    RENZI REFERENDUM RENZI REFERENDUM

    La partecipazione al voto rappresentava una delle principali incognite del referendum costituzionale, accentuata anche dalla data del voto: non ci sono precedenti di una consultazione di questa portata nel mese di dicembre.

     

    Ebbene, si può osservare che la partecipazione al voto è stata molto superiore alle attese, attestandosi oltre il 68%, un dato di circa 10 punti al di sopra di quello delle Europee del 2014, quando votò il 58,7% degli elettori residenti in Italia.

     

    Basti pensare che già alle 19 l' affluenza risultava superiore a quella definitiva delle europee in ben 7 regioni. E rispetto a due anni fa la partecipazione complessiva è risultata particolarmente elevata soprattutto nel Triveneto e nelle regioni meridionali, in particolare in Sicilia e in Sardegna.

     

    Si tratta di un dato davvero sorprendente soprattutto in considerazione dei temi del referendum e del clima che ha accompagnato la lunghissima campagna. Il livello di conoscenza dei contenuti della riforma da parte dei cittadini risultava piuttosto limitato ed era focalizzato prevalentemente sulla trasformazione del Senato.

     

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    Non va poi dimenticato che per la maggioranza dei cittadini i temi istituzionali risultano ostici e a molti sfuggono le implicazioni della riforma. Dunque non stupisce che alla vigilia della consultazione solamente meno di un italiano su dieci riteneva prioritaria la riforma, considerando ben altri i problemi del Paese: occupazione, crescita economica, tasse, immigrazione.

     

    Quanto al clima che ha caratterizzato la contesa c' è poco da aggiungere a quanto scritto da Pierluigi Battista che sul Corriere si chiedeva se si sia trattato della peggiore campagna mai conosciuta in Italia in epoca repubblicana. Toni esasperati, insulti, accuse. Abbastanza per allontanare gli elettori, soprattutto in un' epoca già di per sé caratterizzata da una grande disaffezione nei confronti della politica, dei partiti e dei leader.

    renzi a piazza del popolo manifestazione pd referendum renzi a piazza del popolo manifestazione pd referendum

     

    Come si spiega allora la mobilitazione degli elettori? Una prima spiegazione potrebbe fare riferimento alla diffusa domanda di cambiamento presente nel Paese. O, meglio, alle due diverse domande di cambiamento che si sono scontrate: la prima riguardante il cambiamento delle istituzioni, la seconda il cambiamento del quadro politico e le dimissioni del governo.

     

    Ma il motivo principale potrebbe risiedere nell' importanza attribuita alla Carta costituzionale dai cittadini, sia da coloro che intendevano modificarla e modernizzarla, sia da coloro che la volevano mantenere immutata. La Costituzione è di tutti, è patrimonio comune.

     

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    L' ampia revisione della Carta prevista dalla riforma, decisamente superiore rispetto a quella delle riforme del 2001 e del 2006, è suonata come una sorta di appello ai cittadini, i quali non volevano essere privati del diritto di esprimersi sulla propria Costituzione. Insomma, nonostante i toni sgangherati di molti dei protagonisti della campagna, il referendum ha rappresentato un momento solenne e molti cittadini hanno voluto far sentire la loro presenza, non sottraendosi alla chiamata.

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